L'Eccezione Alla Regola, la recensione
Pensato, scritto e girato con un film di un'altra era, L'Eccezione Alla Regola, purtroppo non ha i pregi dei film di una volta ma solo la parte superata
C’è ovviamente la politica, come sempre, nella testa di Beatty, la maniera in cui il denaro e il culto del successo in America rendano possibile l’impossibile, anche che un miliardario pazzo possa tirare le fila della politica nazionale nonostante le sue stranezze e le sue decisioni improvvise e folli. Un uomo dalle decisioni improvvise e poco motivate circondato da persone che lo subiscono. Ognuno tragga i suoi paralleli con la modernità.
Ad ogni modo la parte migliore è la fascinazione che questo Hughes riesce a stimolare tramite l’assenza alternata a lampi di presenza.
C’è un facile parallelo da farsi tra la vita da star di Beatty e la maniera in cui racconta la reclusione di questo miliardario, imprenditore e regista, il fatto che ogni apparizione sprigioni magnetismo, che il nascondere la propria immagine, il farsi desiderare e proporsi come eccentrico non facciano che aumentare il carisma dei pochi momenti in cui parla. Anche se quel che dice non è propriamente memorabile. Potrebbe insomma facilmente essere letto come un film sulla fama L’Eccezione Alla Regola, uno in cui questa è portata alle estreme conseguenze.
Sarebbe però davvero indulgente non considerare l’ingiusta pedanteria con cui questo film indugia sui propri piaceri invece di battere e tenere il ritmo. Concepito con strutture di altri tempi, purtroppo L’Eccezione Alla Regola non gode degli altri pregi dei film di diverse decadi fa, ne ha solo lo stile narrativo fuori tempo e non l’asciutta concretezza che l’avrebbe resto eterno invece che vecchio. Al contrario, la storia dell’autista personale e dell’ultima di una lunga serie di attricette alla corte di Hughes è una prolissa questione di tira e molla, tra piccoli equivoci e pretestuose ritrosie che irritano lo spettatore molto più di quanto i protagonisti possano essere infastiditi dalle bizze del miliardario attorno a cui, se non altro, il film respira un po’.