Uno è conosciuto per essere loquace, spiritoso, di gran presenza e accentratore, l’altro per essere silenzioso, riservato e per rispondere alle domande della stampa a mezza bocca, con frasi minuscole e un chiaro senso di fastidio.

E hanno confermato i rispettivi stereotipi anche nella conferenza romana di Il grande match (leggi la recensione).

Sylvester Stallone e Robert De Niro (che aveva un berretto per celare la pelata del film cui sta lavorando ora) sono sembrati molto più affiatati di quanto non fosse noto, del resto hanno esordito quasi contemporaneamente e, anche se in universi cinematografici lontani, i loro film sono spesso usciti contemporaneamente: “Ricordo ancora quando uscì Rocky, nel cinema accanto, proprio accanto usciva Taxi Driver” ha rievocato Stallone prima di scherzare con De Niro dicendogli “Mi hai fregato tutti i ruoli che dovevo fare io!” e ammettere che in realtà non avrebbe mai potuto avere la carriera di De Niro, non avendo nè il fegato nè la forza di rischiare così tanto.

Tuttavia Stallone ha confermato la notizia secondo la quale riprenderà il ruolo di Rocky Balboa sebbene non in un film della serie: “Niente Rocky VII, ho chiuso con quella serie. Prenderò parte però a Creed, il film di Ryan Coogler sul figlio di Apollo. Iniziamo a girare a Febbraio. Ma è davvero un film completamente diverso, è un drammatico”.

 

 

La prima domanda è stata la più ragionevole, ovvero perchè fare un film così:

Stallone: “Ehy due grandi atleti che si scontrano 25 anni dopo il loro ultimo grande incontro! E’ bello anche se i due non sono al massimo, io lo vorrei vedere. E’ un’occasione unica”

De Niro: “Hai già spiegato bene Sylvester. E’ per divertirsi e sappiamo tutti quale sia il sottotesto di tutto ciò”

Perchè la boxe funziona così tanto al cinema?

Stallone: “Perchè in realtà i migliori film di boxe non parlano di boxe. Rocky è una storia di amore e anche Toro scatenato parla di altre cose. La boxe è molto simbolica, è una metafora che se realizzata bene può essere fantastica. Inoltre è molto semplice per il pubblico capire cosa sta succedendo in ogni momento o quale sia la posta in gioco”.

Come avete deciso chi avrebbe vinto l’incontro?

Peter Segal: Abbiamo girato molti finali, anzi diciamo tutti quelli possibili perchè in quella scena c’erano 500 comparse e non volevamo che qualcuno lo twittasse. Poi la scelta è avvenuta dopo con calma, in fase di montaggio.

La domanda più importante di tutte è però stata: Con tutti questi film sulle spalle cosa vi guida nella scelta dei ruoli? Non tanto per la risposta di Stallone quanto per quella di De Niro, che notoriamente negli ultimi anni ha preso decisioni professionali quantomeno discutibili. Una dietro l’altra.

Stallone: “Ad oggi cerco qualcosa di emozionante, che sia vicino agli alti e bassi che ho vissuto nella mia vita. Penso di essere un attore migliore di quello che non fossi 30 anni fa, anche per le esperienze che ho avuto, e quindi cerco cose che mi tocchino emotivamente”.

De Niro: “Ora non ho idee come una volta. Non ho nulla da inseguire, nulla per cui lottare. Aspetto che arrivino proposte e le valuto. Non mi metterò di certo a fare i ruoli che interpretavo 30 anni fa! Ma del resto con le potenzialità del digitale mai dire mai (ride)”