Bad Movie - La Regola del Gioco, di Michael Cuesta
La Regola del Gioco è il Bad Movie della settimana. Jeremy Renner è Gary Webb, giornalista che sfiderà la Cia negli anni '90. Ispirato a una storia vera
Thriller con giornalisti protagonisti. Quanti ne abbiamo visti? Tantissimi. Qualche titolo? Da L'Ultima Minaccia (1952) di Richard Brooks a Quando la Città Dorme (1956) di Fritz Lang arrivando fino a Zodiac (2007) di David Fincher passando per Sbatti il Mostro in Prima Pagina (1973) di Marco Bellocchio, Tutti gli Uomini del Presidente (1976) di Alan J. Pakula, State of Play (2009) di Kevin Macdonald, Veronica Guerin (2003) di Joel Schumacher, Fortapàsc (2009) di Marco Risi e Sotto Tiro (1983; valgono anche i fotoreporter) di Roger Spottiswoode. Quasi sempre il giornalista protagonista di questi racconti è eroico. Un cavaliere senza macchia e senza paura. Cosa caratterizza La Regola del Gioco di Michael Cuesta dentro questa bella e prestigiosa compagnia cinematografica? Il suo protagonista Gary Webb. Forse in lui c'è qualche macchia e sicuramente nella sua testa vivono mille paure. Fu responsabile nel 1996 di un'inchiesta giornalistica così controversa da segnare per sempre la sua breve vita (si suicidò nel 2004 a soli 49 anni). Chiariamoci: il film è molto onesto nel prendere posizione a favore dell'onestà intellettuale e deontologica di Gary. Nella realtà dei fatti il discorso si fa più complesso. Affrontiamolo.
Gary's Webb WebIl nostro giornalista d'assalto finì intrappolato nella stessa ragnatela di cospirazione e sospetti da lui stesso denunciata? Webb ce l'aveva nel sangue: giornalista specializzato in inchieste investigative fin dai tempi della gavetta presso il Kentucky Post. Il film si apre con Gary felicemente in forze come collaboratore esterno del San Jose Mercury News. Lo contatterà la donna di un trafficante di droga (la seconda della settimana dopo la Sofia Vergara di Fuga in Tacchi a Spillo) pronta a passargli dei documenti governativi attraverso i quali lui si fa presto l'idea che la Cia abbia collaborato attivamente negli anni '80 con dei trafficanti di droga nicaraguensi permettendo loro di inondare Los Angeles di cocaina e crack a patto che poi questi stessi signori finanziassero in patria i guerriglieri Contras, strumentali per l'amministrazione Reagan al fine di contrastare il movimento sandinista al potere in Nicaragua dalla fine dei '70 ed uscito vittorioso anche da democratiche elezioni nel 1984. In una prima parte dove il giornalista investigativo sembra il mestiere più facile del mondo Gary viene inondato di informazioni senza che debba fare poi molto. Fiuta il grande scoop: il governo americano ha di fatto permesso negli anni '80 il traffico di droga in Usa? La notizia è giornalisticamente una bomba anche se sono passati 10 anni. Dopo aver parlato con un banchiere svizzero (Hansjorg Baier; nel film, dopo, lo vedremo misteriosamente rapito da qualcuno) e un trafficante di droga che gioca a golf dentro una prigione (Norwin Meneses; nel film, dopo, sentiremo che ha ritrattato tutto), ecco l'uscita in tre parti nell'agosto del 1996 dell'inchiesta per il San Jose Mercury News intitolata Dark Alliances. La rete di Webb sembra aver preso un pesce molto grosso e l'esplosione del web negli Usa non fa che diffondere ancora di più la devastante tesi del giornalista appassionato dei Metallica. Battimani, interesse dei media, prestigiosi premi in vista, comunità afroamericana di Los Angeles pronta a mettere a ferro e fuoco la città. E' il momento più bello del film non perché ci sia un montaggio superomistico (al massimo Cuesta fa vedere Webb andare in moto) ma perché Jeremy Renner, il grande attore che interpreta Webb... improvvisamente si fa piccolo piccolo. C'è qualcosa che non va negli occhi di Gary. La macchina da presa di Cuesta lo aveva inquadrato fino a quel momento come dominatore di vita e frame. Gary adesso sembra abitare il confine del fotogramma, si ripiega su se stesso, assume l'atteggiamento di chi prevede l'arrivo di una tempesta. Lo sguardo della moglie Sue (occhiate premonitrici delle consorti: ci ricordiamo il sospetto negli occhi di Sienna Miller alla fine di American Sniper poco prima di chiudere la porta) si posa su un marito che rimane solo soletto fuori dalla casa delle vacanze ad alimentare un fuoco le cui fiamme sembrano poterlo inghiottite da un momento all'altro.
Cuesta's questDopo lo scoop, il film diventa un interessante dramma lavorativo (quasi tecnico) su quanto un giornalista debba sempre avere l'appoggio del proprio editore per sperare di sopravvivere a un'inchiesta così delicata. Sappiamo da alcuni indizi disseminati precedentemente che Gary è un collaboratore esterno. Dimenticatevi dunque le canoniche inquadrature di lui in maniche di camicia alla scrivania a due passi dall'ufficio del direttore DENTRO il giornale. Webb è FUORI dal giornale. Passano pochissimi giorni dal vespaio provocato dalla serie di articoli Dark Alliances e vedremo scendere in campo contro Gary il Washington Post (shock: la tradizione cinematografica ci ha abituati a vederlo schierato contro il Governo come ci insegna Tutti gli Uomini del Presidente di Pakula), il Los Angeles Times (il San Jose Mercury News è un giornaletto locale rispetto a loro e infatti sono arrabbiatissimi) e il New York Times. Invidia da parte delle grandi testate per l'exploit del Mercury o Gary ha leggermente esagerato nella sua teoria complottista? Il suo scoop non è suffragato da prove concrete? Il punto di vista del film, ripetiamo, è chiaro: Gary ci aveva visto giusto ma il suo esercito era troppo piccolo e disorganizzato per vincere quella guerra. I suoi capi al San Jose Mercury News si spaventano, cominciano a metterlo in discussione e organizzano addirittura un'inchiesta giornalistica parallela per capire se le sue fonti sono a prova di bomba. E se Gary Webb si fosse fatto prendere la mano? Parte la macchina del fango (si tira fuori un suo vecchio tradimento finito tragicamente), si materializzano appostamenti fuori della sua casa (cosa ci fa quell'ombra vicino alla sua macchina?) e si ricevono strane convocazioni della Cia (l'ufficio e la faccia di quegli agenti hanno un che di kafkiano e minaccioso). Il film, purtroppo, si chiude quando ne sarebbe dovuto cominciare un altro. La quest di Cuesta era sovrumana (o non esauribile in 111 minuti) e forse ci voleva più approfondimento in relazione ai risultati della commissione presieduta dal senatore John Kerry (ebbene sì: l'attuale Segretario di Stato arrivò alla conclusione nel 1989, dopo tre anni di indagini, che la Cia non avesse mai avuto responsabilità dirette nel traffico di stupefacenti dal Nicaragua agli Usa) così come appare troppo frettolosa quella didascalia finale sul risultato di un'altra commissione del 1998 (stavolta interna alla Cia da parte dell'ispettore generale Frederick Hitz) che sembra giungere alle stesse conclusioni di Kerry negando qualsiasi "cospirazione" della Cia al fine di promuovere il traffico di stupefacenti negli Usa ammettendo però che l'agenzia di intelligence avesse qualche rapporti privilegiati con alcuni dei trafficanti più autorevoli del Nicaragua.
Il lavoro e la famiglia
Jeremy Renner ormai si sta specializzando nell'interpretare uomini la cui professione è così estrema da metterli spesso in contrasto con il proprio nucleo familiare. Sappiamo che quel geniale artificiere dell'esercito Usa al secolo William James preferisce stare in Iraq che non tra le foglie secche della sua casa nordamericana con moglie bella (Evangeline Lilly) e figlio accanto (The Hurt Locker). Abbiamo visto l'arciere Hakweye portare i colleghi Thor, Captain America, Iron Man, la Vedova Nera e Hulk nella sua dimora nel bosco dove si intrattiene in una chiacchiera con la moglie circa il suo senso di inadeguatezza in seno a un gruppo dove ha la sensazione di ricoprire il ruolo del brutto anatroccolo (Avengers: Age of Ultron). Compattissimo e roccioso appare invece il quadro familiare del politico Carmine Polito (American Hustle; Polito picchierà dentro casa sua in prima persona il traditore Irving Rosenfeld di Christian Bale davanti alla numerosissima famiglia solidale). E qui ne La Regola del Gioco? Il suo Gary Webb appare sempre a rischio alienazione nei confronti di moglie riflessiva (brava Rosemarie DeWitt) e prole sanguigna. A volte avvertiamo dei vuoti come quando si accenna a un principio di divorzio senza arrivare fino in fondo alla questione (in questo modo la moglie viene fatta passare come tutti quelli che abbandonano Gary). La sua inchiesta rischia di farlo impazzire, le stanze si riempiono di grafici appesi al muro (capita anche al Jake Gyllenhaal di Zodiac) e nonostante Gary appaia per tutto il film come un monogamo convinto... c'è sempre il retrogusto amaro di quel tradimento a Cleveland da associare allo scandalo Clinton-Lewinsky al centro dei media pochi anni dopo l'uscita su stampa, e web, di Dark Alliances. Riuscirà a stare unita questa famiglia? Difficile dirlo per via di un finale gelido dove il povero Gary confonde la realtà con il sogno e moglie e figli sembrano stargli vicino a una cerimonia di premiazione giornalistica come se il loro fosse un atto più istituzionale che affettivo. Il giornalista coraggioso rimarrà solo come un cane? Il fascino di questa pellicola risiede nella schiettezza con cui la produzione prende le difese del reporter baffuto. E anche per un secondo motivo: anche i più scettici circa l'operato di Gary Webb avranno grazie a questo film la voglia di indagare di più su una vicenda complessa ed affascinante. Non è affatto un risultato da poco per il quinto lungometraggio del regista 52enne newyorchese Michael Cuesta.