Pokémon – Diancie e Il Bozzolo della Distruzione

Il nuovo film dedicato ai Pokémon s'ispira ai primi film del franchise, senza però trovare la stessa scintilla

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Recensione a cura di Jacopo Iovannitti

Pokémon: Pikachu, What's This Key?

Divertente e classico nella tradizione dei cortometraggi d’accompagnamento dei mostri tascabili, Pokémon: Pikachu, What's This Key?, è una vera è propria chicca per gli amanti dei Pokémon leggendari “secondari”, quelli lasciati più in disparte e provenienti da vecchie generazioni come Victini, Manaphy, Jirachi o Darkray. I piccoli compagni d’avventura di Ash e amici, capitanati da Pikachu, si ritroveranno come sempre nei guai per colpa del piccolo Pokémon chiave: Klefki. Con l’escamotage del viaggio attraverso diversi mondi, vecchio in sé, ma innovativo per questo genere di short, gli animati eroi daranno il via ad un susseguirsi di gag dalla risata assicurata e nonostante la lunga durata (stiamo parlando di circa 20 minuti) non ci si annoia facilmente grazie al cambio di paesaggi. Parola d’ordine? Collaborazione.
Pokémon – Diancie e Il Bozzolo della Distruzione. 

Cosa succede quando non si riesce nel compito per cui si è stati allevati fin da piccoli e per il quale è a rischio la vita e la prosperità del proprio mondo?

Questo è ciò che dovrà scoprire Diancie, il Pokémon protagonista del diciassettesimo lungometraggio dedicato ai famosi mostri tascabili. Aperto da un particolare prologo fuori dai canoni ai quali siamo abituati dal lontano 1998, il film diretto dal veterano Kunihiko Yuyama (regista di undici precedenti capitoli della serie), torna rapidamente sui  classici binari della narrazione di queste pellicole, abbattendo rapidamente la speranza di ritrovare l’originalità dei primi film, con una battaglia sempre scandita a suo di tormentoni musicali Pokèmon, che vede schierato da una parte, come tradizione, il nostro protagonista Ash Ketchum.

Riprendo alcune delle novità che più hanno fatto impazzire gli appassionati dei mostri tascabili come la mega-evoluzione già introdotta in “Pokèmon – Genesect e Il Risveglio della Leggenda” o l’utilizzo dei Rhyhorn, come la prima da poco inserita nei giochi di nuova generazione, la classica lotta dualistica fra bene e male, buoni e cattivi e soprattutto morte e vita che contraddistingue questi film (ed il mondo creato da Satoshi Tajiri in generale) la farà da padrona durante la visione che prosegue senza particolari note interessanti, forse in modo leggermente lento ed a volte ripetitivo soprattutto nella seconda parte, mangiando un possibile scontro fra i carismatici Xerneas e Yveltal, sino al lieto fine che come sempre vedrà i nostri eroi separarsi dai nuovi amici conosciuti.

Un punto  a favore è rappresentato però dalla piccola Diancie, chem attraverso i modi ed il linguaggio di un’innocente principessa, permette l’immediata immedesimazione dei piccoli spettatori, unico vero fruitore, specie se pensiamo alla maestosità e allo spessore dei primi lungometraggi, al quale questo film sembra volersi ispirare, non riuscendoci. Grazie a questa trovata, ad ogni modo, non sarà affatto difficile spiegare come il mondo non sia popolato solo da persone buone, amiche ed altruiste come Ash e Serena bensì anche da ladri avidi e senza cuore. E non stiamo parlando del Team Rocket, che ancora una volta ci regala divertenti momenti di svago. L’importante, come vedremo, è non arrendersi mai e credere in sé stessi.

Sul piano tecnico l'animazione non ha nulla a che invidiare a quella della seria animata in onda su K2, che unisce come sempre il 2D al 3D. Anche musicalmente non ci sono particolari da evidenziare. Un peccato considerando che il pubblico che decide di entrare in sala e non sostare davanti il proprio televisore si aspetta sicuramente un prodotto di maggior qualità. Sicuramente, però, non potrete non notare alcuni richiami ai grandi capolavori del maestro Hayao Miyazaki come il rispetto per la natura ed il mondo che ci circonda e, come già detto, al primo film dei Pokémon che dopo la visione di questo nuovo capitolo rimpiangiamo sempre più.

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