Dampyr 232 - 233, la recensione

Dampyr è oggi un dark fantasy nella sua accezione più complessa e colta, deliziosamente in bilico tra horror e fantastico

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dampyr 232: La compagnia guerriera, copertina di Enea Riboldi

Il numero Dampyr uscito questo mese, I Grandi Antichi, chiude solo formalmente la narrazione cominciata a luglio con La Compagnia guerriera, concludendosi con un finale aperto, per non dire un vero e proprio cliffhanger, che lascia tremendamente in sospeso le sorti dei nostri eroi, in particolare quella di Emil Kurjak.

Il “soldatino” ha un ruolo cruciale in questo nuovo, fondamentale storyarc della serie del Figlio del Diavolo. La vicenda ci riporta in un angolo sperduto del multiverso scaturito dall'immaginazione dello scrittore Jack Kelsey; quest'ultimo, insieme alla moglie Linda, si è ritrovato proprio nella terra selvaggia, piena d'insidie, introdotta ai lettori di Dampyr un lustro fa in un'altra storia doppia, composta dagli episodi Il segno di Alastor e Il trono del dio oscuro (Dampyr 173/174, agosto - settembre 2014).

In quell'occasione facemmo la conoscenza anche della Compagnia (a cui si riferisce il titolo dell'albo), la congrega di splendide mercenarie guidate dalla formosa Rhaleya. Al fascino magnetico di una delle sue amazzoni, Dandy, nemmeno Kurjak riuscì a resistere, finendo per tradire l'amata compagna Tesla.

Ora, Alastor, sfidando gli altri principi infernali suoi pari e il suo superiore, il reggente Iblis, è tornato per vendicarsi e riappropriarsi di quel mondo dove fu sconfitto e in cui voleva instaurare il regno del caos. Egli ha al suo fianco alleati potentissimi e terrificanti: i Grandi Antichi, gli dei scaturiti dalla mente geniale di H.P. Lovecraft e dei suoi accoliti. Le inquietanti divinità del Ciclo di Cthulhu sono da sempre parte integrante della continuity dampyriana, e Mauro Boselli e Maurizio Rosenzweig ce li mostrano in tutta la loro traboccante oscurità, come mai prima d'ora.

Abbiamo già avuto modo di ammirare l'arte di Rosenzweig in un'altra duplice avventura sceneggiata da Boselli, ospitata su Nella dimensione nera e Dittatura infernale (Dampyr 182/183, maggio - giugno 2015). Il navigato artista milanese dimostra di essere una delle matite più ispirate e felici quando occorre interpretare le atmosfere più orride e visionarie che la collana di Sergio Bonelli Editore è in grado di offrire. Il suo tratteggio ruvido, nervoso e intenso ci regala, soprattutto ne I Grandi Antichi, tavole di notevole fattura, tra le quali si schiudono all'improvviso, come gemme, splash page mozzafiato.

"Dampyr è oggi un dark fantasy nella sua accezione più complessa e colta, deliziosamente in bilico tra le sue due anime: l'horror e il fantastico."In questo lungo racconto, Harlan Draka, Kurjak e Tesla sono chiamati a parteggiare nuovamente per la fazione avversa, la squadra del Male, offrendo il loro contributo contro le folli mire di Alastor e dei Grandi Antichi. La posta in palio non ha prezzo: l'equilibrio dello stesso multiverso. Vengono richiamati in campo personaggi secondari molto amati, tra cui Nicolaus, il Cavaliere Savnok e Draka, Maestro della Notte e padre del protagonista. L'intreccio si innesta ancora una volta alla perfezione nella maxi-trama intessuta fin dalle prime imprese del Nostro.

Nella loro illuminato concepimento, i creatori di Dampyr Mauro Boselli e Maurizio Colombo hanno gettato le basi per una saga di ampio respiro, di cui il primo, prendendone in mano saldamente la gestione, ha espanso le potenzialità in maniera esponenziale traendo spunti dal Cinema, dalla Letteratura, dalla Storia, dalla mitologia e dal folclore.

Dampyr è oggi un dark fantasy nella sua accezione più complessa e colta, deliziosamente in bilico tra le sue due anime: l'horror e il fantastico. L'opera offre agli autori e al suo pubblico una gamma di soggetti e di divertimento dalle sfumature così ricche e inimmaginabili da avere, in questi termini, pochi rivali su scala mondiale.

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