Gli Abbracci Spezzati - La recensione
2008. Un regista e sceneggiatore non vedente rivela a un ragazzo gli eventi che lo hanno portato in questa condizione. Il nuovo film di Pedro Almodovar è visivamente perfetto, ma manca di follie ed emozioni vere...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloGli Abbracci SpezzatiRegiaPedro AlmodòvarCast
Penelope Cruz, Lluis Homar, Blanca Portillo, Jose Luis Gomez
Uscita13 novembre 2009La scheda del film
Anche per Gli abbracci spezzati, la critica si è divisa sull'annoso problema del titolo minore o maggiore per Almodovar. Capita spesso per questo regista ed essendo il sottoscritto una persona che preferisce La mala educacion a Parla con lei (per qualcuno un'eresia), il dibattito è sempre aperto.
Di sicuro, sembra abbastanza chiaro che nelle ultime due pellicole (questa e Volver) il regista si stia spostando verso un'estetica sempre più raffinata, a scapito però del calore e del coraggio che magari trapelavano da altri titoli. Qui si riesce a creare immagini memorabili (l'inquietante sala da pranzo della villa, due amanti dietro delle tende e addirittura delle lastre in ospedale), che dimostrano come Almodovar sia senza dubbio uno dei maggiori realizzatori viventi, così come uno dei pochi che riesce a girare scene di sesso in maniera originale, magari eccitante ma non scontata e sicuramente non banalmente patinata.
Il problema (almeno per chi lo ritiene tale) è che tutto sembra un po' troppo calcolato, con una perfezione geometrica sbalorditiva, ma senza la volontà di virare verso la follia più completa, magari dando vita a qualche sbavatura e imperfezione che renda il film un po' più sincero. E le continue citazioni (il Douglas Sirk di Magnifica ossessione, così come i riferimenti espliciti a L'occhio che uccide e a Viaggio in Italia) danno l'impressione di un lavoro più costruito a tavolino che sentito.Di sicuro, il regista e sceneggiatore crea un bel clima di mistero iniziale, che porta ad aspettarsi grandissime cose (attesa non del tutto soddisfatta). E ormai l'accoppiata Almodovar-Cruz sta diventando da storia del cinema. Il modo in cui riesce a farla recitare e soprattutto apparire sullo schermo (pensiamo solo ai provini in cui l'attrice sorride, una delle sequenze più belle del 2009) ha quasi del miracoloso. Inoltre, c'è la grande bravura di narratore/affabulatore di Almodovar, che racconta storie divertenti e interessanti senza perdere di vista la vicenda principale (anche se la pseudoparodia di Twilight non è granché originale).
Peccato che, dopo due terzi di pellicola scarsi, incominci un altro film, decisamente meno interessante del precedente. E tra echi antonioniani (all'inizio viene citato un libro di Tonino Guerra) sull'incomunicabilità e wendersiani sul potere delle immagini, forse si scivola verso un intellettualismo poco stimolante per il fan del regista.