Durante una conferenza del Wall Street Journal a Laguna Beach, in California, James Cameron ha spiegato ai presenti com’è possibile abbattere i costi di produzione per grandi franchise riferendosi alle misure prese nel caso di Avatar e dei suoi tre seguiti previsti per dicembre 2016, 2017 e 2018.

Naturalmente si tratta di film costosi, è per questo che bisogna trarre vantaggio dalle economie di scala, girando i tre film contemporaneamente. Catturiamo la performance degli attori nello stesso momento, tutte le riprese dal vivo simultaneamente. Sembra quasi di girare una miniserie televisiva. […] E’ un ottimo modo per abbattere i costi, almeno rispetto al primo film. Potete farvi i conti di testa, se volete.

Il budget del blockbuster del 2009 (escluse le spese per il marketing) si aggirava attorno ai 200 milioni di dollari, un dato interamente ripagato se confrontato all’incasso stratosferico di 2.7 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Quanto alla tecnologia che userà per i film, non sarà diversa da quella usata per il primo episodio, ma dicerto più definita.

La cosa che continua a sorprendermi è quanto bene abbia funzionato il nostro sistema prototipo. Ma non era così user-friendly e necessitava di molto lavoro inutile, tant’è che continuavamo a farci forza pensando: “sisteremo tutto per il sequel”.

Il regista passa poi ad analizzare il termine inglese per riprese – filming – che nel caso dei film di Avatar risulta piuttosto fuori luogo.

Curiosamente, oramai il termine “filming” appare piuttosto obsoleto nel nostro caso. Per riprese dal vivo catturiamo effettivamente delle immagini, ma è fatto tutto con cineprese digitali. E ciò rappresenta solamente una percentuale minima – forse il 20-25% – del film in totale. Il resto è generato interamente dal nulla.

Il dibattito si è poi spostato sulla realtà virtuale e sull’Oculus Rift (da alcuni mesi acquistato da Facebook per 2 miliardi), che stando a quanto sostenuto dal regista non può esser in alcun modo considerato il futuro del cinema.

Sembra esserci un mucchio di entusiasmo per qualcosa che, a mio parere, è francamente una noia. Mi chiedo spesso quand’è che i tempi saranno maturi, quand’è che la massa comincerà ad accettare e sfruttare la Realtà Virtuale e di che tipo sarà; come sarà il livello di interazione dell’utente rispetto al semplice: “sto fermo e posso guardarmi in giro”. Insomma, se volete muovervi in una realtà virtuale, esistono i videogiochi.

Fonte: THR