Chi compra DVD e Blu- Ray se n’è ormai accorto, il mondo home video da qualche anno sta cercando di intraprendere la strada dell’affiancamento, cioè sta cercando di abituare lo zoccolo duro più fedele (quelli che per l’appunto acquistano supporti materiali) all’arrivo dei supporti immateriali. Il passaggio da Blu-Ray a file non sarà rapido nè indolore e la prova è come i servizi legali di visione casalinga dei film fino ad ora non abbiano funzionato a dovere. Non lo hanno fatto da noi ma nemmeno in America, dove non poche sono state le fatiche della pur ottima idea di Ultraviolet (il consorzio che mira a permettere di comprare una volta sola e accedere al film da qualsiasi device in qualsiasi forma).

Dunque da qualche tempo acquistare un film su supporto materiale può voler dire anche acquistare una copia immateriale, cioè il diritto alla visione del medesimo film in formato digitale (scaricato da internet o in streaming). Il punto è che una simile idea richiede il funzionamento di piattaforme e sistemi diversi (la compatibilità dev’essere massima), la loro comunicazione e deve stare al passo dei rivali pirati, cosa non semplice visto che il download e lo streaming illegali hanno il difetto della qualità (nemmeno sempre) ma sono rapidi, ben forniti e di semplice accesso. I servizi a pagamento faticano ad essere tutto questo e di più.

Il messaggio più importante che queste iniziative danno però è che il passaggio all’immateriale è molto più di un cambio di formato, è un cambio di paradigma. Si passa dall’idea di possesso di un oggetto fisico (ho comprato questo disco) all’idea di possesso di un diritto (ho comprato il diritto a vedere questo film ovunque esso sia e in qualsiasi maniera sia possibile farlo), si passa cioè ad una mentalità platform agnostic: non importa il pezzo di plastica che sto usando (sia un pc, un lettore Blu-ray, una connected TV, un cellulare o un tablet) se si connette ad internet e mostra video devo poter accedere al film che ho pagato.

Per tutti questi motivi è da salutare con felicità la seconda fase di tentativi di raggiungere un mercato immateriale dei film. Dall’uscita di Gangster Squad (quindi la cosa è valida anche per Il cacciatore di giganti e Lo Hobbit: un Viaggio Inaspettato) la Warner Bros. Home Entertainment ha dato il via alla versione 2.0 del suo servizio di Digital Copy in collaborazione con Flixster, servizio che abbiamo potuto provare con una sessione pesante di test su diverse piattaforme e con diverse modalità.

Flixster ha un’app per iOs e Android, oltre alla versione web-based per computer, in tutti e tre i casi il film si può scaricare o vedere in streaming (a seconda della piattaforma e della risoluzione necessaria la dimensione del download oscilla tra 1,64Gb e poco meno di 1Gb), l’account chiaramente è unico. A partire dal sito it.flixster.com si inserisce il codice di riscatto, oltre al proprio account e si diventa proprietari del diritto alla visione, questo potrà concretizzarsi su qualsiasi device.

Certo esiste un limite di download e anche un limite di streaming su apparecchi differenti ma si tratta di casi molto estremi (noi abbiamo superato il limite provandolo su molti device in poco tempo ma una persona normale difficilmente lo supera) e comunque è possibile porre rimedio facilmente facendo log out e log in nuovamente. Insomma nonostante l’abbiamo sottoposto agli usi peggiori e più improbabili, ha resistito e ci siamo dovuti arrendere: la digital copy versione 2.0 della Warner funziona.

 

 

La qualità dello streaming non è HD ma molto ben compressa e definita, la differenza è per maniaci della risoluzione mentre gli spettatori normali possono essere ben più che soddisfatti, mentre la fluidità dello streaming anche con un’ADSL non particolarmente potente è impeccabile, il film non si interrompe nè necessita di tempi di caricamento che non siano quelli iniziali.

Inoltre su dispositivi mobili le app sono fatte in modo da ricordare il punto in cui viene interrotta la visione anche dopo un log out.

Si tratta di piccoli esempi di attenzioni che ben spiegano cosa significhi “superare la pirateria” sul suo medesimo terreno di caccia. Certo manca l’ampiezza del catalogo ma lì bisogna arrivarci per gradi e, come si diceva all’inizio, questa è la fase dell’affiancamento.