Phoenix Wright: Ace Attorney, la prima immagine del nuovo film di Takashi Miike
Ecco Hiroki Narimiya nei panni dell'avvocato Phoenix Wright dall'omonimo film di Takashi Miike, tratto dalle popolari avventure grafiche Capcom...
Obiezione! La posa di Hiroki Narimiya nella prima immagine ufficiale del film di Phoenix Wright: Ace Attorney (Gyakuten Saiban Yomigaeru Gyakuten) diretto da Takashi Miike è quella tipica del celeberrimo avvocato delle avventure grafiche a sfondo legale sviluppate dalla software house giapponese Capcom per il Game Boy Advance e il Nintendo Ds.
La pellicola, girata vicino a Kyoto e in uscita il prossimo anno in Giappone, viene descritta dal regista come una commedia dai toni leggeri e a giudicare dalla somiglianza fra l'attore e la sua controparte digitale non risulta difficile credergli.Trovate la foto qua sotto:
I primi tre capitoli della saga di Phoenix Wright sono stati sviluppati da Capcom fra il 2001 e il 2004 per il Game Boy Advance della Nintendo e sono stati pubblicati, originariamente, nel solo Giappone; con l'uscita del Nintendo Ds sono stati localizzati in inglese e convertiti per la console tattile del colosso di Kyoto riscuotendo un inaspettato successo anche negli Stati Uniti e in Europa. Ad oggi, il franchise ha venduto un totale di 4.1 milioni di copie.Ecco un estratto da Wikipedia incentrato sulla descrizione delle modalità di gioco del titolo:
Oltre ad essere presente in tribunale, il personaggio giocante potrà spostarsi durante la fase dell'investigazione in varie località, tra cui la scena del crimine, lo studio legale, il carcere e la stazione di polizia. Tramite i dialoghi ed interagendo con l'ambiente è possibile raccogliere prove e testimonianze che serviranno durante il processo. Il gioco è ispirato al sistema legale americano in cui è possibile per la difesa sostenere un contro-interrogatorio del testimone presentato dal procuratore. Incalzandoli è possibile far emergere le contraddizioni e ricostruire la verità. Prove non pertinenti ed accuse infondate, però, faranno perdere credibilità alla nostra tesi, spingendo il giudice a dichiarare colpevole il cliente e, quindi, portando al game over.