Il team formato da Ryan Reynolds, Tim Miller, Rhett Reese e Paul Wernick pareva destinato a durare nel tempo, dopo aver superato le mille vicissitudini che hanno portato alla realizzazione e al successo di Deadpool.

Come noto però, il filmmaker qualche settimana fa ha abbandonato la regia del sequel, scatenando su Internet le (prevedibili) proteste dei fan. Dopo quella notizia, The Wrap ha pubblicato un report secondo cui le motivazioni ruotavano tutte intorno alle divergenze creative fra Reynolds + i due sceneggiatori e il regista (lo trovate qua). In seguito alla diffusione di questo rumour, le voci critiche verso il protagonista del cinecomic si sono attenuate drasticamente, anche se la diretta voce dell’attore mancava ancora dalle colonne della cronaca cinematografica.

Finora.

La star canadese ha difatti rilasciato una corposa intervista a GQ dove ha avuto modo di spiegare meglio le ragioni del divorzio:

Mi dispiace molto che se ne sia andato e nessuno ha lavorato a Deadpool più duramente di lui […] So bene quando c’è bisogno di esercitare il controllo e quando devo farmi da parte. Non mi sognerei mai e poi mai di mettermi a discutere a tavolino con Tim Miller per dirgli “Gli effetti speciali di Deadpool devono essere fatti in questo modo!”. Cioè, quell’uomo è un mago degli effetti speciali. Ma ci sono personaggi e toni che conosco molto bene. E, fra le altre cose, sono stato “insieme a Deadpool” più di ogni altra persona in circolazione a parte quelli che hanno ideato il personaggio. Per undici anni ho spinto su per la collina questo masso di Sisifo che finiva sempre per rirotolarmi addosso. Per cui a capo del progetto ci sono, io dall’inizio alla fine.

Come dare torto all’attore proveniente, fra le altre cose, da aspri attriti con la 20Th Century Fox per il trattamento riservato al Mercenario Chiacchierone nel primo film solitario di Wolverine?

Ecco cosa racconta:

È accaduto tutto durante lo sciopero degli sceneggiatori, per cui sono stato io a scrivere tutti i miei dialoghi in X-Men: Le Origini – Wolverine. Voglio dire, nelle indicazioni di regia c’era scritto semplicemente “Arriva Deadpool, parla velocissimo e fa un sacco di battute”. All’inizio del film è molto simile a Wade Wilson in Deadpool, siamo da quelle parti. Ma poi finisce per deviare completamente dal canone per quel che riguarda la sua trasformazione e finisce per essere una versione aberrante di Deadpool che è più un Barakapool con la bocca cucita, le strane lame che gli escono dalle mani, i tatuaggi bizzarri e tutte queste robe. Poi nel film recito per poco tempo, e un altro attore, uno stuntman davvero bravissimo, a fare il grosso del lavoro. Sostanzialmente al tempo lo studio mi disse “Se vuoi interpretare Deadpool questa è la tua possibilità per introdurlo al grande pubblico in questo modo. Se non ti sta bene, lo faremo fare a un altro”.

Prosegue:

Il film è finito online con un leak un mese e mezzo prima dell’uscita nelle sale e la gente, dopo averlo visto, è finita per arrabbiarsi molto per il trattamento riservato al personaggio. Ero in Messico con degli amici e ho ricevuto una telefonata dal presidente dello studio che mi diceva di salire sul primo aereo e tornare in America perché dovevamo rigirare il finale del film. La mia attitudine era tutta all’insegna del “ve lo avevo detto”.

Infine, nel 2010, un ultimo, “disperato” tentativo per cercare di convincere la Fox a realizzare il film su Deadpool:

Scrissi una lettera ai miei capi della Fox in cui scrivevo “Accetterò di fare questo film, Lanterna Verde, se deciderete di non fare Deadpool. Sono sull’altare e sto per mettermi con un’altra persona, ma se mi dite che avete intenzione di spendere il resto della vostra vita con me, resterò con voi per sempre”. La loro risposta fu “Sfortunatamente non possiamo dare la luce verde a quel film e non pensiamo che potremo mai farlo”. A quel punto ho pensato che fosse il momento di voltare pagina.

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