Harvey Weinstein ha la reputazione di essere un produttore dalle idee chiare ma anche dai modi bruschi. La sua aggressività è cosa nota, e quando nell’autunno del 2013 iniziò a girare voce che vi fossero dei problemi tra lui e il regista Olivier Dahan sul film all’epoca in lavorazione su Grace Kelly in pochi si stupirono. All’epoca, Dahan decise di parlare alla stampa francese accusando Weinstein di voler “edulcorare” il biopic e trasformarlo in una pellicola Hollywoodiana. A quel punto il produttore prese in considerazione di cancellare l’uscita di Grace di Monaco, ma successivamente ottenne il lancio al Festival di Cannes e lo diede in pasto ai critici (anche a noi non piacque).

Cosa accadde realmente? Difficilmente lo sapremo mai, ma all’epoca Weinstein non si dilungò molto in spiegazioni (anche perché c’era da promuovere il film, ovviamente). Ora invece, in una lunga intervista su Deadline, dice finalmente la sua versione dei fatti:

Questo è quanto accadde realmente. La sceneggiatura che comprammo noi era praticamente Il Discorso del Re, con un grande momento nel quale la Principessa Grace prende posizione ed emerge su tutti. Questo era l’elemento che aveva attirato maggiormente Nicole Kidman. C’erano momenti davvero grandiosi.

Il regista è francese, e trasformò la sceneggiatura in un film più Hitchcockiano, alla Donna che Visse due Volte, nel quale peraltro ironicamente Grace non c’era. Lo sceneggiatore Arash Amel mi chiamò e mi chiese cosa stava succedendo alla sua sceneggiatura. Benvenuto a Hollywood. Gli sceneggiatori di solito non possono dire nulla sui loro script, ma decidemmo di metterlo a lavorare con un gruppo di montatori e vedere se riuscivano, rimontandolo, a far tornare il film com’era nella sceneggiatura. Il risultato è straordinario, potete chiederlo a Nicole, straordinario.

Ma il regista si rifiutò completamente di riconoscere quella versione del film e mi criticò aspramente. Una volta, avrei combattuto il più possibile. Cercai anche di convincere Nicole a fare pressioni, ma sono stanco di queste cose, non voglio lotte come questa. Il film sarebbe stato molto meglio nella versione dello sceneggiatura, e spero che la gente lo possa vedere prima o poi. Non si trattava di un film di cambiamento, ma un film di intrattenimento. Ma Olivier Dahan voleva fare ciò che voleva, mi insultò sulla stampa francese. Mi resi conto che la cosa migliore da fare, a quel punto, era starne fuori. Avevo già detto quello che pensavo, e decisi di lasciare che il giudice fosse Cannes. Mi hanno sempre chiamato Harvey Mani di Forbice, e pensate un po’, è un nomignolo che mi è stato dato da un concorrente noto per essere molto più interventista di me sui film che produceva. Non ho mai rimontato un film senza coinvolgere un regista. Avevamo spiegato a Olivier ciò che stavamo facendo, e gli avevamo anche chiesto di venire a dare un’occhiata. Il produttore del film pensava che Olivier non sarebbe dovuto venire. Tutto quanto avviene alla luce del sole, eppure il mio nomignolo rimane.

Va detto che il nomignolo di Harvey Weinstein c’è per un motivo, basti pensare alle polemiche per i suoi tagli su Shaolin Soccer o La Principessa Mononoke nelle versioni americane dei film. E proprio l’anno scorso si è molto polemizzato sui tagli operati dalla Weinstein Company per la release di Snowpiercer negli USA. Il regista Bong Joon-ho, spalleggiato dai fan di tutto il mondo, ha però ottenuto che il film uscisse nella versione completa. La risposta della Weinstein Company è stata affermativa, ma i piani distribuitivi sono cambiati: anziché un lancio in oltre 2500 cinema, il film è stato distribuito in un numero limitato di copie e, in contemporanea, on demand. Weinstein è convinto di aver fatto la cosa giusta:

Secondo me il film non era abbastanza commerciale da permettersi un lancio in 2.500 cinema, che era la cosa che invece volevano i coreani. Per quanto mi riguardava, la versione del regista era d’essai, un film da art house. Dissi che dovevamo tagliare almeno 20 minuti e modificare un paio di cose. Molti registi, che non nominerò, mi consigliarono la stessa cosa. Alcuni dei più importanti registi al mondo dissero a Bong Joon-ho: guarda che Harvey ti sta aiutando.

Alla fine ci venne questa idea del Video on demand, e Snowpiercer andò alla grande. A quel punto mi criticarono tutti, dicendo che se avessi distribuito il film in 2.500 cinema avrebbe avuto un grande successo. Siccome distribuivo il film in Australia, proposi loro di lanciarlo in ampia distribuzione là. Andò malissimo. Decisi per un lancio ampio in tutti gli altri paesi: con l’eccezione della Francia, dove il fumetto è ambientato, e della Corea del Sud, dove il regista è un eroe nazionale, il film ha funzionato solo negli Stati Uniti con la formula ibrida da me proposta. Nessuno lo dirà sulla stampa, nessuno dirà “quel figlio di pu***na aveva ragione”.

 

snowpiercer banner