Matrimonio al Sud, la recensione

Matrimonio al Sud è la terza collaborazione tra il regista Paolo Costella e Massimo Boldi. Farsetta corale che purtroppo non decolla mai

Condividi
Era andata meglio alla coppia attore-regista Boldi-Costella sia ai tempi di A Natale Mi Sposo (2010; c'era un grande Massimo Ceccherini gerontofilo) che nel 2012 per il televisivo Natale a 4 Zampe.

La terza collaborazione tra il regista classe '64 svezzato da Marco Ferreri ed Enrico Oldoini e il mattatore di tanti cinepanettoni in coppia con Christian De Sica è piuttosto fiacca.

Siamo tra Nord e Sud e siamo tra veterani di quella che Neri Parenti ha sempre chiamato farsetta (Boldi, Izzo, Conticini, Salvi, Cirilli) + dolci saltimbanchi più per bambini (Peppe Barra e Salvatore Misticone ovvero il mitico Scapece di Benevenuti al Sud) + giovani provenienti da uno humour più moderno (Luca Pericino del duo PanPers lanciati al cinema dal Ruffini di Fuga di Cervelli da cui proviene anche l'Andrea Pisani visto e apprezzato in Belli di Papà).

Due capifamiglia acerrimi rivali perché uno è un industrialotto del Nord (Boldi) e l'altro è un pizzaiolo del Sud (Izzo) dovranno scendere a patti in vista del matrimonio della loro giovane prole (Peracino + Fatima Trotta) sempre impegnata a fare l'amore nei posti più strani (una gag più inquietante che divertente o anche eccitante). Le nozze organizzate in stile kitsch come all'inizio di Reality, affidate a un wedding planner casanova (Conticini) ossessionato dal portarsi a letto le "milf" consorti dell'industrialotto e del pizzaiolo (Debora Villa e Barbara Tabita; tra le migliori del cast), saranno movimentate da ripensamenti, equivoci, tradimenti e anche un pizzico di tensione (e se un collega dell'industrialotto scoprisse che il nordico se la intende con gli odiati meridionali?).

Il film non funziona proprio. Si apprezza il tentativo di mescolare le carte ma la farsetta sessuale di Boldi-De Sica dei panettoni trucidi di Neri Parenti aveva un senso, e un'identità, ben precisa. Sia che piacesse sia che non piacesse.
Qui regna invece sovrana la confusione non riuscendo a gestire bene Boldi (più fiacco rispetto all'ultimo Ma Tu Di Che Segno Sei? di Parenti) e soprattutto non creando un'amalgama tra lui e suo figlio Peracino, fallendo l'obiettivo di unire due segmenti di pubblico generazionalmente agli antipodi.

Troppi attori, anche troppo esperti e con una lunga storia alle spalle, per soli 80 minuti finali di entrate e uscite di personaggi in cui ognuno sembra appartenere a un film diverso.

Il nostro segmento preferito è quello del prete cieco di Peppe Barra e del suo "perpetuo" Misticone. E' con loro due che Costella dimostra di poter essere quel gentile regista amante di uno humour pazzerello che la Gialappa's Band volle al timone del loro ambizioso tentativo cinematografico del 1999 Tutti gli Uomini del Deficiente.

Continua a leggere su BadTaste