Dottor Strange & Dottor Destino: Trionfo e Tormento, la recensione

Il Maestro delle Arti Mistiche e lo spietato monarca di Latveria in un classico firmato Stern e Mignola, Dottor Strange & Dottor Destino: Trionfo e Tormento

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Tra le molte meraviglie che le nuove Secret Wars ci stanno rivelando, ce n’è una che ai lettori dell’ultim’ora potrebbe apparire quanto meno sconcertante: il fatto che i presupposti dell’evento e la creazione dello stesso Battleworld siano frutto degli sforzi congiunti di due personaggi diversissimi e apparentemente inconciliabili tra loro, Stephen Strange e Victor Von Doom, che rispondono sul campo di battaglia ai nomi di Dottor Strange e Dottor Destino.

Ma Jonathan Hickman sa il fatto suo, e ricorda che i due condividono una storia - e che storia - passata, una storia che non a caso Panini Comics ripropone ora, alla vigilia della “ristrutturazione cosmica” in cui i due dottori si cimenteranno. Correva l’anno 1989 e toccò al team creativo di Roger Stern, Mike Mignola e Mark Badger scrivere il capitolo conclusivo di una sottotrama che perseverava da anni nell’Universo Marvel: la lotta di Destino per salvare l’anima della madre, intrappolata agli inferi a seguito di un empio patto con Mefisto, il diavolo per eccellenza del Marvel Universe.

Il progetto prese forma nella graphic novel di cui parliamo e Stern, per offrire al monarca Latveriano quella possibilità di vittoria che fino ad ora gli era stata negata, affianca a Von Doom il Maestro delle Arti Mistiche per eccellenza, quello Stephen Strange che presto vedremo approdare finalmente sul grande schermo col volto di Benedict Cumberbatch.

Iniziamo subito col dire che Trionfo e Tormento è una storia molto particolare, sotto certi aspetti perfino lineare, e almeno nelle premesse rasenta a volte l’ingenuità. Destino e Strange si incontrano a una sorta di raduno mistico (la presenza di Strange è scontata... di Destino invece si tende spesso a dimenticare che oltre a un genio tecnologico è anche uno stregone di tutto rispetto), dove viene indetta una “gara” tra i principali incantatori della Terra. Strange trionfa senza troppe difficoltà, solo per scoprire che il “premio” è un desiderio che il vincitore dovrà esaudire nei confronti del secondo arrivato, che è appunto Destino. Il monarca di Latveria decide quindi di reclamare Strange come alleato nell’imminente lotta per strappare l’anima della madre alle grinfie del diavolo, e da qui prende il via la vicenda vera e propria.

Abbiamo deciso di togliere di mezzo l’incipt della storia perché a tutti gli effetti è l’anello più debole, poco più di un pretesto, anche piuttosto forzato, per costringere i due a stipulare la loro alleanza: la gara tra incantatori, indetta senza troppi motivi o spiegazioni, e le cui regole e assegnazione dei premi sfiorano il bizzarro, figurerebbe meglio in un film di Harry Potter che non in una graphic novel dalle ambizioni oscure ed epiche come questa. Ma va anche riconosciuto che è forse l’unica pecca rilevante che è possibile attribuire alla storia.

Una volta poste le premesse ed entrati nel vivo della vicenda, diventa presto evidente che Trionfo e Tormento è destinato ad affermarsi come un classico. La linearità della storia, vale a dire la discesa agli inferi dell’eroe e dell’anti-eroe per salvare un’anima dannata, ha il sapore della leggenda e la scelta di Stern di rendere l’Inferno di Mefisto un luogo di tortura mentale e psicologica anziché il classico girone con lava, demoni e strumenti di tortura (ci sono anche quelli, ma è pura... “scenografia”!) offre lo spunto perfetto per esplorare e sviscerare l’animo dei due protagonisti in modo molto diretto, ma non per questo meno avvincente.

La rapida alternanza di flashback del passato a battaglie del presente costituisce anche un’occasione per rinarrare le origini dei due personaggi, ed è evidente che in questo l’opera ha anche degli intenti “divulgativi”, vale a dire di presentare in formato fruibile il background e i tratti caratteriali di Strange e Destino a un pubblico più vasto. Stern coniuga quella che forse era una necessità o una richiesta puramente editoriale sottolineando i molti punti in comune che legano i due maghi, entrambi segnati da incidenti che compromisero irrimediabilmente la loro vita, entrambi precipitati nel baratro della disperazione, entrambi in cerca di risposte e di riscatto presso un antico ordine monastico del Tibet. Curioso quindi che due figure dalla storia così simile abbiano poi intrapreso sentieri così diversi, e col passare della storia diventa presto evidente che il “lato oscuro” di Destino potrebbe essere il tallone di Achille destinato a far fallire l’operazione in confronto alla fedeltà alla luce, ma anche alle limitazioni che essa comporta, che caratterizzano invece Strange.

Visivamente, è naturale che Trionfo e Tormento sia il... trionfo e tormento anche di Mike Mignola, in questa occasione a una delle sue prime prove di una certa levatura. Superfluo dire che il tratto di Mignola non potrebbe essere più adatto a una storia che parla di una discesa agli inferi, e che il disegnatore dà il meglio di sé soprattutto negli scenari infernali e ultraterreni attraverso cui Strange e Destino si muovono, fino a echeggiare quasi “il Re” Kirby nelle tavole finali dello scontro con Mefisto.

Non ci addentreremo sull’esito finale della quest, lasciando al lettore il piacere di scoprirla, limitandoci a dire che a prescindere dal trionfo o meno della missione, Destino si impone quanto meno come personaggio: del resto la posta in gioco riguarda essenzialmente lui, e il tortuoso labirinto che conduce i due nei meandri degli inferi è anche (e soprattutto) un viaggio nella sua psiche oscura e tormentata, ma anche nobile e volitiva. Strange, pur rimanendo una figura essenziale nell’economia della storia, finisce inevitabilmente per fare da “controcanto” all’odissea personale di Destino, ed esce dall’ordalia non troppo mutato, laddove il Destino che riemerge dagli inferi sarà necessariamente un personaggio diverso e visto sotto una luce diversa d’ora in poi.

Ecco, fa male al cuore pensare che poche decine di pagine illustrate riescano a tratteggiare in maniera rapida, incisiva e imponente quello che forse è il più grande villain che la Marvel potrà mai sperare di avere, solo pochi giorni dopo avere assistito alla debacle senza possibilità di appello del nuovo Destino cinematografico infertoci dalla pellicola dei Fantastic Four. Chissà se a Hollywood qualcuno si accorgerà mai che Trionfo e Tormento racchiuderebbe un copione che implora di essere trasposto sul grande schermo? Sogni destinati a rimanere tali, probabilmente, fatto sta che per i fan di Victor Von Doom (sì, ce ne sono, e anche molti!) Trionfo e Tormento è forse l’opera che ne definisce in modo più completo ed esauriente il carattere, la psiche e gli standard. Volendoci sbilanciare in un’iperbole, potremmo definirlo forse per Destino quello che The Killing Joke è stato per il Joker o che il Loki di Esad e Ribic è stato per il dio degli inganni: la pietra miliare che chiunque voglia cimentarsi col personaggio è tenuto a non perdere di vista.

Ben lo sa, e qui il cerchio si chiude, Jonathan Hickman: il Destino delle sue Guerre Segrete è figlio diretto di quello descritto in Trionfo e Tormento. Lettura meritevolissima da concedersi in sé, e che acquista perfino ulteriore spessore se interpretata come preludio ancestrale dei tumultuosi eventi di Secret Wars.

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