Trafficanti, la recensione
Impeccabile e consapevole di quel che vuole dire (capitalismo e sogno americano andati a male), Trafficanti sembra non comprendere mai i suoi personaggi
C’è questo nelle premesse della storia vera di David Packouz e Efraim Diveroli, l’assurdità di due scemi di poco più di 20 anni alla ricerca del piacere che riescono a farsi dare 300 milioni di dollari dal governo americano per rifornirlo di armi che non hanno, ma che contano di contrabbandare. Contrabbandare in Afghanistan.
Le proporzioni della storia non sono diverse da quelle di Project X (esagerare tutto, ai massimi livelli), l’idea che c’è dietro, quella che vede gli eventi come la conseguenza di un’evoluzione malata del capitalismo, l’esasperazione dei principi economici di libera impresa e libera concorrenza, la stessa di The Wolf of Wall Street. E nonostante trovi un Jonah Hill in grandissima forma, rispetto a Miles Teller molto più in grado di lavorare tra reale e parodistico, molto più capace di rendere il suo Diveroli una figura non interamente umana ma parzialmente fumettosa, come la storia che hanno vissuto sembra suggerire, il film manca di compattezza.misurato quando serve e più trionfale là dove Phillips vuole spingere sull’acceleratore, Trafficanti non riesce a non deludere le aspettativeEsatto in ogni sua parte, misurato quando serve e più trionfale là dove Phillips vuole spingere sull’acceleratore, Trafficanti non riesce a non deludere le aspettative perché deficita proprio di ciò di cui il regista solitamente abbonda: comprensione per le assurdità dei suoi personaggi. Anche se sono sempre dei cretini e fanno cose cretini, i personaggi di Todd Phillips li si può sempre capire e comprendere. Qui no.
Se sono molto chiari gli intenti con i quali il regista racconta questa storia, cosa ci veda dentro e cosa voglia far vedere (così chiari che vengono detti a parole “facciamo affari per conto del governo con le persone con le quali il governo non può fare affari”), non è altrettanto granitica la maniera in cui questa storia folle viene messa in scena. Ciò che Phillips sa è che i due protagonisti sono vittime di un sistema più grande che crea in loro un bisogno di denaro e successo e poi offre scappatoie più o meno legali per ottenerli, quel che il film mostra invece non vive di quell’emozione viscerale che spinge a simili assurdità.Nonostante un montaggio e una scrittura che sanno manipolare molto bene la commedia, Trafficanti non crede fino in fondo che così potrà arrivare dove gli preme. Dall’altra parte però non riesce nemmeno a bilanciare altri toni più seri, drammatici o ripugnanti, finendo per disporre tanti registri sul tavolo senza davvero esplorarne nessuno. Tutto è chiaro alla fine del film, nulla è memorabile.