L’ultima volta che avevamo parlato di Kevin Spacey, per qualcosa che non aveva a che fare con la sua professione, l’attore era stato condannato a pagare 31 milioni di dollari alla Media Rights Capital come risarcimento per i suoi comportamenti sul set della serie di Netflix House of Cards, che condussero poi al suo licenziamento ed era in attesa di affrontare un processo civile negli Stati Uniti contro il suo primo accusatore Anthony Rapp, che gli ha fatto causa per 40 milioni di dollari ed uno penale, in Inghilterra, che comincerà invece a giugno del 2023.

IL PROCESSO AL VIA A NEW YORK

Il processo civile, dopo la selezione della giuria, è cominciato 10 giorni fa con gli avvocati di Rapp che, per primi, hanno presentato il caso del loro cliente che ha accusato Kevin Spacey – allora ventiseienne – di averlo intrappolato su un letto e toccato in maniera inappropriata e contro la sua volontà quando, nel 1986, era ancora minorenne e si erano trovati da soli dopo un party.

La difesa di Spacey, in risposta alle accuse, ha invece dipinto Rapp come un uomo geloso del successo del loro cliente, ha asserito che la descrizione del loro presunto incontro sarebbe stata addirittura in parte ispirata ad una scena di Precious Sons, la produzione di Broadway in cui Rapp recitava in quell’anno, che Rapp ha gettato fango su Spacey per anni, senza tuttavia mai denunciarlo e che l’appartamento dell’attore in cui sarebbe avvenuto l’incontro era così piccolo che i fatti non si sarebbero mai potuti svolgere come il querelante li aveva invece raccontati.

LA TESTIMONIANZA ED IL CONTROINTERROGATORIO DI ANTHONY RAPP

Anthony Rapp, più noto per il suo ruolo nel musical Rent, che dal 2017 interpreta il Tenente Comandante Paul Stamets in Star Trek: Discovery, è salito sul banco dei testimoni nel secondo giorno di processo per raccontare come, nel 1986, si trovasse con la madre a New York dopo aver ottenuto una parte nello show di Broadway Precious Sons. L’attore, che ai tempi godeva di una certa libertà ed a cui era stata data l’opportunità di ampliare le sue conoscenze nel mondo del teatro in cui si stava appena affacciando, ha raccontato di aver conosciuto abbastanza presto Spacey, una stella nascente che recitava in teatro accanto a Jack Lemmon. In uno di queste occasioni Rapp ha riferito di essere stato invitato da lui ad un party a casa propria dopo che Spacey, qualche giorno prima, aveva fatto entrare lui ed il suo amico John Barrowman (Torchwood, Arrow), allora diciottenne, in un famoso night club della città.

Una volta rimasti soli, Rapp ha riferito che Spacey si sarebbe recato nella camera da letto dove lui guardava la televisione (una dichiarazione a cui gli avvocati difensori di Spacey hanno fatto obiezione, asserendo che la casa dell’attore era uno studio e non aveva stanze separate), lo avrebbe preso in braccio e portato sul letto dove si sarebbe steso sopra di lui, inchiodandolo al materasso, e premendo l’inguine contro il suo fianco. Rapp ha proseguito il suo racconto dicendo di essersi inizialmente bloccato prima di essere riuscito a liberarsi dal peso dell’uomo che, alzandosi e bloccandogli la porta, gli avrebbe chiesto se fosse sicuro di voler andare via.

Nel controinterrogatorio gli avvocati di Spacey hanno puntato a screditare le parole di Rapp.
L’attore aveva per esempio asserito di aver deciso di farsi avanti accusando pubblicamente Kevin Spacey dopo aver letto l’articolo del The New York Times del 2017 in cui Lupita Nyong’o parlava della sua esperienza con Harvey Weinstein, una dichiarazione smentita da alcuni messaggi che Rapp mandò ad un reporter di BuzzFeed per raccontare la sua storia, 8 giorni prima che il pezzo del The New York Times venisse pubblicato.
Inoltre Rapp è stato accusato di aver omesso di essere già andato nell’appartamento di Spacey prima del famigerato party assieme a Barrowman, con il quale Spacey avrebbe anche filtrato e con cui, secondo la testimonianza di Barrowman stesso, sarebbe anche successo qualcosa di natura sessuale, mentre Rapp si trovava nel bagno.
A Rapp è stato inoltre chiesto perché non avesse condiviso con il proprio terapista quello che aveva definito uno degli eventi più traumatici della sua vita ed è stato eccepito come la vera motivazione della sua denuncia a BuzzFeed fosse stata quella di guadagnare l’attenzione e la simpatia del pubblico.
Oltre a ciò, come anticipato, gli avvocati di Spacey hanno asserito che i suoi ricordi di quella notte prendevano in realtà ispirazione da una particolare scena della commedia in cui stava recitando al tempo a teatro ed in cui Ed Harris, che interpretava il ruolo di suo padre, tornava a casa ubriaco e scambiandolo per la moglie, si stendeva sopra di lui sul divano per tentare un approccio sessuale.

LA TESTIOMONIANZA DI KEVIN SPACEY

Durante la sua testimonianza Kevin Spacey ha negato ogni contatto inappropriato con il suo allora quattordicenne accusatore Anthony Rapp, ha disegnato una piantina del suo appartamento (di cui è stata anche in seguito mostrata una foto ai giurati) per dimostrare come il racconto dell’attore di Star Trek: Discovery non fosse plausibile ed ha raccontato del suo difficile rapporto con il padre, un uomo che lui stesso ha definito un neo-nazista e suprematista bianco, aggressivo e violento, che lo ha più volte aggredito verbalmente alla sola idea che il figlio potesse avere tendenze omosessuali.

LA PAROLA ALLA GIURIA

In seguito alle argomentazioni conclusive rilasciate dagli avvocati di entrambe le parti e dopo essere stati istruiti a non tenere conto di qualsiasi accenno di precedenti e non comprovate accuse di aggressione sessuale fatte da Anthony Rapp durante la sua testimonianza, che ha dichiarato di aver fatto causa a Spacey perché sapeva di non essere stato il solo ad essere stato molestato dall’attore, la parola è passata alla giuria che, in una sola ora di camera di consiglio e dopo 8 giorni di processo, ha deliberato che il due volte premio Oscar non è imputabile del danno da 40 milioni di dollari richiesto dal suo accusatore.

Dopo aver abbracciato i suoi avvocati, Kevin Spacey ha lasciato il tribunale senza rilasciare dichiarazioni, mentre Rapp ha affidato alla rete il suo commento scrivendo:

Sono profondamente grato per l’opportunità che mi è stata data di portare il mio caso di fronte ad una giuria e ne ringrazio i membri per il loro lavoro.

Portare questa causa in tribunale ha sempre avuto come obiettivo quello di mettere sotto i riflettori un tema importante come parte di un movimento più ampio che lotta contro ogni forma di violenza sessuale.

Mi impegno a continuare la mia lotta per garantire a tutti l’opportunità di vivere e lavorare in un mondo libero da ogni tipo di violenza sessuale e di qualsiasi altro genere. Spero sinceramente che i sopravvissuti continuino a raccontare le loro storie ed a lottare perché venga fatta giustizia“.

Fonte: Deadline