La Prima Volta di mia Figlia, la recensione

Riccardo Rossi esordisce alla regia con una commedia in cui è il padre di una quindicenne vicina alla sua prima volta. Con Stefano Fresi e Anna Foglietta

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Avete presente Riccardo Rossi?

Ufficio stampa (cominciò negli anni '80 vicino al mitico Enrico Lucherini), solido teatrante, inviato in esterna di show tv, star di pubblicità di culto (quanto erano carini lui e Natasha Hovey per la Ferrarelle nei '90), comparsa fulminante in tanti film a partire da quel College (1984) in cui aveva solo 22 anni fino a quei dirompenti cammei in Notte prima degli esami oggi (2007) e Scusa ma ti chiamo amore (2008) sempre nei panni di un insegnante antipatico.
Per una certa generazione è stato quel caratterista romano simpatico che non sfondava mai, con la voce da cornacchia, le orecchie a sventola, il naso affilato da Pinocchio e la faccia pasciuta un po' tra il radical chic alla Nanni Moretti e il giovane "pariolino" dei Vanzina (indimenticabile un suo spot televisivo anni '90 nei panni di un fan dei Vanzina Bros. che passava la vita in un cinema per non perdere il posto in attesa del loro prossimo film).

Per un eclettico come Rossi cosa poteva esserci di meglio, a 53 anni, che non esordire dietro la macchina da presa con un film insolito come La prima volta di mia figlia?

Dimenticate i punti esclamativi di Giù le mani da mia figlia! (con Tony Danza) o Mio padre, che eroe! (con Gerard Depardieu). Lì c'era un alpha man virile alle prese con una figlia procace pronta ad essere minacciata da uomini altrettanto virili come il papà. Qui è tutto molto diverso. Rossi è un medico della mutua fragile, divorziato e con disturbi ossessivi-compulsivi come Howard Hughes in Aviator (occhio a come riordina i libri a casa della moglie), il quale scopre leggendo dal diario della figlia (aiaiai) che la quindicenne è pronta al grande salto: la perdita della verginità. Panico. Organizzerà una cena con degli amici per cercare di convincerla a desistere dall'intento ma durante quella stessa cena andrà tutto storto: la collega che lui detesta (una smagliante Anna Foglietta) si unirà al loro tavolo, l'amico gaffeur (Stefano Fresi, finalmente non solo il ciccione goffo di Smetto quando voglio e Noi e la Giulia) farà forse qualche gaffe e il piano del papà andrà a farsi fottere... proprio come rischia di fare anche la figlia.

Interessanti i flashback che partono durante il pasto sulle prime volte degli astanti. Lì Rossi mostra una mano non banale da regista, soprattutto per quanto riguarda la capacità di descrivere il punto di vista femminile (c'è anche la brava Chiara Barzini alla sceneggiatura con Luca Infascelli).

Il film a quel punto esce dalle nevrosi del papà Rossi (troppo gracchiante e carico in voce per abbandonare i territori del caratterista e approdare nei reami della leadership di una pellicola) per diventare una bella opportunità di vedere giovani italiani in amore come ai tempi del filone giovanilista aperto da Moccia & Co. che possiamo collocare in Italia tra il 2004 (Tre metri sopra il cielo) e il 2010 (Scusa ma ti voglio sposare). Uno dei pochissimi momenti della nostra cinematografia degli ultimi 20 anni in cui abbiamo avuto un filone cinematografico dalla caratteristica industriale.

Ma La prima volta di mia figlia è qualcosa di più originale e meno programmatico. Diventa con il passare dei minuto una pellicola sulle nostre prime esperienze sessuali (ci penserete), il ricordo dei tempi di scuola e la buffa vita di questo medico della mutua che a scuola era un secchione e poi dopo è diventato un maschio nevrotico e represso.

Forse questa serata così strana e sconclusionata aiuterà molto di più lui che la figlia. Film anomalo, dolce e niente male. Niente male affatto.

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