Ammettiamolo: tutti abbiamo riso con il trailer di annuncio di Goat Simulator 3. Dopotutto la follia che permea ogni pixel della produzione è evidente sin dal nome del gioco, che si spaccia per essere un terzo capitolo, ma risultando a tutti gli effetti il secondo episodio del franchise. Aggiungeteci un filmato che prende come ispirazione lo splendido teaser di Dead Island 2 ed ecco che il nostro interesse non può che schizzare rapidamente verso le stelle. La verità, però, è che ci siamo resi conto di esserci forse innamorati dell’idea di amare questa nuova opera di Coffee Stain Studios, più che del gioco stesso. Gioco che è pare costantemente in bilico tra citazionismo, trash voluto e problemi non voluti.

Con questo dualismo nel nostro cuore, abbiamo quindi deciso di andare più a fondo e, nelle scorse settimane, abbiamo vissuto nei panni di una capra (e non solo) e dato libero sfogo ai nostri istinti. Goat Simulator 3 è davvero un titolo divertente, oppure si tratta di un prodotto pensato per essere così brutto da fare il giro e diventare interessante? Scopritelo nella nostra recensione!

VITA DA CAPRA

Goat Simulator 3 si apre con Pilgor, la capra protagonista del primo capitolo, a bordo di un carretto insieme ad altri prigionieri, diretti verso un ovile dell’isola di San Angora. Vi dice qualcosa? Se la risposta è “no”, forse non avete giocato abbastanza a Skyrim per poter apprezzare questa divertente citazione. 

La trama del nuovo titolo di Coffee Stain Studios va poco lontano da quello che abbiamo appena scritto, con il nostro protagonista che, dopo essersi liberato, può esplorare qualsiasi angolo dell’isola. Una libertà che conduce a situazioni completamente folli. Momenti da “slice of life” che, rapidamente, degenerano nel caos più totale. Persone che diventano enormi grazie a un bizzarro macchinario, spaventapasseri che prendono vita, case che vengono strappate di peso dal terreno con una gru e portate altrove. Questi sono solo alcune delle situazioni nelle quali potreste imbattervi in Goat Simulator 3. E quelle che abbiamo citato sono presenti solo nelle prime ore, perché le cose più folli della seconda metà di gioco ve le lasciamo scoprire direttamente pad alla mano.

La narrativa non è certo l’elemento principale della produzione, ma è evidente che i dev abbiano un forte senso dell’umorismo. Umorismo che necessita comunque di una “scrittura” e che, visto quanto ci siamo sbellicati, ci sentiamo assolutamente di premiare.

Goat Simulator 3

IL PRIMO CAPITOLO ELEVATO AL QUADRATO

Bastano pochi minuti all’interno della nuova fatica di Coffee Stain Studios per capire di trovarsi di fronte a un titolo totalmente diverso rispetto al primo capitolo. La nuova avventura di Pilgor è, infatti, estremamente più strutturata. Una volta vestiti i panni del temibile capretto dovrete esplorare l’intera isola di San Angora affrontando diverse missioni sparse per la mappa. Queste missioni sono per lo più eventi da risolvere, ma il loro tasso di follia li rende estremamente divertenti. Talvolta è persino necessario ragionare su cosa fare, abbracciando il caos e cercando di pensare a come gli sviluppatori vogliano che noi risolviamo un determinato “puzzle ambientale”.

Ogni nostra azione compiuta è accompagnata da una ricompensa economica, che è poi possibile spendere all’interno del negozio. Negozio che, di conseguenza, ci permette di personalizzare Pilgor con oggetti estetici, altri che influenzano il gameplay e altri ancora che ci permettono di cambiare avatar. Avete sempre sognato di vestire i panni di uno squalo martello su uno skateboard con il cappello di Babbo Natale? Ora potrete finalmente trasformare i vostri sogni in realtà.

Mentre si vaga per le numerose aree a nostra disposizione ci sono moltissimi collezionabili da sbloccare, elemento che ci ha sinceramente divertiti grazie al posizionamento di questi oggetti. Gli sviluppatori hanno realizzato il titolo con l’obiettivo di intrattenere il giocatore e noi non possiamo far altro che congratularci con loro per esserci effettivamente riusciti. Un risultato che viene addirittura potenziato nel caso si decidesse di giocare in multiplayer, caratteristica che eleva ulteriormente il potenziale di un titolo già di per sé molto vario.

Goat Simulator 3

RIFARSI IL MANTO

Da un punto di vista tecnico, Goat Simulator 3 non è certo un’eccellenza. La verità è che, rispetto al primo capitolo, i passi avanti sono comunque molti e tutto sommato non si prova del fastidio nell’esplorare la mappa. I modelli dei personaggi sono comunque molto semplici, le animazioni talvolta grottesche, ma tutto sommato il gioco si regge in piedi con dignità. Ottima la colonna sonora, che inserisce brani (fin troppo) orecchiabili e un discreto doppiaggio in inglese. Presenti i sottotitoli in italiano, per tutti coloro che non masticano (come le capre) la lingua d’Albione.

Goat Simulator 3 è un gioco reale e concreto, ma allo stesso tempo folle e assurdo. Non è uno specchietto per le allodole, pensato per essere deriso dalla miriade di streamer presenti al mondo, ma un titolo in grado di far sinceramente divertire. Il caos regna ovunque, ma è evidente la consapevolezza degli sviluppatori del linguaggio videoludico. Una consapevolezza che si espande all’intero mercato, vista la miriade di citazioni presenti nella loro opera. Siete alla ricerca di un titolo in grado di farvi ridere di cuore? Ora sapete dove spendere i vostri soldi. Cercato un’opera narrativamente complessa, ludicamente elaborata e visivamente statuaria? Da pochi giorni è uscito un certo God of War Ragnarok che fa senza dubbio al caso vostro. Ma non ha le capre, quindi: a voi la scelta.

VOTO8
Tipologia di gioco

Goat Simulator 3 è un puro sandbox, dove il giocatore è chiamato a esplorare una vasta area nei panni di una folle capra.

Come è stato giocato

Il titolo è stato giocato su Xbox Series X grazie a un codice cortesemente fornitoci dal Publisher italiano.