Venezia 71 - The Humbling, la recensione [2]

Fuori Concorso a Venezia 71 arriva il nonsense autunnale The Humbling, adattamento scatenato da Philip Roth con un clownesco e irresistibile Al Pacino

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Torna il teatro degli errori e degli orrori alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia.

Dopo Birdman e She's Funny That Way è la volta di un altro grande vecchio di Hollywood pronto a confermare con il Bogdanovich di She's Funny That Way di essere molto più a suo agio con la commedia e l'arte della leggerezza dell'acrobatico e pretestuoso Iñárritu  di Birdman.

Ancora un attore nei guai. Ancora sipari, assi di legno del palcoscenico e grossi problemi "egologici".

Simon Axler (Al Pacino) ha superato i sessanta, ha realizzato grandi blockbuster nel passato mentre nel presente è dentro la dimensione più intima e protetta del teatro. In tutto e per tutto, la situazione somiglia assai a quella del Riggan Thomas di Birdman.
Compresi i problemi di ego e di logica che lo cominciano ad assalire insieme ad incubi felliniani in cui non lo fanno entrare a teatro anche se lo spettacolo è il suo.
Simon non sa più distinguere realtà da finzione e quando parla non sa più se porge delle battute a un collega o dice la verità.
Aggiungete una schiena malandata, una carriera ormai in fase calante, i sessanta dopo cui ci sono i settanta ed ecco nei primi minuti un bel collasso nervoso. E poi si comincia a ridere.

Quello che poteva diventare lo struggente recupero di un grande attore diventa un demenziale filosofico (Barry Levinson cominciò come autore comico e sceneggiatore per Mel Brooks, mai dimenticarlo) in cui Simon, diventato un po' pazzo, andrà in cura nella sua casa di campagna dove verrà letteralmente aggredito da pazzi molto più pazzi di lui. Chi gli chiederà di uccidere il marito pedofilo (ma sarà vero?), chi lo sedurrà e accompagnerà per gran parte del film come la bambina un tempo innamorata di lui figlia di due cari amici della giovinezza ora diventata un donnone con la lingua lunga e una bella collezione di dildo (ma sarà vera?).
E' nell'interazione tra una magistrale Greta Gerwig lesbica ma non troppo (è lei l'ex bimba ora diventata un donna)  e un Al Pacino genialmente frastornato, più in passiva ricezione che in attiva partecipazione, che risiede il cuore del film. Ci troviamo davanti agli occhi un divertimento autunnale tra tre grandi del cinema (Levinson, Pacino e Buck Henry come sceneggiatore) + una delle attrici e sceneggiatrici più interessanti del momento (Gerwig). Ancora la collaborazione tra giovani e vecchi come per She's Funny That Way dove Anderson e Baumbach (compagno di Greta Gerwig) si vede quanto pepe abbiano aggiunto al cocktail motivazionale dello stagionato Bogdanovich.
Ma non sarebbe bellissimo che da noi, ad esempio, Sydney Sibilia si mettesse a fare un film con Ettore Scola?
Se vi piace vedere Pacino umiliato, deriso, messo alle strette e insultato da Dianne Wiest (madre rancorosa della Gerwig) mentre lui non può che rispondere biascicando qualche parola incomprensibile perché l'hanno sedato con un potente anodino per cani... questo è il film che fa per voi.
Noi lo abbiamo trovato puro jazz cinematografico libero, elegante, dal montaggio sopraffino (continui flashforward e flashback alternati in cui lui parla via skype con un Dylan Baker psicologo come ai tempi di Happiness).

E' un nonsense per vecchiacci che vogliono uscire di scena danzando come pare a loro.
E se la ragazzona lesbica ma non troppo con la quale Simon instaura questo buffo rapporto avesse la stessa consistenza dell'uomo uccello che sussurra in testa al Riggan Thomas di Birdman?

Può essere tutto e niente in The Humbling. L'importante è lasciarsi andare al sofisticato divertimento senile in cui il gioco è: "Prenditi gioco del vecchio Pacino".
E infatti la sua strana fidanzata gli urlerà a un certo punto: "Io non sono eterosessuale!" e lo obbligherà pure a delle stranianti conversazioni intorno a un tavolo con la ex fidanzata di lei diventata ora un esilarante afroamericano terribilmente azzimato (la interpreta... un uomo: Billy Porter).
Insomma... immaginate Roman Polanski che incontra Mel Brooks ed avrete The Humbling il cui unico difetto è solo quello di non continuare con il nonsense fino alla fine, cercando di darsi un contegno più drammatico nel finale. Peccato.
Evidentemente il regista di Rain Man deve aver pensato con Buck Henry che il romanzo di Phillip Roth da cui hanno preso ispirazione avesse bisogno di una chiusa meno anarchica.

Pacino? Che dire? Che fosse completamente privo di prosopopea lo sapevamo dai tempi in cui si era ferocemente mortificato con le sue mani nei panni di se stesso nel veicolo Adam Sandler Jack and Jill?
Qui è semplicemente magistrale.
Solo un genio può giocare a essere un idiota e mai viceversa.
Come si combatte l'egocentrismo?
Ridendo e perdendo.
O viceversa.

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