“La prossima volta datemi un tavolo più grande. Così sembra di scopare con le facce dei giornalisti”.

Oliver Stone comincia a modo suo il nostro incontro alla Festa del Cinema di Roma 2016 in occasione della presentazione di Snowden, sua ultima fatica registica uscita nel mercato Usa il 16 settembre scorso all’indomani dal settantesimo anno di età compiuto dal regista di Platoon (1986), Wall Street (1987), JFK (1991), Assassini Nati – Natural Born Killers (1994) e Gli Intrighi Del Potere – Nixon (1995).

In Italia lo vedremo in sala a partire dal 1 dicembre distribuito da Bim.

È la ventesima regia per il cinema esclusi i documentari da parte del newyorkese sette volte nominato e tre volte premiato all’Oscar (Miglior Sceneggiatura Non Originale per Fuga di Mezzanotte, Miglior Regia per Platoon e Nato il Quattro Luglio). È una potente drammatizzazione di 134 minuti dilatata nel tempo (dal 2004 al 2013) della vita dell’uomo con la magliettina bianca che imparammo a conoscere grazie allo splendido documentario premio Oscar Citizenfour (2014) di Laura Poitras (nel film di Stone interpretata da Melissa Leo). Edward Snowden, ex Cia ed ex Nsa, è il ventinovenne che ha svelato al mondo nel giugno del 2013 alcuni dei sistemi più sofisticati usati dal governo nordamericano per effettuare una massiccia sorveglianza di massa non solo in patria ma in tutto il mondo. Per alcuni Snowden è un traditore. Per altri un patriota in grado di ribellarsi a quel governo che aveva appoggiato e per cui aveva lavorato alacremente fin da giovanissimo.

Il film di Stone ha diviso la critica Usa ed è stato accolto dagli applausi qui alla Festa del Cinema di Roma 2016. Non abbiamo scopato con la sua faccia, ma ci siamo divertiti lo stesso.

Sei d’accordo che la dimensione del problema dell’invasione della privacy da parte del governo americano e della sorveglianza di massa sia peggiorato, come si sostiene nel film, negli ultimi 20 anni?

Assolutamente. La tecnologia si è sviluppata e con questo sviluppo è anche più facile entrare nelle vite di tutti noi. Oggi esistono antenne satellitari grandi come la Torre Eiffel che gravitano nello spazio. Ieri non c’erano. Esistono reti di cavi sottomarini, per non parlare del cyberspazio. È un’operazione gigantesca, molto costosa e portata avanti senza il consenso democratico. Fino al 2000 Google non faceva soldi. Poi, appena hanno cominciato a puntare al business, hanno cominciato a vendere informazioni al governo.

Nel film è come se il corpo di Snowden si ribellasse alla sua mente. Edward viene “convinto” dal suo corpo?

Lo voluto dipingere come un represso: Nelle ossa fragili, nella voce impostata e nella tendenza a tenere tutto sotto controllo. Forse tu lo hai visto come un uomo senza emozioni, non so. Io vedo Edward come un impiegato e non come un eroe atletico.

È allora fondamentale la storia d’amore con una donna a suo agio con il proprio corpo come la Lindsay Mills di Shailene Woodley?

Lei è estroversa, esuberante. Quasi, in un certo senso, un uomo. Vede in lui qualcosa che gli altri non vedono. Lei lo rende umano e sì… lei gli permette di fare qualcosa che senza una donna così forte al fianco Edward non sarebbe mai stato in grado di fare. Senza di lei sarebbe diventato come un robot, come i suoi colleghi alla Nsa. C’è una gag nel finale del film proprio riguardo l’essenza robotica di Edward. Lindsay, invece, è carnale ed espansiva.

Perché hai scelto Joseph Gordon-Levitt?

È stato il più bravo a proporsi per il ruolo. Devo ammettere che non lo conoscevo affatto. Somiglia a Edward. C’è una certa neutralità nel suo viso. Joseph è un uomo molto cerebrale. Quando ha accettato la parte non mi sono dovuto più preoccupare di trovare un altro attore. Ero convinto che potesse essere lui. Non era una vera e propria star ma sicuramente andava bene per me.

Come è il tuo rapporto con Snowden? Come lo trovi ora dal punto di vista umano?

Quest’anno l’ho visto sia in primavera che a settembre. Sta bene. È molto soddisfatto del film e mi è stato al fianco. Il paradosso è che se Snowden ci appoggia, potrebbe anche danneggiarci perché negli Stati Uniti molti lo vedono come un nemico o al massimo come uno spione che ha compromesso la sua patria (weasel in gergo inglese, N.d.R.).

È più rilassato ora come sembra dalla chiusa del film?

Assolutamente sì. Non ho avuto la possibilità di conoscerlo prima che rendesse pubbliche tutte quelle cose ma posso dire che in base a ciò che ho ricostruito e che mi hanno detto i testimoni con cui ho parlato, ora è sicuramente un uomo più rilassato e felice. Era più nervoso e in crisi durante il periodo da spia. Tranne Linsday, forse nessuno è mai entrato realmente in contatto con il mondo interiore di Edward. E anche lei… era all’oscuro di molti segreti fino all’ultimo momento. Quando lui partì a maggio 2013 per Honk Kong per incontrare Laura Poitras e Glenn Greenwald, Lindsay rimase sconvolta. Il suo cuore era infranto.

Sembri sempre più pessimista sugli Stati Uniti. Cosa pensi delle generazioni future di tuoi connazionali? Smetteranno almeno loro di vedere Snowden come un semplice traditore?

Magari. Ho fatto il film per loro. Speriamo che funzioni da questo punto di vista. Nelle nuove generazioni esistono persone in gamba e totali imbecilli che tifano: “Usa! Usa!” come se fossero alla stadio. Non devi mai dimenticare che noi viziamo i nostri figli e diamo un’educazione pessima sopratutto per quanto riguarda il liceo. Alcuni dei più grandi college del mio paese sono interessati esclusivamente a costruire grandi squadre di football o basket. Nonostante in quei campus si possa studiare con ottimi professori, la strategia del campus è sempre quella di enfatizzare le materie sportive. È una distrazione molto ben studiata. Quello che è sconvolgente è il livello infimo delle high school. Sono pessime. Non si studia la storia e mi è molto dispiaciuto che nessun liceo nel mio paese abbia voluto inserire nei suoi corsi la mia serie Oliver Stone – USA, La Storia Mai Raccontata (12 episodi prodotti nel 2012 per Showtime e diventati anche dei libri, N.d.R.). Il problema è che molti insegnanti nei licei preferiscono insegnare quella che io chiamo La Storia Secondo Walt Disney.

Ti piacerebbe un film realizzato da un regista italiano dal titolo In Guerra Per Amore in cui per la prima volta nella storia del cinema italiano, che tu conosci bene attraverso il tuo amore per Gillo Pontecorvo e Francesco Rosi, si racconta di come l’esercito americano assoldò e mise i mafiosi siciliani in posizioni di potere politico per avere un appoggio interno durante la marcia di liberazione del mio paese da Sud a Nord dopo lo sbarco in Sicilia degli Alleati del 10 luglio del 1943.

È un film che critica e mette in discussione noi nordamericani?

Sì. Abbastanza.

Bene. Sono contento che qualcuno abbia fatto un film così. Abbiamo fatto così tanti errori anche durante la Seconda Guerra Mondiale. A partire dall’arrivo in Italia. È stato un errore enorme.

Qual è il momento del tuo ultimo film che ami di più?

Intendi di Snowden?

Sì…

Un momento? Un solo momento?

Una scena, un’inquadratura, un momento sì… 

No. Non posso rispondere perché non riesco assolutamente a dividere il mio film in un momento o in una inquadratura. Sono un regista cinematografico e non un regista di videoclip. Ti dovrei parlare di 20 o 25 momenti da me molto amati nel film. Non posso stare qua a isolare una singola scena o una singola inquadratura di Snowden. Il mio momento preferito è un momento che va dal minuto uno a quello 134.

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