Il secondo grande panel di venerdì 7 aprile alla Star Wars Celebration di Londra, dopo quello dedicato agli annunci Lucasfilm tra film e serie tv, è dedicato ad Andor, la serie originale di Tony Gilroy concepita per durare due stagioni e ambientata prima del film Rogue One: a Star Wars Story.

La prima stagione è stata un cosiddetto “slow burner”, raggiungendo un successo sempre crescente tra i fan della saga e anche per la critica.

Sul palco della Celebration sono saliti Tony Gilroy, Kathleen Kennedy della Lucasfilm, il protagonista Diego Luna, il montatore John Gilroy, lo scenografo Luke Hull, il costumista della serie Michael Wilkinson e il compositore della colonna sonora Nicholas Brittel.

“Dissi a Tony che ci era piaciuto moltissimo il risultato finale di Rogue One, e gli chiesi se voleva lavorare a una serie, e lui risposte di no”, racconta Kennedy della genesi della serie. Gilroy ha spiegato: “Ho fatto molte domande: quanto oltre possiamo spingerci? Quanto possiamo espandere questa storia, fin dove possiamo arrivare? Questa serie era una grande sfida, un grosso rischio anche per la Disney.” La Lucasfilm sapeva che avrebbe fatto qualcosa di molto diverso dal solito, ma Kennedy era convinta che la persona giusta fosse proprio Gilroy.” Per Diego Luna la cosa veramente interessante di questo progetto è stata poter vedere una serie su una persona qualsiasi, un uomo comune, che diventa un eroe. “E abbiamo avuto la fortuna di farla con Tony, che è un grande sceneggiatore ed è sempre in grado di rendere ancora più complicate le cose già complicate!”

Nel creare le scenografie della serie la produzione non si è posta particolari limiti, anche se “ci sono sempre limiti”, come spiega Hull: “Non c’è mai abbastanza tempo o abbastanza soldi per realizzare una serie come questa! Il nostro lavoro è stato concentrarci su quanto ambizioso sarebbe stato il progetto, senza focalizzarci troppo sul tempo che avremmo impiegato a realizzare tutto”.

Il costumista Wilkinson non era molto esperto di Star Wars e dei suoi costumi: “È stato leggendo la sceneggiatura di Tony, e dopo aver parlato con lui di come voleva che questi costumi fossero diversi dal solito, che ho capito quanto sarebbe stato speciale unirsi a questo progetto.” L’obiettivo di questo reparto è stato prendere la sceneggiatura, estrapolare il carattere dei personaggi e tradurlo in abiti.”

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Brittel racconta di aver iniziato a lavorare a questo progetto anni fa, mentre collaborava con Tony Gilroy. “Intendevano offrirci tantissima libertà per esplorare nuovi suoni e nuove sonorità che identificassero il più possibile la nostra serie, e il primo brano che ho composto è stata la banda del funerale, che poi esegue le musiche dal vivo. E da lì sono tornato indietro, come se l’episodio 12 fosse un obiettivo musicale da raggiungere”. Sul fronte della colonna sonora, Gilroy spiega che la vera difficoltà è stata gestire il rapporto con John Williams e il vocabolario musicale che ha impostato per l’intera saga: “La nostra musica deve essere sempre naturale e sincera, e risultare parte del mondo di Star Wars. Dico sempre a Nicholas che abbiamo sottovalutato ciò che avremmo dovuto fare, perché in realtà è stato davvero impegantivo. Alla fine avevamo 7.5 ore di musica originale composta per questa serie. Un ordine di grandezza veramente inaspettato per me”.Un

Un esempio del livello di dettaglio in cui si sono calati nella produzione è il muro di guanti che vediamo all’inizio della serie, un elemento scenografico fondamentale per trasmettere il senso di comunità dei lavoratori che circondano Cassian Andor. La creazione delle scenografie è iniziata in pieno Covid: sono stati allestiti oltre 30 set in contemporanea. “L’obiettivo era creare delle aree che fossero esplorabili dai personaggi durante le riprese, ricchi di dettagli perché dovevano essere davvero realistici”, spiega lo scenografo. “In questo modo il pubblico si può calare maggiormente nella storia e immedesimarsi nei personaggi”.

“La geografia è fondamentale per quanto mi riguarda,” spiega Gilroy. “Ma volevamo essere anche attendibili a livello emotivo, il livello di dettaglio è relativo anche al modo in cui abbiamo scritto questi personaggi”.

Lo showrunner spiega un elemento fondamentale del proprio lavoro i coordinamento: “Ognuna delle persone coinvolte ha un ruolo creativo, è un filmmaker. Le musiche, le scenografie, i costumi, le sceneggiature… viene tutto prodotto insieme, prima delle riprese”. Luna commenta che questo approccio è perfetto per lui come attore, perchè in questo modo ognuno aggiunge dettagli, e può capitare che sul set si trovino dettagli e informazioni che nella sceneggiatura non erano presenti, e questo fornisce più libertà al cast”.

Una curiosità: nella spettacolare scena alla fine del primo episodio, nel magazzino, non c’è molta CGI. Le gigantesche catene che cadevano erano meccaniche, chiaramente non erano di metallo ma comunque erano pesanti, e tutti i movimenti erano coreografati. “La cosa bella,” spiega Diego Luna, “è che non dovevamo recitare in un ambiente sperando che in futuro sarebbe venuta bene grazie alla post-produzione. Eravamo circondati dal set e percepivamo un reale senso di rischio e di scala”.

La casa di produzione di effetti visivi Industrial Light & Magic fa parte della Lucasfilm, e questo ha permesso di coinvolgerli immediatamente fin dal primo stadio della pre-produzione, il che ha reso la post-produzione molto più naturale. “Gli effetti visivi dovevano sembrare invisibili,” spiega Kennedy, “e siamo felicissimi del risultato, perché si vede quanto è importante coinvolgere creativamente gli artisti dei VFX fin dall’inizio”.

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Kennedy racconta che le scene ambientate nella base sono state girate sulla prima diga idroelettrica costruita al mondo, e che quella location è stata utilissima perché gran parte dell’architettura già presente sul posto è stata utile per costruire il resto.

Gilroy racconta come è stato progettato Narkina 5: l’idea è nata in sceneggiatura, durante delle riunioni in cui abbiamo iniziato a parlare della prigione e della necessità di fare qualcosa di veramente nuovo. Alle riunioni era presente Kennedy ma soprattutto c’era lo scenografo, che quindi progressivamente ha iniziato ad avere delle idee su come costruire questa specie di prigione / fabbrica nella quale gli operai erano i carcerati, la merce di scambio meno costosa di tutte, ancora più sacrificabile dei droidi. “La quantità di conversazioni, incontri, domande, problemi da risolvere anche solo per progettare la stanza dove i carcerati lavorano… è incredibile, non potete immaginare. Dovevamo decidere perfino quanti banchi da lavoro erano presenti”, spiega Gilroy. Anche i costumi hanno un concept molto preciso: l’idea è che l’Impero li abbia progettati per deumanizzare il più possibile i carcerati, tutti uguali e riciclabili. Le uniformi delle guardie invece erano assolutamente funzionali, con questi grossi stivali metallici a proteggere i loro piedi dalle scariche.

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Un’altra curiosità: la serie ha 190 ruoli con dialoghi e battute. Il casting è stato uno dei processi più complessi, anche perché a un certo punto la produzione non sapeva bene dove trovare ulteriori attori (soprattutto perché le riprese si stavano svolgendo in un momento molto complicato della pandemia).

Passando a parlare di Coruscant, lo scenografo commenta che “Tony Gilroy è così folle da aver deciso di scrivere un mucchio di scene intime in interni a Coruscant, una cosa che nessuno si sarebbe mai immaginato di vedere in Star Wars”, e che proprio questa è stata una delle sue sfide preferite. Le scenografie (e i costumi) degli interni di Coruscant riflettono la vita fittizia vissuta da Mon Mothma: ambientazioni e arredamenti sterili e composti da linee sinuose e semplici.

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Tony Gilroy svela qualche anticipazione su Andor 2

“È stato un anno molto intenso per Andor, ha vissuto tantissime esperienze, ha provato a essere un mercenario, poi si è unito alla ribellione: dopo questo non tornerà più indietro. Nella seconda stagione lo seguiremo nei prossimi 4 anni della sua vita, coprendo un anno ogni tre episodi. E l’ultima scena della serie si ricollegherà alla primissima scena di Rogue One: a Star Wars Story. Scopriremo come siamo arrivati fin lì, cosa gli è costato. Moltissime circostanze lo hanno condotto lì, la serie condurrà a un vero e proprio payoff, e inoltre metterà insieme tutti i pezzi del puzzle emotivo di ciascun personaggio”.

Luna ha commentato che le riprese della seconda stagione stanno andando benissimo.

Trovate tutte le informazioni su Andor nella nostra scheda.

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