Iniziata nel 2019 con Man of Medan, la Dark Pictures Anthology è una saga horror sviluppata da Supermassive Games. Una saga nella quale i giocatori sono chiamati a superare dei QTE, a prendere decisioni e, più in generale, a fare di tutto per raggiungere il miglior finale possibile. Il vero punto di forza di questo franchise, però, è la possibilità di affrontare l’intera avventura in compagnia dei propri amici, siano loro online o seduti sul divano al vostro fianco. Ogni giocatore, infatti, potrà vestire i panni di uno o più personaggi, prendendo decisioni che modificheranno gli equilibri del gruppo e l’evolversi della vicenda.

Con The Devil in Me, il team inglese chiude la sua prima stagione, costituita da quattro differenti titoli. Dopo aver esplorato diverse sfumature dell’horror, gli sviluppatori hanno deciso di terminare questa prima ondata di giochi col botto. Un botto fatto di sangue e viscere, ambientando il tutto in una replica dell’hotel di Herman Webster Mudgett, noto anche come Henry Howard Holmes. Holmes è un serial killer realmente esistito a fine Ottocento, periodo durante il quale uccise decine di persone (133, secondo una sua dichiarazione) all’interno della sua abitazione, che chiamava “il Castello”.

È con estremo interesse, quindi, che ci siamo avvicinati a questa nuova storia di Supermassive Games. Saranno riusciti i dev a mantenere alta la nostra attenzione, oppure ci troviamo di fronte a un finale di stagione un po’ sottotono?

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me

IL CASTELLO DI HOLMES

La trama ci vede interpretare una troupe televisiva invitata a visitare la replica della dimora di Henry Holmes. Com’è facile prevedere, la visita nel Castello diventa una violenta discesa all’interno di un incubo, conducendo i cinque protagonisti ad affrontare non solo un misterioso omicida, ma anche le proprie paure. Peccato, però, che proprio i protagonisti siano l’anello debole del racconto, dato che ricalcano gli stereotipi dei personaggi che troviamo da sempre all’interno dei film horror. Difficile, quindi, empatizzare con i nostri avatar, che risultano per lo più fastidiosi e privi di quel carisma necessario per entrare nei nostri cuori.

Poco importa se il cast è poco affiatato, comunque, perché il vero protagonista di The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è proprio l’edificio che fa da sfondo alla vicenda. Siamo rimasti incantati nell’esplorare le varie stanze del Castello, mentre guidavamo i nostri personaggi in quello che, rapidamente, ci ha ricordato un’attrazione da parco dei divertimenti. A donare un po’ più di profondità alla storia troviamo numerosi documenti, che contribuiscono ad approfondire il racconto. Un racconto magari non innovativo, ma dal grande fascino e capace di mantenere le nostre mani incollate al pad per tutta la durata dell’avventura, che si attesta sulle sette ore.

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me

L’ESPLORAZIONE PRIMA DI TUTTO

Esattamente come in House of Ashes (terzo capitolo della Dark Pictures Anthology), anche The Devil in Me permette al giocatore una maggiore libertà nella gestione della telecamera. In questo modo, l’esplorazione degli ambienti risulta meno frustrante che in passato, riuscendo a coinvolgere per il già elogiato nuovo setting. Il Castello, inoltre, risulta nettamente più “leggibile” delle cave sotterranee viste nello scorso episodio, garantendo all’utente un’esperienza meno confusionaria e più appagante.

Gli sviluppatori hanno inoltre pensato di dare ulteriore libertà al proprio pubblico, che ora è chiamato non solo a decidere quale decisione prendere, ma ad affrontare veri e propri puzzle ambientali. Un deciso passo avanti all’interno del franchise, che speriamo possa essere utilizzato come base di partenza per il futuro.

The Devil in Me, come i tre giochi precedenti, permette di personalizzare la propria esperienza attraverso molti bivi narrativi. Bivi che, purtroppo, talvolta ci impediscono di scoprire tutti i retroscena del titolo, ma garantendo di conseguenza una discreta rigiocabilità. Quando non si esplora o non si prendono decisioni, il giocatore dovrà affrontare sequenze d’azione attraverso gli intramontabili QTE. Anche questa volta, però, ci sentiamo di penalizzare alcuni di questi Quick Time Events, dato che c’è il rischio di vedere la dipartita dei nostri protagonisti dopo un singolo errore. Questo, talvolta, rischia di essere frustrante, punendo in modo eccessivo il giocatore, che potrebbe trovarsi a concludere l’avventura con un cast ridotto all’osso.

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me

IL PESO DEGLI ANNI

Da un punto di vista estetico, The Devil in Me è un titolo perfettamente in linea con lo scorso episodio. Gli ambienti ci hanno convinto grazie a un design riuscito e a un’ottima illuminazione, mentre abbiamo ancora dei dubbi sui volti dei personaggi e sulle animazioni dei loro corpi. I nostri protagonisti sembrano talvolta guardare nel vuoto, mentre i loro movimenti risultano talvolta eccessivamente legnosi. Il colpo d’occhio rimane comunque discreto, ma ci auguriamo che con la Stagione 2 si possa finalmente fare un deciso balzo in avanti da un punto di vista tecnologico.

Buono il doppiaggio e la colonna sonora, ma incapaci di farci davvero gridare al miracolo. Anche da questo punto di vista, speriamo che in futuro il franchise possa superare i propri limiti e regalare al pubblico un’esperienza più curata e totalizzante. La base di partenza, sicuramente, è ottima. Abbiamo avuto occasione di provare il gioco anche nella sua versione per Steam Deck. Impossibile in questo caso non elogiare il risultato raggiunto dai dev, che hanno permesso al titolo di girare fluidamente sulla nuova piattaforma portatile di Valve. Il tutto permettendo alla console di mantenere un’autonomia di circa due ore, con un risultato nettamente superiore a molte della produzioni più recenti.

L’ALBA DI UN NUOVO INIZIO

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è un’opera che convince, ma che non stupisce. Ci troviamo di fronte a un buon finale di stagione, accompagnato da un racconto splatter e ricco di momenti intensi. Peccato, però, che Supermassive Games non abbia deciso di alzare l’asticella qualitativa, adattandosi al seppur buono risultato dei precedenti episodi della saga. Se avete amato Man of Medan, Little Hope e House of Ashes non abbiate dubbi: The Devil in Me è un titolo che amerete giocare da soli o in compagnia. Se, invece, i primi tre titoli vi hanno lasciati indifferenti, non sarà questa nuova avventura a farvi cambiare idea sul franchise.

VOTO7.5
Tipologia di gioco

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è un’avventura grafica dove ogni decisione può determinare la vita o la morte dei vari personaggi.

Come è stato giocato

Il titolo è stato giocato su PlayStation 5 per la recensione, ma abbiamo avuto occasione di provare anche l’ottima versione Steam Deck.