Il quarantanovenne Álex de la Iglesia ha diretto una delle storie più affascinanti viste a Venezia. Killer scampato per miracolo da un assassinio particolarmente complicato riesce a prendere ferito un taxi per andare in ospedale. Lo inseguono. Il conducente del taxi lo scambia per un prete visto come tiene il soprabito stretto in vita e al collo per nascondere la ferita da arma da fuoco da poco subita. Con un colpo di scena improvviso gli chiede se può andare a dare l’estrema unzione al padre morente.
Il killer non vorrebbe ma gli inseguitori gli stanno alle calcagna e quindi la casa del padre del tassista potrebbe essere un posto tranquillo.
Potrebbe….
E’ The Confession il miglior corto del collettivo Words with Gods. Abbiamo incontrato il grande regista de La Comunidad (2000), Crimen Perfecto (2004), Oxford Murders (2008) e Ballata dell’odio e dell’amore (2010; Miglior Sceneggiatura e Leone d’Argento qui a Venezia). In questa edizione della Mostra ha presentato anche Messi alle Giornate Degli Autori.
Lo abbiamo intervistato in esclusiva partendo dal suo geniale corto.

 

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Come ti è venuto in mente?
E’ sull’idea del peccato. La religione è la madre del peccato. In un certo senso è un modo per affrontare la realtà che ci circonda. Mi considero cattolico e penso veramente che la miglior cosa nella religione cattolica sia il perdono del peccato e la costante possibilità di una redenzione. In un certo senso se il cattivo si redime è addirittura meglio di uno che è stato buono per tutta la vita. E’ un po’ perverso ma è così. Siamo partiti dal concetto di un cattivo che si redime. Un killer.

Sarebbe un lungometraggio pazzesco. Ci stai pensando?
Non proprio. Però hai ragione… ci sono i tre atti dentro… è vero.

A un certo punto del corto ho pensato che il vecchio padre morente del tassista potesse essere collegato all’omicidio cui assistiamo all’inizio. E’ voluto?
Interessante. No, non è voluto ma forse inconsciamente ho voluto gettare il seme di quella possibilità. Il vecchio padre del tassista sul punto di morte parla di San Cristoforo, il santo guerriero e peccatore. “Devi essere come San Cristoforo” dice al killer e tu in quel momento pensi: “Ma questo vecchio… chi è realmente?”

Forse è un gangster come il killer?
Forse è Dio che in un modo prosaico sta provando a perdonare sceso in terra tra i comuni mortali.
C’è un momento in cui il killer, esausto, dice: “Ok, ok mi dispiace… ho detto mi dispiace” e il vecchio assume il ruolo da prete che in realtà doveva essere interpretato dal killer in quella farsa grottesca. Mi sono ispirato anche un po’ agli istrionismi di Don Chisciotte.

Potrebbe essere anche il doppio del killer?
Sì… potrebbe essere lui stesso da vecchio in una dimensione ultraterrena.

In soli 10 minuti sei riuscito a girare un corto che può essere contemporaneamente un gangster movie, una commedia pulp o una allegoria fantastica alla Confini della realtà. Come siete riusciti a buttarlo giù su carta?
All’inizio ho solo parlato con Guillermo Arriaga, il quale mi ha detto di trattare il tema del cattolicesimo. Io ho detto ok e ho pensato alla redenzione. Il produttore di Words with Gods Alex Garcia mi ha poi raccontato che un giorno un tassista lo ha scambiato per un prete per come teneva il soprabito. Io ho pensato che fosse un buon inizio e con il mio cosceneggiatore Jorge Guerricaechevarría ci siamo chiesti: “Perché tiene il soprabito in quel modo in macchina?” Risposta: “Perché è insanguinato” “E perché è insanguinato?” Risposta: “Perché gli hanno sparato” “E perché gli hanno sparato?” Risposta:“Perché è un killer professionista reduce da un lavoro finito male” e così via fino alla fine.

L’obiettivo finale qual era?
Connettere molto intrattenimento e qualche tema. Come cerco di fare sempre.

Mi ricordo di te qui a Venezia ragazzino. Che ricordi hai del tuo primo film qui in laguna Il giorno della bestia (1995)?
Beh… se ci pensi… era un film religioso anche quello no? C’era uno strano prete.

Un prete che commette una serie di crimini nei primi minuti…
Ma poi diventa un grande eroe!

Come riusciti a coinvolgere il mitico regista punk per eccellenza Alex Cox, autore di cult come Sid e Nancy (1986) e Repo Man (1984), come attore in Oxford Murders?
Quando ho girato Perdita Durango (1997) ho conosciuto Alex in Texas e siamo diventati buoni amici. Eravamo molto vicini. Inutile dire quanto fossi un genuino ammiratore dei suoi splendidi ed epocali film. A un certo punto pensai a lui per il professore pazzo di Oxford Murders. Mi venne naturale. Lui voleva fare un film su Bunuel con me in un ruolo da attore. Doveva essere una sorta di scambio di ruoli tra colleghi e buoni amici ma lui alla fine non ce la fece a realizzare il suo film. Non so più niente di Alex. Sono cinque anni che non ho sue notizie.

Cosa stai facendo adesso?
Sto lavorando a un nuovo film che girerò a gennaio. E’ una commedia frenetica e pazza. L’idea è ambientarla durante un programma spagnolo musical dedicato al Capodanno che però viene girato d’estate, per la precisione ad agosto. E’ un programma famosissimo. Il protagonista sarà un extra scemo del pubblico che applaude e dice solo: “Buon primo dell’anno!”… anche se tutto viene girato ad agosto nel giro di una settimana e mezzo. Mi piace l’idea che tutti stiano mentendo mentre si baciano e sono felici e stappano lo champagne quando in realtà si trovano in un’altra dimensione rispetto a quello che vogliono credere e vendere al pubblico. E poi voglio fare film che non riesco più a fare con le mie mani e quindi sto attraversando una nuova fase da produttore in erba che mi dà molte soddisfazioni. Voglio produrre horror movies e programmi tv. Sto tirando su una squadra di giovani cineasti che voglio aiutare a lavorare. E’ il momento giusto per produrre. Ho l’età giusta.

E Hollywood? Ci pensi mai?
Mi piacerebbe tanto lavorare a un superhero movie ma è difficile. Ogni volta che li ho incontrati in passato abbiamo parlato, discusso e poi loro volevano fare un altro film rispetto a quello che avevo in mente io. E’ successo 4 o 5 volte. Forse in futuro… ma devono fidarsi di me. Comunque sono molto rilassato e felice di lavorare in Spagna. Ho pieno controllo sul materiale. Mi piace giocare con i miei giocattoli.

Cosa non ha funzionato con Hollywood secondo te fino a questo momento?
Il mio senso dell’umorismo… penso che non sia molto adatto al loro concetto di mainstream movie. Secondo me sarebbe invece possibile collaborare perché penso che il mio humour oggi avrebbe un grande potenziale in America. Vedremo.