Il rigore degli anni ‘50, gli eccessi dei ‘60 e la crisi dei ‘70, non ci sono mezze misure ma solo luoghi comuni in questo film biografico su Yves Saint Laurent, che sembra tenere a tutto tranne che al suo protagonista, che lo segue per 3 decenni e poi salta dritto alla morte senza saper fare di questa scelta una parabola o una costruzione intellettuale.
C’è la storia che entra dai telegiornali, futile, vaga e anche poco comprensibile, c’è l’attualità che si intuisce dai discorsi nelle occasioni sociali e c’è anche un accenno di costume. Indeciso se ritrarre lo stilista o gli anni che ha segnato Jalil Lespert non riesce a fare nessuna delle due cose. Il primo è un uomo che tutti chiamano “genio” ma di cui non vediamo mai l’abilità al lavoro o del quale non capiamo le svolte, la forza e la differenza con gli altri; i secondi sono un’accozzaglia che non codifica, mostra o legge nu...
La vita e il carattere dello stilista, raccontata con moltissima banalità e abuso dei luoghi comuni sull'arte e il genio. Del perchè quest'uomo meritasse un biopic non v'è traccia...
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