Una Notte con la Regina, la recensione
Colorato, vivace e movimento, Una notte con la Regina, prende un fatto vero e lo deforma in farsa senza mai pretendere credibilità o aspirare al realismo
Reali da macchietta, principesse che rotolano dalle scale, equivoci, girandole, scambi di persona e ovviamente un amore scoperto e coltivato in una notte con un soldato che aveva disertato. In Una Notte con la Regina c’è la medesima voglia di divertirsi che si vede pervadere le strade di Londra in una lunga notte senza fine, dai bassifondi alle case reali, dalla malavita ai nobili, passando per locali dai nomi tramandati per via orale e appuntamenti insensati.
La ricostruzione è perfetta (sembra di essere in un film nostalgico di Terrence Davies, non fosse che il taglio e il genere sono opposti) e l’idea di percorrere un’antica Londra in un viaggio alla ricerca della consapevolezza dello spirito di una nazione con quella che sarebbe diventata una delle regine dal regno più longevo e strano di sempre, è portata con innegabile grazia.C’erano mille insidie in un progetto simile, in primis quella di voler sembrare paradossalmente verosimili, invece la Margareth e l’Elizabeth di Una Notte con la Regina non vogliono davvero avere niente a che vedere con i loro equivalenti reali, sono figure archetipe. Sono “le principesse” in una commedia sofisticata e scanzonata che ne usa lo statuto per divertirsi a creare equivoci o sbloccare situazioni, associarle a delle prostitute o metterle a loro agio nel retrobottega di un pappone.