Uscirà il prossimo 8 aprile nei paesi anglofoni Creativity, Inc., un libro scritto dal presidente della Pixar Ed Catmull con l'obiettivo di svelare i segreti, l'ideologia e la filosofia che si cela dietro il celebre studio di film d'animazione. 

Uno degli argomenti principali della pubblicazione sarà, ad esempio, il processo del Braintrust, a cui si deve – secondo Catmull – il successo delle più grandi pellicole della major. Il Braintrust consiste in gruppo di esperti del settore (tra cui John Lasseter, Andrew Stanton, Lee Unkrich, Joe Ranft e Pete Docter) che ha il compito di analizzare passo dopo passo una pellicola per individuarne i punti deboli.

L'estratto che segue ne fornisce un diretto esempio prendendo in esame Inside Out, il cartoon ambientato nel cervello di una bambina diretto da Pete Docter e in uscita nel 2015:

Su una cosa sembravano tutti d'accordo: una scena chiave, una discussione tra due personaggi sul perchè alcuni ricordi svaniscano mentre altri restano vividi per sempre, era troppo poco incisiva per permettere al pubblico di immedesimarsi. 

Brad Bird, un ribelle che da sempre lotta per l'integrità della conformità creativa, è stato il primo a parlare: "Capisco che punti a qualcosa di semplice e coinvolgente, ma c'è bisogno di qualcosa di più intenso". 

E' toccato poi a Andrew Stanton. Andrew è del parere che le persone debbano rendersi conto dei propri sbagli il prima possibile. […] A quanto pare Pete e il suo team avevano sbagliato. "Credo che tu debba spendere più tempo a fissare le regole del tuo mondo immaginario". 

Ogni film Pixar, d'altronde, ha le sue regole che gli spettatori devono accettare, capire e assecondare. Le voci dei giocattoli nei film di Toy Story, ad esempio, non sono mai udibili a orecchio umano. I topi di Ratatouille camminano a quattro zampe, tutti eccetto Remy, la nostra star, la cui posa lo rende diverso degli altri. Nel film di Pete, una delle regole – almeno fino a oggi – è che i ricordi (ritratti come delle sfere luminose in vetro) vengono riposti nel cervello, in una specie di archivio, attraverso un sistema labirintico di canali. Quando poi tali ricordi vengono riportati alla memoria e richiamati alla mente, ritornano attraverso un altro sistema di canali, come le palle da bowling ritorno alla postazione originale. 

L'idea era decisamente elegante e di grande effetto, ma Andrew suggerì di chiarire un'altra regola: come i ricordi e le emozioni mutano nel tempo mentre il cervello invecchia. Era l'occasione migliore per stabilare dei temi chiave. Ascoltando le sue parole mi venne in mente come in Toy Story 2 l'aggiunta di Wheezy contribuì a comunicare che i giocattoli potevano finire su uno scaffale a prendere polvere. Per Andrew ora c'era un'occasione simile: "Pete, il film parla dell'inevitabilità del cambiamento. Tutti devono crescere". 

Il vero punto di svolta del Braintrust è che non ha valenza coercitiva: il regista dell'opera presa in esame è dotato della totale libertà creativa. Starà a lui decide se assecondare o meno i suggerimenti dell'organo di consulenza. Di tutt'altra natura sono i casi di divergenze creative che hanno portato all'allontanamento di alcuni registi da progetti come Ratatouille, Cars 2 e Brave: si trattava, a quanto pare, di una decisione degli esecutivi, più che del Braintrust.

Il caso più recente è quello di The Good Dinosaur: il film è slittato al 2015, mentre Bob Peterson è stato rimosso dalla regia del cartoon. Pronunciandosi sulla vicenda, Catmull spiega nel libro:

Al momento, visto che Frozen della Disney ha buone probabilità di incassare un miliardo di dollari (così è stato N.d.R.), sono tutti euforici. Alla Pixar, invece, dopo tanto lavoro abbiamo dovuto dire: "Ci dispiace, Good Dinosaur non rispetta le nostre aspettative, bisogna ricominciare da capo. L'idea è promettente, ma il team va cambiato". E' una scelta dolorosa, ma è così ogni volta che facciamo un errore. So benissimo che alcune persone provano più dolore di altri (di recente abbiamo dovuto licenziare una cinquantina di dipendenti), ma il nostro obiettivo è fare del meglio per i nostri film.   

Quindi ora si può vedere questo momento come un successo per la Disney e una crisi per la Pixar. Ma non è così. Prima di tutto, dal 2007 al 2011 la Pixar ha prodotto quattro film [Ratatouille, Wall-E, Up e Toy Story 3] che hanno innalzato così tanto la qualità dei film d'animazione che i nostri film vengono continuamente paragonati con i nostri stessi film, non con la concorrenza. E poi, quel successo ci ha condotto nell'occhio del ciclone. Abbiamo riavviato Toy Story e Ratatouille, ma nessuno se n'è accorto. Tutto questo per dire che la Disney dovrà fare i conti con questo problema più in là, la Pixar lo sta affrontando adesso. […] Uno dei messaggi del libro è che le cose vanno sempre male e noi non possiamo prevederlo. Non riusciremo mai a fare qualcosa di perfetto, il nostro lavoro è pensare di continuo a quello che facciamo.