Bad School - Hollywood, Vermont, di David Mamet
Il Bad School della settimana è Hollywood, Vermont di David Mamet, commedia corale sull'incontro tra la cinica Hollywood e una graziosa città dell'Est Usa
Prima che lo sceneggiatore snob Keith Michaels (Hugh Grant) arrivasse con la puzza sotto il naso nella piovosa Binghamton nello stato di New York per essere stimolato a riscrivere una nuova versione della sua vita dalla matura studentessa delle sue lezioni di scrittura creativa Holly Carpenter (Marisa Tomei) in Professore per Amore, un altro sceneggiatore arrivò dall'Ovest all'Est per essere investito dalla supposta innocenza della "small town" americana lontana dalle luci di Hollywood ed uscita dalle vignette gentili di Norman Rockwell. Ci riferiamo al Joseph Turner Right del compianto Philip Seymour Hoffman protagonista di Hollywood, Vermont (2000) di David Mamet, commedia supercorale diretta dal grande sceneggiatore de Gli Intoccabili (1987) di Brian De Palma due volte nominato all'Oscar per Il Verdetto (1982) e Sesso & Potere (1998). Certo, nel film di Marc Lawrence Hugh Grant è da solo contro tutti. La pellicola è quello che in gergo si definisce "veicolo". Nell'esaltante commedia molto più acida di quello che sembra firmata Mamet, invece, la coralità la fa da padrona con due mondi che si scontrano: quello cinico e doppiogiochista di Hollywood (in grado di mettere in scena un vero e proprio processo finto come sarebbe potuto succedere ne La Stangata) e quello addormentato e sereno di Waterford, Vermont, anche se in realtà la produzione ha girato in quattro cittadine del Massachussetts come Manchester-by-the-sea, Beverly, Dedham e Waltham. Da una parte la troupe del film in costume Il Vecchio Mulino capitanata dal regista tuttofare interpretato da William H. Macy in un omaggio più prosaico al François Truffaut di Effetto Notte (1973). Dall'altra parte sindaco, poliziotti, politici locali invidiosi, ragazze invaghite di star e una libraia molto in gamba di nome Ann (Rebecca Pidgeon, moglie e musa di Mamet) leader del gruppo amatoriale che fa teatro ogni sera. In mezzo c'è lui.
Joe, lo sceneggiatoreJoe è doppiamente pesce fuor d'acqua. Estraneo al mondo di Hollywood (viene dal teatro come Mamet, premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross quando aveva solo 37 anni) ed estraneo alla quotidianità di Waterford (che carina la scena in cui quasi si commuove sedendosi sul dondolo della veranda di Ann con lei che lo guarda come fosse un matto), avrà la missione impossibile di riscrivere gran parte della sceneggiatura (a Waterford manca un mulino anche se il film si intitola Il Vecchio Mulino), adattarsi al carattere volatile delle due star, ricostruire una scena in cui la diva del film NON vuol più mostrare in camera il suo seno, conquistare il cuore dell'articolata e intelligente Ann senza dimenticare di... mentire davanti a un giudice. Senza sapere che è quello finto.
Hollywood CriminaleSi può ridere quanto si vuole e si può trovare il giro di valzer di attori formidabile. Possiamo anche credere all'happy ending metacinematografico (sia il film Il Vecchio Mulino che Hollywood, Vermont si chiudono in modo idilliaco) ma Mamet è così sottile da inserire un sottofondo di prevaricazione e violenza da parte della comunità hollywoodiana nei confronti dei gentili e semplici abitanti di Waterford che non può non lasciare l'amaro in bocca se ci si pensa giusto un po'. Ma il regista e sceneggiatore è anche così colto, intelligente e saggio da suggerirci esplicitamente che Waterford... un po' se l'è cercata. Sei ammaliato da Hollywood? Ti sembra di toccare il cielo con un dito se incontri le star? Beh... allora sei complice del grande inganno e non ti lamentare se Hollywood se ne approfitterà. In dettaglio: un direttore della fotografia di chiare origini italiane distruggerà di nascosto la vetrata della stazione dei pompieri della cittadina per permettere al regista un difficile movimento di macchina (Ann aveva spiegato a Joe in precedenza che la vetrata era l'unico reale monumento di valore storico in città), la star del film Bob Berrenger si intratterrà con una minorenne avendo anche un incidente stradale in sua compagnia (a Bob piacciono le ragazzine; ecco perché la troupe è stata cacciata dalla precedente location in New Hampshire per approdare in Vermont), un giudice falso verrà utilizzato al posto di quello vero, dei soldi (800 mila dollari) piovuti non si sa dove verranno consegnati al politico locale rampante per chiudere un occhio sulle debolezze sessuali di Berrenger. Il politico rampante locale... indovinate chi è?
Agente Coulson
L'attore e regista Clark Gregg ci regala in questo gioiellino di Mamet una grande prova. A otto anni dal suo esordio in Iron Man dentro il MCU nei panni del mitico Agente Coulson dello S.H.I.E.L.D. eccolo interpretare con rabbia e frustrazione l'antipatico, ma anche umano, Doug Mackenzie, ex fidanzato di Ann scaricato da lei per Joe lo sceneggiatore e per questo pronto a farla pagare a quel "mondo" di Hollywood arrivato a farla da padrone nella sua Waterford. Peccato che anche lui sia corruttibile. Come tutti. Il film può sembrare, ripetiamo, a lieto fine ma in realtà non lo è. Mamet è un maestro del noir e il suo humour ebraico è parecchio crudele. Tutti hanno mentito, tutti hanno venduto l'anima al diavolo, tutti preferiscono la finzione alla realtà, tutti vogliono trovarsi dentro un sogno hollywoodiano. Quando il film di Mamet finisce, cominciano le riprese de Il Vecchio Mulino ed è lampante come le facce di tutti durante quei ciak siano di beata soddisfazione. I personaggi che meglio sembrano capire e rappresentare tutto ciò sono la coppia Marty Rossen (produttore che può minacciarti di morte e regalarti un sigaro nella stessa frase) e Walt Price (il regista disposto a tutto pur di vedere il suo film realizzato). I due insieme sono diabolici. Terminiamo con il meraviglioso e profondissimo cast.
Coralità
Raramente vediamo arrivare da Hollywood film corali. Da quando il maestro Robert Altman se ne è andato, è ancora più difficile. Rimane, grazie al cielo, il suo pupillo e allievo Paul Thomas Anderson. Nel 2000 David Mamet realizzò un mezzo miracolo. Con Hollywood, Vermont mise insieme un cast straordinario: William H. Macy (il regista mellifluo), Alec Baldwin (la star con l'hobby delle ragazzine), Sarah Jessica Parker (la star che non vuol far vedere le tette ma che è disposta ad andare a letto con Joe solo perché lui l'ha chiamata "lady"), Rebecca Pidgeon (Ann), Julia Styles (la ragazzotta locale passiva-aggressiva sedotta-seduttrice da-di Barringer; fantastica), Clark Gregg (Doug McKenzie), David Paymer (il produttore senza scrupoli che chiede 1 milione di dollari cash senza voler sapere da dove arrivino; vorrebbe anche inserire un product placement sui computer in un film ambientato nel 1895), Charles Durning (il sindaco di Waterford). C'è anche un giovanissimo John Krasinski che vediamo scendere dal treno con le sue orecchione a sventola come assistente non accreditato di un giudice. Quello vero.