Cockneys vs Zombies, la recensione

Future Film Festival: Cockneys vs Zombies è una parodia sboccata e splatter del classico zombie movie, non particolarmente originale ma divertente...

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Cockneys vs Zombies è un film in cui i protagonisti sanno benissimo cosa siano i morti viventi, riconoscendoli al volo, come si debbano trattare, ovvero facendogli esplodere la testa, e come si molitplichi il loro numero, tramite aggressione e relativo morso. Difatti, tutta la pellicola è una parodia degli aspetti più tradizionali, ormai stra-abusati, delle pellicole che hanno come veri protagonisti gli zombi, e si diverte a prendere in giro l'estrema seriosità con la quale altre produzioni del genere si pongono nei confronti del tema.

La trama è molto semplice: dei lavori portati avanti dalla classica impresa di costruzioni con pochi scrupoli riportano alla luce una cripta, abitata da non morti, e da lì inizia il contagio. Nel mentre, un gruppo di giovani decide di rapinare una banca, per trovare i soldi necessari a salvare la casa di riposo nella quale si trova il nonno di alcuni di loro, minacciata, guardacaso, dalla speculazione edilizia della stessa impresa di cui prima. Ne risulta una progressione nella quale i personaggi sono coinvolti in episodi sempre più strani, tutti all'insegna di un umorismo volgare e decisamente poco politically correct.

I cockneys del titolo sono infatti gli abitanti dell'East End londinese, noti, in maniera certamente stereotipata, per il loro dialetto poco comprensibile e per lo smodato uso di parolacce: ovviamente, tutti aspetti che la produzione porta al limite, esacerbandoli. Un meccanismo necessario per la costruzione di un film che punta moltissimo sull'ironia e che ha intenti chiaramente parodistici, e che funziona perfettamente, con lo spettatore che difficilmente riesce a trattenere sguaiate risate nelle fasi più assurde. In particolare tutte le scene che hanno come protagonisti i vecchietti della casa di riposo, minacciati anche loro dagli zombi, vanno dal divertente all'esilarante, con il personaggio icona del film, il nonno interpretato da Alan Ford, che ruba la scena, sboccato, arrabbiato, risoluto, vero massacratore di zombi.

Oltre alla componente umoristica, è quella splatter l'altra sulla quale poggia il film. La regia di Matthias Hoese indugia sui particolari cruenti, sui corpi martoriati, sull'effetto devastante dell'arsenale di armi che i protagonisti si ritrovano in mano. L'azione non è spettacolarizzata, se non nelle fasi finali, nelle quali ai clichè del genere horror zombi si aggiungono quelli dell'action più caciarone, ma risulta comunque efficace; il focus non è sulla costruzione dell'azione, ma più sui suoi esiti, quindi sulle teste che esplodono e sugli schizzi di sangue.

Pochi personaggi, ma tutti ben caratterizzati, seppur negli stereotipi del genere, compongono un cast all'altezza, nel quale spicca, come detto, il nonno interpretato da Alan Ford, ma fanno un'ottima figura anche i fratelli Macguire e la loro cugina, interpretati da Harry Treadaway, Rasmus Hardiker e Michelle Ryan, e nel quale va rilevata la presenza di Honor Blackman, la storica Pussy Galore di Goldfinger.

A cura di Fabio Canonico

 

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