Space Anabasis voll. 1 - 3, la recensione

Abbiamo recensito per voi i primi tre volumi della saga fantascientifica Space Anabasis

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Seconda metà del terzo millennio dalla fondazione della città di Roma. In un universo in cui i barbari non hanno mai sfondato i confini dell'Impero d'Occidente, in cui Odoacre non ha mai detronizzato Romolo Augustolo e in cui i Cesari ancora dominano, dal soglio della Città Eterna sull'intero mondo conosciuto, che ormai abbraccia il globo terracqueo e si estende a tutto il sistema solare, accade l'irreparabile. La Pax Romana è rotta dal tradimento dei Titani, gli abitanti della luna di Saturno.

Il loro leader, Aker, viola le regole di un incontro diplomatico e uccide in Senato il legittimo Imperatore. Provenienti da un mondo dove la sopravvivenza è possibile solo grazie a complesse armature di supporto vitale, Aker è venuto a prendersi aria respirabile, luce del sole sulla pelle e tutti i diritti a una vita normale che, secondo lui, Roma gli ha negato. Assassina l'Imperatore Sereno, ma si lascia sfuggire suo figlio Lucio, salvato da un vecchio amico del padre proveniente dal Giappone e destinato a fuggire e imparare a sopravvivere e crescere, a fare esperienza in un mondo a caccia di lui per diventare il prossimo Cesare, la guida politica, militare e spirituale, l'imperator in grado di scacciare i Titani e restituire Roma alla sua grandezza.

Inizia così, Space Anabasis, una vera e propria space-opera che porta il giovane Lucio, l'attempato samurai che lo ha salvato e alcuni dei suoi pretoriani, rimasti fedeli, ad affrontare la classica avventura irta di pericoli e di azione a sostegno di una storia di formazione. I soggetti di Sonia Morganti e Francesco Vacca, autore anche delle sceneggiature definitive, sono attenti e documentati nel tentativo di aggiornare i rapporti di forza dell'Impero Romano a un'ambientazione futuribile. Gli intrighi e i tradimenti tra le famiglie senatoriali, l'ideologia di Roma come portatrice di una pace imposta dall'alto e di una civilizzazione superiore, il sincretismo culturale che portava gli antichi romani a rispettare e inglobare gli aspetti delle culture dei dominati, lasciando che fossero loro a romanizzarsi pur mantenendo le proprie tradizioni e i propri costumi: elementi che trovano buon rispecchiamento all'interno della vicenda, che alterna momenti iperdinamici ad altri di focus sui personaggi.

Gli ingredienti per un prodotto appassionante ci sono tutti quanti, pur nell'altalenante qualità di alcune situazioni. Il problema di Space Anabasis sta nell'equilibrio, troppo scostante, fra l'impianto narrativo delle sceneggiature e le atmosfere create dalle matite. Diversi disegnatori si alternano, uno per capitolo, nel dare forma agli eventi sulla pagina. Non solo la qualità della componente visiva è davvero molto differente, caso per caso, ma non si riesce a trovare una quadra dal punto di vista stilistico, con un effetto che trascina fuori dalla storia il lettore più attento. Passare da disegni che ricordano certa animazione italiana del decennio scorso a tavole quasi espressioniste che starebbero bene su un bonelliano alternativo crea sin troppo contrasto e rende incoerente l'esperienza di lettura. La qualità dei disegni sale notevolmente di colpi nel terzo volume, decisamente il più maturo dei tre usciti sinora, che denota anche una crescita della regia della pagina, segno che, pur nelle ingenuità che a volte emergono, c'è maggior sinergia fra sceneggiatura e arte.

Space Anabasis è un progetto strano, quindi. Ci mostra temi e scene da Fumetto adulto, sembra prendere spunto da Brian K. Vaughan e Mark Millar, pare aderire ad alcuni dei precetti del New Italian Epic, formulato dal collettivo letterario Wu Ming, ma non riesce a trovare con costanza un sostegno sufficiente nelle matite, troppo scostanti e, a tratti, inadeguate nella fattura. L'aumento di qualità sperimentato nel terzo numero della saga ci lascia ben sperare.

Sicuramente, per gli amanti del genere, una serie laboratorio in cui si intravvedono i segni, e anche i dolori, della crescita di tanti giovani fumettisti. I ragazzi si faranno, parafrasando De Gregori. C'è dedizione, in questo fumetto, e ci sono cura dei dettagli e costruzione del mondo attenta e ragionata. Manca il mestiere, che trasformerebbe un prodotto fragile, per quanto interessante, in un'opera convincente. Vale comunque la pena seguire il cammino dei giovanissimi che stanno dietro a Space Anabasis e osservare da vicino la loro crescita artistica.

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