Aggiornamento, giovedì 7 luglio

Nella mattinata di oggi l'AgCom ha fatto pervenire una serie di precisazioni e di rettifiche (PDF) a quanto approvato nei giorni scorsi, che rispondono alle molte critiche e perplessità espresse in rete riguardo le modalità di attuazione e i provvedimenti previsti.

Tali precisazioni riguardano i temi più importanti. Innanzitutto l'AgCom precisa che "la procedura dinanzi all’Autorità è alternativa e non sostitutiva della via giudiziaria e si blocca in caso di ricorso al giudice di una delle parti. Inoltre, come tutti i provvedimenti dell’Agcom, anche le decisioni in materia di diritto d’autore potranno essere impugnate dinanzi al TAR del Lazio", dunque non è più conferito un potere straordinario alle segnalazioni dell'organismo ma solo quello di sveltire la procedura, comunicando al trasgressore la possibilità di andare a finire in tribunale.In seguito è anche precisato come la norma non riguardi "i siti non aventi finalità commerciale o scopo di lucro [cioè i blog personali ndr]; l’esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione; l’uso didattico e scientifico; la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto rispetto all’opera integrale che non nuoccia alla valorizzazione commerciale di questa", in modo da tutelare tutti quegli organismi di stampa e di blogging che producono altro contenuto attorno al contenuto protetto da copyright.

Infine l'autorità precisa che la procedura messa in piedi non prevede inibizioni all'accesso ad internet ma si configura solo come uno strumento di "segnalazione" ai provider.

In sostanza l'AgCom contatta il gestore del sito che ritiene abbia violato il copyright intimandogli di rimuovere quel contenuto in 4 giorni di tempo, pena l'avvio della procedura legale (che ovviamente non è noto come possa andare a finire, ma è spesso un ottimo deterrente). Si tratta della strategia "notice and take down" all'americana, per la quale la paura di un processo lungo e forse faticoso induce i colpevoli o presunti tali a rimuovere quei contenuti che sono segnalati come violanti le norme sul diritto d'autore.

Queste novità annunciate oggi saranno comunque al centro dei 60 giorni di pubblica consultazione già annunciati in precedenza; e se sono uno spiraglio di ragionevolezza in uno scenario, quello precedente, abbastanza irreale, non risolvono il problema della sostanziale inutilità di un tale provvedimento che, incapace di colpire tutti, si concentrerà inevitabilmente su pochi grossi player del mercato illegale i quali, si può facilmente prevedere guardando alla storia recente e agli accadimenti nel mercato statunitense, non faranno fatica a trovare cavilli per sfuggire alle maglie.

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Articolo originale:

La notizia è sulla bocca di tutti. Con una votazione conclusasi all'unanimità di tutti i commissari (il più illuminato Nicola D'Angelo era stato già rimosso dall'incarico e Michele Lauria si è astenuto), l'AgCom ha approvato quella che in molti hanno definito una norma liberticida ed in controtendenza con i diritti dell’individuo. Si parla di diritto d'autore e della possibilità da parte dell'organo diretto da Corrado Calabrò (foto) di rimuovere con la forza contenuti online che, secondo l'AgCom, siano colpevoli di violazione di copyright.

Tutto senza bisogno di passare per le normali procedure giudiziare ma agendo a livello amministrativo. Dunque l'AgCom avrebbe tutto il potere di ordinare ad un service provider, come ad esempio Telecom Italia, la rimozione di contenuti e questo sarebbe tenuto ad agire. Detto in maniera grezza l’AgCom potrà cancellare file da siti web senza consultare nessuno.

Ad ogni modo, benchè ufficialmente approvate, le norme saranno soggette ancora ad un periodo di consultazione, pare, mirato ad ammorbidirle.

Comunque vadano le consultazioni estive di questi futuri 60 giorni un segnale è chiaro, la delega di un potere eccessivo all'AgCom e la considerazione quasi nulla del diritto di appellarsi degli utenti sono il vero punto debole di una novità che sembra già storia antica.

Ma c'è poco da fare gli apocalittici e parlare di "fine della libertà in rete", la componente più grave di questo provvedimento che rimette nelle mani dei service provider il lavoro di gendarmi, è la sua infattibilità. La battaglia contro la violazione del diritto d'autore è sacrosanta ma, come insegna The Conspirator, non deve essere l'occasione per andare in deroga ai diritti fondamentali dell'individuo (che in rete sono gli stessi che nel mondo reale).

Appare difficile immaginare uno scenario in cui l'AgCom riesca a vigilare e bloccare qualsiasi attività che violi il copyright online. Sembra più probabile invece che, come è anche esplicitato in molti punti, agisca su segnalazioni di organi come ad esempio la FIMI, il cui presidente Enzo Mazza già ha avuto modo di pronunciarsi a favore della novità.

La nuova norma dovrebbe essere un'arma per combattere all'italiana i ricettacoli di pirateria, cioè siti, server, snodi e quant'altro serva ad informare, segnalare o trasmettere in streaming contenuti pirata. La norma ha infatti anche tutto un capitolo a parte che regolamenta l'azione su territori stranieri per evitare che società o individui che operino sul territorio italiano si spostino nei paradisi della pirateria per continuare a violare il copyright.

Non sbaglia Enzo Mazza quando, in un pezzo inviato a Punto Informatico, dice: "Se guardiamo agli aspetti positivi del provvedimento possiamo ricordare che ad oggi, l'immissione di un brano musicale illegale su un blog costituisce una violazione punita penalmente, pertanto la procedura di richiesta di rimozione introdotta da Agcom è non solo una soluzione proporzionata e misurata, ma è in linea con quanto prevede la direttiva sul commercio elettronico, che prevede la cessazione dell'illecito qualora informato". E' vero che la norma in ora vigore ora (e praticamente mai applicata perchè anch'essa inapplicabile) è più severa, ma è pur vero che questa nuova è nondimeno ingiusta e conferisce un potere incredibile ad un organismo che non ha la competenza per esercitarlo.

Per citare un parere di segno diverso, Juan Carlos De Martin, Lead di Creative Commons in Italia, su La Stampa spiega bene che "se alcuni casi di violazione del diritto d’autore sono relativamente semplici da determinare, la liceità o meno della pubblicazione di un contenuto genera spesso considerevoli dubbi anche agli esperti della materia. Il diritto d’autore, infatti, è di una complessità a volte notevole, come è possibile riscontrare, per esempio, quanto si cerchi di determinare con certezza se una certa opera è o non è nel pubblico dominio in un dato Paese. Inoltre, anche contenuti protetti dal copyright possono essere utilizzati, con dei limiti, per critica, discussione, insegnamento, ricerca, eccetera", argomentazioni alle quali è molto sensibile un sito di critica e cronaca cinematografica come BadTaste.it e che puntano giustamente il dito sull'ingiustizia di un provvedimento che non prevede contraddittorio.

Ma ancora una volta non stiamo parlando di una norma liberticida quanto dell'ennesimo provvedimento inapplicabile e quindi di fatto inutile. Servirà purtroppo a punire qualche esempio da mettere alla gogna ma non riuscirà a regolamentare un settore così complesso e sfaccettato, come ad esempio ha saputo e sta continuando a fare in questi anni YouTube con i suoi contenuti, senza condannare nessuno ma cercando, per quanto possibile, di trovare una mediazione con chi di quei contenuti è proprietario.