Guardate le locandine in testa a questo articolo: se le conoscete, allora conoscete il lavoro di Federico Mauro, art director trentacinquenne che negli ultimi anni è emerso come il principale (e più interessante) artista di manifesti del cinema italiano. Questo anche perché la sua passione per il cinema e la televisione lo ha portato a realizzare numerosi poster e artwork non ufficiali, oppure tributi che sono diventati virali (vedi la serie dedicata a House of Cards, o le numerose serie “Famous…” ). Sue le campagne di pellicole come Smetto Quando Voglio, Diaz, Nessuno si Salva da Solo, L’Ultimo Terrestre, Magnifica Presenza.

Lo abbiamo intervistato per capire cosa significa fare un lavoro come il suo in Italia, e quali sono le sue ispirazioni.

Innanzitutto come descriveresti, per il nostri lettori, il tuo lavoro nel campo cinematografico?

Ecco, domanda complicata… dunque… ci provo. Diciamo che sostanzialmente mi occupo della dimensione creativa della promozione di un film. Nel “concreto”: realizzo i manifesti dei film, curo lo sviluppo creativo delle campagne di comunicazione, social e viral, ideando e realizzando i materiali. Insomma, molte di quelle cose che si vedono di un film prima dell’uscita in sala e che dovrebbero “stimolare” a vederlo.  Da Gennaio 2015 ho dato vita, con Marco De Micheli, a “Vertigo”, un’agenzia creativa. Ci occupiamo di manifesti, campagne di comunicazione e social ma anche di trailer e pianificazione media il tutto con un’unica Direzione Creativa.

Quando è nata la tua passione per le locandine cinematografiche?

Ho vissuto la mia infanzia in un piccolo paese della provincia di Avellino che aveva la fortuna di ospitare una delle sale cinematografiche più antiche del nostro territorio. Ho avuto, da subito, un fortissimo legame con l’esperienza della “sala” e con la fruizione di quell’immaginario legato ai ‘materiali’ di promozione e comunicazione dei film: manifesti, locandine, fotobuste, trailer…

Drew Struzan, Saul Bass: quale tra queste due icone dei manifesti cinematografici consideri più affine ai tuoi gusti? Io un’idea ce l’ho…

Quella di Saul Bass la trovo una figura interessante e inedita nella Storia del Cinema

Struzan è un artista straordinario e un grandissimo illustratore ma per me Saul Bass rappresenta il Creativo Puro. Il suo stile, unico, si è contaminato anche in tante altre cose. Basti pensare a come, oltre ad aver realizzato tra i più bei poster di sempre, abbia anche realizzato bellissime title-sequence ma soprattutto, e questa cosa dice tutto, è quello che ha co-ideato, visivamente, la sequenza della doccia di Psyco di Hitchcock.
Quella di Saul Bass la trovo una figura interessante e inedita nella Storia del Cinema: un Creativo che, solitamente, lavorava a una fase successiva – al lancio del film – che diventa sempre più importante nella fase di “realizzazione”, imponendo il suo stile anche ‘dentro’ il film.

E invece hai dei punti di riferimento storici italiani per quanto riguarda le locandine? In passato abbiamo avuto grandi artisti…

Renato Casaro sopra tutti (Per un pugno di dollari, C’era una volta in America, e tutti i film con Bud Spencer e Terence Hill, ndr). Un artista straordinario con uno stile inconfondibile. Sono molto legato al suo lavoro anche perché, essendo cresciuto negli anni ’80, ho praticamente vissuto da spettatore tutte le sue suggestioni artistiche. Ho una buona collezione di manifesti e locandine originali e i lavori che amo di più sono i suoi.

Cosa ne pensi della situazione attuale nel campo dei poster cinematografici a Hollywood?

L’impressione è che nel campo dei blockbuster ci sia sempre più spesso una sorta di omologazione, di schemi… ma è anche abbastanza normale però vedo idee molto interessanti nel cinema indipendente.

 

 

Dicci tre locandine che, nel 2014, ti hanno colpito di più.

Inherent Vice, Boyhood e il teaser poster de Il Racconto dei Racconti.

E invece dicci quali sono le tre locandine che più adori in assoluto.

Ve ne dico 5:

  • The Human Factor
  • BlowUp
  • L’Esorcista
  • Opera
  • American Beauty

Come sviluppi, generalmente, l’idea per un poster commissionato?

Parto sempre dalla sceneggiatura. Ho la fortuna di intervenire quasi sempre prima della fase delle riprese. Quando leggo la sceneggiatura già mi faccio un’idea del film e provo ad immaginare una ‘sintesi’ visiva. Io non disegno mai, non faccio quasi mai bozzetti. Anche perché non sono capace! Al computer me la cavo bene, ma con la matita sono un vero disastro!
Ho delle immagini che mi vengono in mente e provo a descriverle. Butto giù un po’ di idee, raccolgo reference (perché per me il lavoro degli altri è sempre un grande motivo di ispirazione e confronto) e poi elaboro il tutto al computer.
Il momento esecutivo per me è la parte più veloce e secondaria. Il grosso del mio lavoro consiste nel pensare e trovare l’idea giusta. Poi, ovviamente, si parla di queste idee con gli Autori, con la produzione e la distribuzione. La scelta del manifesto (e delle campagne in generale) è davvero un momento collettivo, aperto a stimoli diversi, dove vengono analizzati tutti i punti di forza e le tracce su cui portare l’immagine del film. Si definiscono le linee da esplorare e si prepara il materiale. Poi, a film finito, si decide su quale sia l’immagine più giusta e su quale aspetto puntare.

E come nascono invece idee come quella di “Famous…” (vedi, per esempio, Famous Hats)?

Quelle sono cose che faccio nel tempo libero. Sono idee semplici che realizzo in poco tempo e senza alcuna commissione. Mi ha divertito molto vedere che un progetto così semplice potesse fare letteralmente il giro del mondo. Ma vedi, quelle sono cose che mi piace fruire sul web da utente. E ce ne sono tantissime e sono meravigliose!

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Qual è stata finora la campagna della quale sei più orgoglioso?

Ogni nuova campagna, quando ha degli obiettivi difficili e riesce bene, è quella che ti gratifica di più. Ma se me ne chiedi una in particolare allora ti rispondo Diaz. Perché è stata la più lunga, la più difficile ed anche quella umanamente più sentita.

Quali prospettive hai per il futuro, c’è un progetto che ti piacerebbe tantissimo curare, un sogno?

Da oltre un paio d’anni lavoro anche per una Social-Tv Agency Francese, Darewin, una giovane e bellissima realtà di Parigi che sta ottenendo un enorme successo grazie alle campagne di comunicazione innovativa. È un lavoro molto interessante perché è perfettamente inserito nelle dinamiche attuali di fruizione dei contenuti. E poi è un modo di lavorare alle mie serie preferite ma soprattutto siamo stati scelti da Netflix come agenzia di riferimento per la Francia.
Ecco, quello che mi piacerebbe è fare qui quello che mi fanno fare in Francia. Trovare delle nuove formule di comunicazione per valorizzare e diffondere un prodotto culturale, renderlo visibile, rafforzarlo e divertirsi un casino nel mentre si fa questo.
Sarebbe il massimo. Proprio come andare al Cinema!

Potete vedere tutti i lavori di Federico Mauro sul suo sito ufficiale.

 

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