Ciao Virna Lisi: con quella bocca potevi dire quello che volevi

Ci ha lasciato Virna Lisi. La bocca della verità, prima sex symbol da esportazione e poi cattivissima Caterina De Medici premiata a Cannes e con il César

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Se ne è andata a 78 anni poco dopo aver ferocemente attaccato il film italiano che aveva vinto l'Oscar scimmiottando quel cinema anni '60 dentro cui lei era nata. Virna Lisi ci lascia da anticonformista. Come è sempre stata.
Per noi ragazzi degli anni '80 divoratori di televisione Virna Lisi era una cosa sola: Come uccidere vostra moglie (1965) di Richard Quine.

Era un film adorabile con Jack Lemmon che vedevamo e rivedevamo sulla Rai in cui lui sposava ubriaco la Lisi (lei era greca nell'edizione italiana ma italiana in quella originale) dopo che lei era uscita da una torta e poi pensava di ucciderla per tornare lo scapolo ricco e impenitente che era sempre stato fino a quel momento.

Un tormento molto maschile che trasformava il film in una graziosa sarabanda dove Lemmon ce la metteva tutta a farla fuori. Ma... come si poteva uccidere Virna Lisi?

Chi si sarebbe mai permesso di fare fuori quella biondona così dolce e sexy per via di quel neo in basso a destra della bocca? E infatti Lemmon capitolava e alla fine del film capiva che era stato veramente un grande colpo di fortuna che quella bomba fosse uscita dalla torta.

Quel film era il film della fase americana ovvero quella che capitava ad Anna Magnani, Sophia Loren e Gina Lollobrigida quando eravamo in grado di creare sex symbol da esportazione e l'Italia era al centro del mondo in fatto di sensualità, stile e provocazione.

La Lisi veniva dal successo di Romolo e Remo (1961) di Sergio Corbucci dove già il sorriso che la sua altera Julia regala al Romolo di Steve Reeves a inizio film è... semplicemente irresistibile. E altamente erotico. Capiamo bene Nino Manfredi nell'episodio di Dino Risi de Le bambole (1965) quando, nel ruolo del marito coatto, vorrebbe sempre fare l'amore con lei anche se a lei andrebbe, ogni tanto, di discutere dell'ultimo romanzo di Carlo Emilio Gadda.

E' chiaro comunque che Virna Lisi, con tutto il rispetto per il film di Quine, il peplum di Corbucci e l'episodio di Risi, non può essere certo relegata solo a quei ruoli di pin up.
Una delle sue prove più belle è in Signore & signori (1966) di Pietro Germi, ritratto spietato della borghesia veneta del boom che portò a casa la Palma d'Oro a Cannes quando il premio si chiamava Gran Prix. Lei era Milena, una timida single conquistata dall'uomo sposato Gastone Moschin purtroppo con effetti nefasti sul futuro della loro relazione. Possedeva una folta capigliatura bruna in quel film.
In seguito avrebbe comunque proseguito sulla linea della provocazione dallo scherzoso Arabella (1967) all'intenso La cicala (1980) di Alberto Lattuada per cui vince il suo primo David di Donatello. E' l'inizio della nuova fase, quella della maturità che la vedrà assumere un ruolo quasi alla Mrs. Robinson de Il laureato con Sapore di mare (1983) di Carlo Vanzina, dove sembra provarci gusto a far finta di sedurre il giovane Gianni Ansaldi. Vincerà il David come Miglior Attrice Non Protagonista.

Dopo i due David ravvicinati comincia a sentire anche lei la crisi del cinema italiano degli anni '80, contrassegnati nella sua filmografia da sempre più fiction televisive e chiusi con un grande vecchio come Luigi Comencini e il suo Buon Natale... buon anno (1989).

La Lisi degli anni '90 si ritira praticamente dalla settima arte divertendosi però ad essere spietata e cattiva con un nuovo grande successo come La regina Margot (1994) dove è una Caterina De Medici da premiare in Francia sia a quel Festival di Cannes che non si è dimenticato di lei dai tempi di Signore & signori sia al César dove ottiene il premio per Miglior Attrice Non Protagonista.
La nostalgia chiama e vicino a sempre più numerose fiction tv, la grande signora di Ancona ama associarsi al cinema solo a Cristina Comencini, figlia di Luigi. Come se si fidasse solo di chi nel nome possegga ancora la traccia di un ricordo del nostro grande cinema.

Un'ultima curiosità: fu testimonial per un noto dentifricio e in quei caroselli i tormentoni erano: "Virna Lisi: la bocca della verità" e "Con quella bocca può dire quello che vuole".

E' vero. Poteva dire quello che voleva e l'ha fatto fino alla fine dei suoi giorni. Anche che La grande bellezza, parole sue, fosse: "orrendo".

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