Le serie coreane su Netflix sembra stiano ottenendo dei risultati particolarmente positivi, giustificando così l’investimento di ben 2,5 miliardi di dollari da parte della piattaforma annunciato nel mese di aprile.

Ted Sarandos, co-CEO di Netflix, ha recentemente dichiarato che il 60% degli utenti ha visto dei contenuti prodotti in Corea e che i film e le serie sono entrati nella Top 10 in oltre 90 nazioni.

Don Kang, responsabile delle attività di Netflix in Corea, ha ricordato che le altre nazioni asiatiche hanno sempre amato i progetti del suo paese, ma lo streaming ha cambiato tutto:

Uno dei motivi principali per cui ho deciso di unirmi a Netflix è perché ero convinto che fosse una piattaforma in grado di proporre i contenuti coreani al mondo, specialmente grazie alle sue capacità locali di doppiare e sottotitolare in oltre 30 lingue diverse. Sapevo che il marketing e il “muscolo” pubblicitario era potente e avrebbe permesso agli spettatori globali di apprezzare i contenuti coreani. I contenuti, al tempo stesso, non hanno di solito risonanza globale s e non sono amati dal pubblico locale e i contenuti coreani sono consumati davvero molto dagli spettatori coreani.

Attualmente Netflix, come riporta Deadline, non ha svelato il numero attuale di abbonati in Corea, ma le entrate ottenute nel 2022 ammonterebbero a 580 milioni di dollari.
L’investimento compiuto da 2,5 miliardi di dollari comprende, oltre alla produzione dei contenuti, anche i programmi di istruzione, attività operative, spese necessarie dal punto di vista tecnologico e assunzione di nuovi dipendenti.
Kang ha spiegato che ogni anno vengono prodotte 15-20 serie e 5-6 film, e sta per iniziare a occuparsi di show non di finzione.

Il successo di Squid Game ha poi cambiato le idee riguardanti le serie coreane e Kang ha sottolineato che progetti come The Glory, con al centro un desiderio di vendetta, e Mask Girl, su una donna insicura che di notte diventa una celebrità mascherata, hanno conquistato l’attenzione del pubblico:

Non è che show come questi prima non esistessero, ma visto che tutto veniva offerto dalla tv lineare, c’erano dei limiti strutturali e i creatori non erano in grado di liberare totalmente la propria creatività e visione.

Il successo di Netflix in Corea ha causato tuttavia dei problemi alle emittenti e alle piattaforme di streaming locali che faticano a reggere il confronto con il colosso americano. I produttori si lamentano inoltre che tutti i talenti migliori stanno realizzando show per Netflix e le spese compiute per le produzioni ha fatto lievitare i costi. Il modello di business, che prevede di mantenere la proprietà intellettuale a livello globale e di non pagare i residuali, è poi molto discusso, in particolare dopo la conferma che il creatore di Squid Game non ha ottenuto una percentuale sui guadagni generati dal successo della serie.
Alcune case di produzione hanno quindi deciso di concedere a Netflix solo i diritti per la distribuzione internazionale dei propri contenuti, mentre i sindacati stanno discutendo per cercare di ottenere un compenso più equo.

Kang ha però spiegato che cercano di pagare in modo giusto i creatori e di tenere conto di quello che potrebbero guadagnare con i residuali, oltre ad assicurare ai partner nella produzione che verranno ricompensati per la produzione di 6-10 puntate come se fosse un progetto tradizionale da 20 episodi sostenuti dagli spazi pubblicitari.

Kang ha spiegato successivamente che si sta investendo su show come il reality show Zombieverse, o altri progetti, oltre a essere particolarmente interessato ai risultati che otterrà Squid Game: The Challenge, in arrivo a novembre.

Che ne pensate dell’investimento compiuto da Netflix nelle serie coreane e negli altri progetti locali?

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Fonte: Deadline

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