In occasione della presentazione del film evento Le 5 Leggende, prodotto dalla DreamWorks Animation, il Festival Internazionale del Film di Roma ha ospitato in conferenza stampa il regista Peter Ramsey, la produttrice Christina Steinberg e il produttore esecutivo Guillermo Del Toro. L’evento è stato introdotto da Marco Müller, che ha colto l’occasione per presentare il neo nato premio Vanity Fair Excellence Award che quest’anno sarà consegnato proprio al film distribuito in Italia dalla Universal Pictures International Italy. Una conferenza stampa gremita e molto partecipata, grazie anche alla presenza di un mostro sacro come Del Toro.
 

Come è nato il vostro interessamento verso questo progetto?
Christina Steinberg: William Joice a suo tempo contattò me e Jeff per presentare questo splendido libro, spiegandoci come tutto fosse iniziato con una domanda che gli pose la figlia: “Babbo Natale e il Coniglietto Pasquale si conoscono?”, lui ovviamente rispose di sì e da lì iniziò il viaggio. Era difficile capire dove finissero i libri e dove iniziasse il film, secondo me i libri sono una realtà a se stante mentre secondo me era importante lavorare sui 500 anni dopo l’inizio di queste 5 leggende, su cosa hanno creato nell’immaginario comune.

Per quanto riguarda la mitologia, i protagonisti di questo film sono dei personaggi di cui tutti abbiamo un’idea che abbiamo costruito nel tempo, fin da bambini. E’ stato difficile realizzarli?
Peter Ramsey: la cosa interessante è che tutti hanno l’impressione di conoscere questi personaggi ma solo sulla base di un rapporto emotivo. Non abbiamo una conoscenza vera e propria, non c’è molto su di loro nella mitologia. William voleva affrontare questi personaggi da un punto di vista diverso. Volevamo capire cosa rappresentassero. Speranza, sogno meraviglia è da questa base che abbiamo sviluppato i nostri personaggi.

Tu che sei produttore esecutivo del film, come hai vissuto questa esperienza?
Guillermo Del Toro: ho partecipato a ogni singolo aspetto del film facendo allo stesso tempo il duro, il carino, il morbido, l’intransigente. Peter spesso veniva a piangermi sulla spalla e io ero lì pronto a spronarlo. Ho avuto modo di partecipare veramente in tutto e per tutto alla realizzazione del progetto, è stata un’esperienza meravigliosa.

L’approccio registico utilizzato, con ad esempio lunghi piani sequenza, è derivato dalla sua ricerca estetica o è stato suggerito dalla computer grafica?
Peter Ramsey: per noi era importante far risultare l’estetica di un film d’azione epico ma, ancora di più, contava il fatto che noi tutti, da bambini, credevamo in questi personaggi, e volevamo  quindi renderli nella maniera più verosimile possibile. Abbiamo usato luci come faremmo con gli attori, riprese realistiche, tutti questi personaggi hanno lo scopo di farci tornare bambini per ridonarci la potenza della fantasia accanto alla realtà.

Come è stato concepito il design della Fatina dei Denti?
Hai presente il disturbo dell’attenzione bhè, lei è affetta da questo tipo di disturbo, deve essere sempre presente in qualsiasi momento e in ogni circostanza. Lei salvaguarda le memorie e i ricordi dei bambini e cercherà di dare una mano a Frost, personaggio senza memoria, con il quale instaurerà uno tra i rapporti più importanti del film.

Che mi dice riguardo al personaggio di Sandman? È ripreso dalla serie a fumetti della DC Comics/Vertigo?
Guillermo Del Toro: Peter l’ha sempre descritto come un incrocio tra Buddha e Mister Magò ed è il più potente tra i Guardiani. Non c’è alcun collegamento con i fumetti di The Sandman di Neil Gaiman.

E questo Babbo Natale, molto moderno con tanto di tatuaggi?
Peter Ramsey: si chiama North ed è ispirato proprio ai libri di William Joyce che ha immaginato questa figura a metà tra un pirata e un avventuriero, noi abbiamo spinto oltre il personaggio, rendendolo ancora più folle. In America, come nel resto del mondo occidentale, immaginiamo un Babbo Natale che viaggia di notte sulla sua slitta trainata da renne, portando regali a tutti i bambini. Il nostro Babbo Natale è ben più pazzo. I due tatuaggi “Naughty e Nice” (buono e cattivo) rispecchiano in pieno il nostro character, è in bilico tra le due personalità.

Nel cast di doppiatori ritroviamo Jude Law nel ruolo del cattivo, come mai questa scelta?
Peter Ramsey: Il nome di Jude era tra i primi che abbiamo scelto, aveva una voce seducente e vellutata, perfetta per il ruolo di Pitch Black. Serviva qualcuno che suscitasse la voglia di essere ascoltato, in fondo, la paura ci dice ciò che vogliamo sentirci dire, è molto convincente, la voce di Jude rendeva perfettamente quest’idea.

Il film dà l’impressione di essere destinato ai più piccoli, ha una qualità infantile più forte rispetto a quelli precedenti, rivolti a un pubblico più maturo, come mai questa scelta?
Peter Ramsey: Non è che ne abbia fatti poi tanti di film di animazione ma in questo caso è stato il tema trattato a suggerirci la soluzione. Parliamo di argomenti riguardanti l’infanzia, volevamo che la gente ragionasse come i bambini, ecco perché vi è un sottotesto non esplicitato da un punto di vista emotivo che ha lo scopo di riportare chi guarda il film allo stato infantile. Ritroviamo questo tipo di personaggi fantastici in qualunque parte del mondo, proprio per questo volevamo realizzare un film in grado di riportare chiunque alla propria infanzia.

Guillermo Del Toro: volevamo fosse un lungometraggio di facile lettura ma di difficile scrittura. Doveva funzionare bene come film di intrattenimento quindi ci siamo impegnati specialmente nel creare questi personaggi, anche perché alla fine ognuno di noi da bambino ha immaginato personaggi come questi e lo scopo è permettere a tutti, adulti e bambini di essere riportati in una realtà in cui lo scetticismo non sostituisce l’intelligenza, è bello essere romantici che credono ecco, è una visione post moderna e ironica di questi personaggi leggendari.

Le uova di pietra rappresentate nella dimensione del coniglietto pasquale sono ispirate alle statue dell’Isola di Pasqua?
Peter Ramsey: la vera ispirazione nasce dal lavoro di Hayao Miyazaki, e da tutto il lavoro dello Studio Ghibli. Miyazaki  è in grado di suscitare delle emozioni che nessun’altro riesce a evocare, in questo mondo che abbiamo ricreato volevamo un coniglio pasquale che suscitasse speranza e non si fermasse all’iconografia ordinaria che lo contraddistingue.

Questo film in effetti sembrerebbe racchiudere in sé un grande messaggio di speranza
Peter Ramsey: giusto, volevamo mostrare la lotta che tutti noi conosciamo tra la speranza, la gioia, i sogni tutte qualità di cui abbiamo bisogno per essere felici, contrapposti alla paura, che ci fa rinchiudere in noi stessi. Questa storia è molto semplice, elementare direi e in tutti i personaggi troviamo degli archetipi in cui riconoscerci. Penso sia un racconto potente, e per quanto noi oggi proviamo paura, sarebbe bello vedere come questi personaggi relegati al mondo dell’infanzia possano invece essere un antidoto alla paura per i più piccoli e anche per gli adulti.

A cura di Aureliano Verità

Foto: Martina Vitelli