Quando un film inizia dicendoti che quella che seguirà è la storia di un uomo completamente immobilizzato dal collo in giù, uno che gira per la città sempre e solo sulla sua barella e che ogni tot di secondi deve respirare da un apposito macchinario, tutto ciò che puoi aspettarti è che ci sarà da piangere.

Ed effettivamente è così che accade per The Sessions, ma per fortuna le lacrime di commozione finali non sono tutto e, soprattutto, non sono ricattatorie come purtroppo capita spesso quando ci sono protagonisti affetti da qualche tipo di disabilità. Ci si affeziona davvero alla storia (vera) di Mark O’Brien, giornalista e scrittore costretto a vivere buona parte della giornata in una sorta di incubatore che ad un certo punto della propria vita si rende conto che l’essere ancora vergine è un peso insopportabile con cui convivere. Del resto se la poliomelite lo ha reso incapace di muoversi...