Bad School - Poltergeist, di Tobe Hooper
Alla Bad School questa settimana si studia l'originale Poltergeist del 1982 partorito dalla mente brillante di Steven Spielberg. Era un grandissimo film
Due Poltergeist, due famiglie, due epoche, due genitori. La pellicola diretta nel 1982 da Tobe Hooper, meticolosamente preparata in soggetto (da solo), sceneggiatura e supervisionata produttivamente da Steven Spielberg (era anche presente ogni giorno sul set), ci presenta un paradiso artificiale per la middle class (la cittadina californiana Cuesta Verde), dei fantasmi scherzosi ma pericolosi come i Gremlins e una famiglia composta da padre Steve, madre Diane (31 anni), figli Dana (16 anni), Robbie (8) e Carol Ann (5).
Meet The FreelingI Freeling sono due trentenni scatenati (lui deve essere leggermente più grande di lei), i quali chissà cosa hanno combinato nei '70. Lei fuma marijuana prima di dormire, spia con divertimento le prime interazioni sessuali della figlia sedicenne con due omaccioni (uno è il Sonny Landham di Predator!), prende in giro un operaio famelico (lo chiama Bluto citando Animal House) ed è sostanzialmente una giovane donna che prende la vita, il matrimonio e i figli con divertimento, sensualità e un pizzico di spiritata positività. La sua vivacità non è segno di irresponsabilità (se il figlio scala un albero altissimo, gli comunica con calma di scendere giù senza agitarsi) ma di autonomia e forza. Fantastica JoBeth Williams nella parte prima di essere la moglie insoddisfatta de Il Grande Freddo (1983). Qui è soddisfattissima. E il papà? Leggerà anche un libro su Ronald Reagan prima di dormire (mentre la moglie si fa uno spinello) e, come lei stessa ricorda, non la pensa più come lei dal punto di vista politico ma... è un irresistibile mattacchione pure lui. Non c'è niente da fare: i Freeling sono dei genitori anni '80. Esuberanti, divertiti dalla vita e ottimisti. Spielberg in loro fonde la contestazione sociale dei '60-'70 con il nuovo ottimismo reaganiano. Se Steve e Diane si amano... gli Stati Uniti possono uscire dai cupi anni '70 uniti tra democratici e repubblicani anche se qualche spettro di quell'epoca... potrebbe fargliela sudare assai. Lei è una liberal fricchettona e lui, ormai, un distinto conservatore. Ma come sono bravi in sceneggiatura Spielberg/Grais/Victor, e sul set gli attori, a rappresentare una coppia di marito & moglie unita nello scherzo e gioia di stare insieme. Lo Steve di Craig T. Nelson, questa settimana al cinema in Duri Si Diventa accanto a Will Ferrell, è un agente immobiliare instancabile ed esperto (guardate quanto è bravo a lavorarsi due clienti senza sembrare assolutamente rapace), il quale sarà in grado di anteporre l'etica ("E' un sacrilegio") al mero profitto quando verrà a sapere che i nordamericani di Cuesta Verde dormono placidamente sui cadaveri di concittadini morti e sepolti. Con dei genitori così simpatici è chiaro che anche i figli risultano briosi. Dall'adolescente dolcemente ribelle Dana alla biondina arguta Carole Ann a quel fifone di Robbie (il quale vive circondato dal merchandise di Guerre Stellari). Bastano i primi 20 minuti di Poltergeist per sapere che se qualcosa mai dovesse succedere a questa famiglia umana, credibile e terribilmente simpatica... per noi spettatori potrebbe essere una catastrofe. Invece nel remake...
2015
Purtroppo nel 2015 la musica cambia del tutto: i Freeling diventano Bowen e gli esplosivi Nelson/Williams si trasformano nei moscissimi Rockwell/DeWitt. Immediatamente si ricorda allo spettatore che avere figli nel 2015 per dei trentenni è un incubo di tristezza, pessimismo e pesantezza d'animo. Lui ha perso il lavoro, mentre lei è una scrittrice frustrata (la donna è una creativa che non produce come in Insidious). Non vivono già in quella casa ma si sono appena trasferiti con sommo rincrescimento. Subito ci si presenta una coppia più di là che di qua, senza un dollaro in banca e con Rockwell animato da un'insana voglia di scherzare che lo fa sembrare un clown spaventoso (più di quello del figlio), iperdepresso e anche un po' idiota (parla sempre con la bocca piena quando mangia). La DeWitt, convincente come moglie del giornalista investigativo Gary Webb ne La Regola del Gioco, interpreta il ruolo della consorte-che-vorresti-tradire-senza-sentirti-minimamente-in-colpa e madre con una nuvola di pioggia sopra la testa. Che allegria. Il regista Gil Kenan (un tempo wonderkid con l'esordio cartoon al computer Monster House) prova a convincerci che ci sia almeno un po' di tensione sessuale tra Eric (Rockwell) e Amy (DeWitt). Ma quanto sembra finta quella scena in cui i due sembrano voler far l'amore? Da genitori così spompati escono fuori dei figli giustamente disturbati e antipatici: l'adolescente Kendra è insopportabile, il piccolo Griffin catatonico nelle espressioni (è lo stesso Kyle Catlett già poco convincente ne Lo Straordinario Viaggio di T.S. Spivet di Jeunet) e la piccolissima Madison risulta senza infamia e senza lode. Se succedesse una terribile tragedia ai Bowen davanti ai nostri occhi... probabilmente tireremmo dritti senza pensarci più di tanto.Intelligenza vs Banalità
Il film del 1982 è pieno di televisori sempre accesi che trasmettono immagini di una nazione vincente dal punto di vista storico-politico. C'è la patria, l'inno, Iwo Jima, Abraham Lincoln, la Casa Bianca e pure Spencer Tracy che in Joe il Pilota (1943) scopre di essere morto e la prende con filosofia. Tracy in quel film è un soldato della II Guerra Mondiale. Questa è l'immagine che gli Stati Uniti vogliono farti arrivare a casetta ogni santo giorno. Peccato che sotto sotto, o meglio sottoterra, ci siano invece dei morti molto più incavolati di Joe il Pilota e che, assai ironicamente, decideranno di comunicare con la piccola Carol Anne attraverso quello stesso tubo catodico usato per fare propaganda governativa. I poltergeist invece useranno la tv quando il segnale non arriva e sullo schermo compare la famosa sabbia. Come dire: quando la televisione smette di farci il lavaggio del cervello proponendoci una storia nordamericana fatta di Spencer Tracy morti con il sorriso... scopriremo che come nordamericani viviamo su un cumulo di cadaveri che non l'hanno presa benissimo all'epoca e che continuano ad avere il mal di testa pure nel 1982. Qualsiasi riferimento al genocidio degli indiani d'America... non ci sembra puramente casuale. L'originale ci propone anche delle dinamiche quasi melodrammatiche tra i morti. C'è la Bestia (diciamo il Re di quel regno di deceduti) che vuole stretta a sé Carol Anne per continuare a dominare i sottoposti spettri. Quando i compagni di morte fisica lasceranno la Bestia sola soletta in quella zona intermedia per via dello showdown finale... quel ragazzone si sentirà così solo da incavolarsi... proprio come una bestia. E nel remake? Il remake possiede queste sottigliezze per quanto riguarda il mondo dei vivi e il mondo dei morti? Niente di niente di niente di niente. Nessun discorso, nessuna motivazione subliminale degli spettri, nessun punto di vista sociale. I fantasmi si sono appassionati a Madison per via della sua purezza, i ghostbuster che intervengono sembrano degli scolaretti (per fortuna che Jared Harris inserirà un tocco alla Quint de Lo Squalo citando la famosa scena delle ferite del corpo ognuna con la propria storia e origine avventurosa) mentre Sam Rockwell... fa sempre il padre imbecille.
Medium
Il medium televisivo? La sabbia di pixel di Hooper/Spielberg è più classica e terrificante rispetto a questo miscuglio di interferenze dove il tuo occhio è così impegnato a esplorare il patchwork scomposto di pixel (ma assai più figurativo rispetto alla perfetta astrazione della sabbia originale) da non sentire a livello uditivo la profonda angoscia di una voce di bimba che ti chiama da dietro lo schermo. E' stato un errore creare una sabbia così impegnativa nella decodifica a livello visivo senza poi, allora, puntare a creare degli spunti narrativi o un senso figurativo più funzionale (qualche mano in più non basta).
Altro scontro di medium: meglio Zelda Rubinstein del 1982 o Jared Harris del 2015?
La Rubinstein è geniale perché è minuscola e sembra Truman Capote. Veramente inattesa la sua presenza ed esilarante la sua entrata in scena a casa Freeling.
Harris? Per l'amor del cielo: il grande Moriarty di Sherlock Holmes - Gioco di Ombre (2011) ci permette quantomeno di svegliarci e trovare un minimo senso nella visione di questo remake ma alla sesta battuta fuori luogo di seguito... questo clone del Quint de Lo Squalo con un pizzico del Peter Vincent di Ammazzavampiri... risulta stucchevole.
Ultimo medium: meglio la Carol Ann di Heather O'Rourke o la Madison di Kennedi Clements come bambina ponte tra il mondo dei vivi e quello dei morti?
Ci sembra che la differenza tra le due piccole attrici (la O'Rourke morì giovanissima nel 1988) sia la differenza tra l'originale e questo fiacco remake.
La bionda Carol Ann è imprevedibile, spiritosa ed eccitata.
La bruna Madison è insulsa, depressa e tediosa.
Soprattutto quando pronunciano... una certa battuta.