Anita je t'aime, la recensione
Greta Xella reinventa e integra la figura storica di Anita Garibaldi con Anita je t'aime
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
L'eroina di Anita Je t'aime è la compagna di Garibaldi, come quella vera è anche lei una rivoluzionaria, ma non morirà a ventisette anni e non sarà costantemente al seguito del combattivo marito. Parte, invece, per un'avventura tutta sua, che da Giuseppe la terrà lontana anni, trasformando la sua in una storia d'amore contrastata dalle circostanze e da altri uomini non proprio ben intenzionati.
Il suo partire la trasforma in quel che forse avrebbe sempre dovuto essere Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, ovvero un'avventuriera brasiliana con una vita da romanzo, fatta di passioni e sventure, di atti di coraggio e di lotta contro la natura e la politica, contro gli uomini e le idee. Un personaggio degno di Garibaldi e delle sue imprese in giro per il mondo. E il mondo lo gira eccome, Anita. Dal suo Brasile passa in Europa, dove conosce Bakunin in maniera piuttosto curiosa. A Londra vivrà con un Karl Marx più sentimentale del previsto, per poi partecipare a battaglie in Francia a difesa della terza repubblica e, quindi, arriverà in Italia, alla ricerca del suo amore considerato perduto.Con il suo stile cartoonesco e molto espressivo, Greta Xella in qualche modo decide di fare giustizia ad Anita e al suo personaggio, completando quel che avrebbe potuto essere e non poté a causa di una morte precoce. Una donna forte e indipendente, padrona del proprio destino e dei propri ideali, disposta per fede e per amore ad affrontare qualunque cosa. Anita je t'Aime diventa una piccola collezione di episodi in cui la protagonista mette in luce la sua forza e la sua passione, sempre pronta a partire, ad accettare una sfida, a mettere da parte una sicurezza in cambio della ricerca di quello che desidera o che ritiene giusto.

Non è privo di confusione e ingenuità, questo fumetto dalla lettura rapida e divertente, ma la figura dell'eroina risalta con decisione e conquista senza troppo sforzo. Lo stile della Xella, che pure la tratteggia senza approfondire troppo il personaggio, lasciando che si racconti praticamente da solo e dando conto delle ragioni del suo agire soltanto nelle brevi introduzioni ai capitoli, la rende accessibile e immediata. E il lettore non può che fare il tifo per lei, personaggio reale reso leggendario, come le figure dei feuilletton dell'Ottocento, come uno dei Tre Moschettieri o Edmond Dantès.
Greta Xella è brava, d'impatto soprattutto nella costruzione delle sue pagine. Non ha paura di essere sentimentale e mette in mostra la sua voglia di mitizzare il personaggio con alcune scelte narrative che la mettono in situazioni volutamente anacronistiche, così da sottolinearne la forza dirompente; inoltre, dà vita a una serie di belle splash page che riescono bene a comunicare le emozioni dei personaggi rimanendo in qualche modo narrative nella loro composizione: una soluzione interessante e tipica del Fumetto per ragazzi. Non fatichiamo a pensare che l'autrice vorrebbe che tanti adolescenti e giovani d'oggi avessero in mano questa sua dichiarazione d'amore per Anita Garibaldi, eroina in vita, la cui parabola fu interrotta troppo presto. Per fortuna, c'è la fantasia, a volte, a riempire i buchi della storia.
Un difetto? Più d'uno. Non solo Anita non è realmente spiegata dall'autrice, ma anche tutti gli altri personaggi, con il risultato che la protagonista ha il tempo di emergere dalle pagine, ma gli altri molto meno, risultando così piuttosto bidimensionali. Il che non aiuta la trama, vorticosa nel seguire le gesta di Anita, ma non proprio solida nel dar conto delle ragioni di svolte e comportamenti. Il fumetto funziona quindi molto meglio come ritratto immaginario e ideale che come narrazione.
La giovane Greta Xella avrà modo di crescere come sceneggiatrice, ne siamo certi. Il margine di miglioramento c'è.