Se in sala, alla fine della proiezione di Shame, oltre agli applausi c'è stato anche qualche "boo", alla conferenza stampa è stata una vera e propria ovazione quella che ha accolto il regista Steve McQueen, artista e videoartista qui al suo secondo lungometraggio cinematografico (il primo, Hunger, è stato acclamato in tutto il mondo ma non è mai arrivato in Italia).

Assieme a lui la sceneggiatrice Abi Morgan, la star del film Michael Fassbender (che appare estremamente legato a questo lavoro, e partecipa attivamente alla discussione), mentre era purtroppo assente Carey Mulligan, l'altra protagonista, in Australia per le riprese di un film. Ecco l'intervista a regista e attore:

Signor McQueen, lei è stato a Venezia sia come artista (per la Biennale d'Arte), sia come partecipante al concorso alla Mostra del Cinema. Questi due ambiti come si distinguono nel suo operato?
McQueen: E' sempre bello, è un onore essere invitato a Venezia. Non credo ci sia una divisione netta tra arte e cinema, si tratta di processi creativi simili, paragonabili.

Signor McQueen, il protagonista di questo film risulta odioso, al di là di ogni redenzione. Qual è stata la sua genesi?
McQueen: A dire il vero a me Brandon piace moltissimo, ma è una persona difficile, che mette a dura prova. Non è cattivo, è una persona che vive nell'attuale, con tutte le sue difficoltà. Una persona cerca di essere migliore, e in quanto personaggio Brandon ci è familiare, non è un personaggio repellente, è riconoscibilissimo.

Signor Fassbender, nelle scene di sesso si è sentito a suo agio?
Fassbender: le scene di sesso in sè e per sé non mi fanno sentire a mio agio, ma ho dovuto farle, fortunatamente non ho dovuto provarle e riportarle. La cosa importante è che nessuno di noi avesse dei problemi particolari a farle.
McQueen: Michael e Carey hanno fatto un lavoro straordinario, un'ottima recitazione: ero ossessionato dai dettagli, ed era quello che mi interessava. Loro sono attori molto professionali e hanno fornito la prova massima che potessi ottenere da loro.

Perchè il film è stato girato a New York e non a Londra, con attori che parlavano inglese britannico?
Morgan: Siamo stati ispirati da New York. Ci trovavamo li e abbiamo fatto il giro della città assieme, Steve mi ha fatto da guida e abbiamo parlato a lungo, è stato affascinante. Mi piace molto il fatto che ci fossero delle scene con il fiume Hudson come sfondo, che ci fosse dell'acqua. Il paesaggio aveva a che fare con la storia: New York è una città entusiasmnte, fa sentire soli ma è anche piena di vita e diversimento. E' un personaggio.
McQueen: New York è una città contemporanea, che vive 24 ore su 24. Quando siamo arrivati a New York ci siamo resi conto che era il posto migliore per Brandon. New York è un luogo di eccesso. Ha avuto un ruolo stilistico, è stata una componente che dà sostegno al film.

Hunger non è stato distribuito in Italia, sa per quale motivo?
McQueen: mi è stato detto che era per colpa della nudità dell'attore, anche se penso che se la nudità fosse stata femminile lo avrebbero distribuito.

E' il vostro secondo film assieme, e Fassbender nel frattempo è diventato una star. Come si è evoluto il vostro rapporto e la vostra relazione professionale? Farete nuovamente qualcosa assieme?
McQueen: La mia collaborazione con Michael è quasi una storia d'amore, quando ci si innamora avviene per caso, non è una cosa che succede tutti i giorni. Se fosse un amore corrisposto sarebbe ancora meglio, anche perché sarebbe difficile fare un film senza di lui. Forse, però, arriverà quel momento. Quando ci siamo incontrati è scattata davvero la scintilla. Siamo molto felici che sia successo, ci amiamo!

Signorina Morgan, sono maturi i tempi per raccontare una storia simile ma al femminile?
Morgan: Brandon è un uomo danneggiato, che ha perso la bussola morale. Per una donna potrebbe accadere nello stesso modo, ma la storia di cui mi sono innamorata riguarda quest'uomo.
 

Come mai un titolo come "Shame" (Vergogna?). Dove sta vergogna nel film? E perché la Mulligan non è presente in sala?
McQueen: Shame è un titolo al quale siamo arrivati dopo attente discussioni. Abbiamo fatto molta ricerca e le persone che abbiamo intervistato avevano tutte un sentimento comune, quello della vergogna. Questi individui ci parlavano di come era emerso questo sentimento nella loro vita, e noi abbiamo deciso di usarlo come titolo. Carey Mulligan sta girando un film in australia, e sono arrabbiato perché avrei voluto che venisse, dovrebbe essere qui. Ma la mia vita continua. Comunque, è la seconda volta che lo fa.

Cosa ci dice del nudo della Mulligan? E' la prima volta per lei.
McQueen: Il nudo è una cosa da professionisti, lei l'ha fatto perchè è una attrice. Non l'aveva mai fatto prima, ma è una artista e questo fa parte del suo lavoro.

Signor Fassbender, lei è qui con due film, due personaggi molto forti: è il Dr. Jung in Dangerous Method e Brandon in Shame. Due lati oscuri dell'umano, due lati oscuri della sessualità: uno lo studiava, l'altro ne è disturbato. Che differenza c'è nel lavorare a due personaggi in realtà così diversi, uno esistito ma da ricostruire e l'altro inventato da zero, da costruire con le direttive del regista?
Fassbender: Essenzialmente il lavoro è lo stesso identico, prima di tutto si lavora sulla storia, è l'aspetto sul quale lavoro di più. Se c'è un personaggio già esistito mi procuro materiale biografico e storico su di lui, se invece non è esistito me la invento io la sua biografia. Il lavoro è lo stesso, si è al servizio della storia, e il personaggio si muove dentro la storia.

Sull'Herald Tribune si parla dello Standard Hotel di New York come di una nuova attrazione turistica: c'è gente che fa sesso contro le finestre, e si fa vedere in strada. Nel vostro film c'è una scena così: è voluta? C'è una spinta promozionale?
Morgan: ora nello Standard Hotel c'è un cartello, "per favore non fate niente di imbarazzante lala finestra", credo sia una insegna interessante ma noi non ne sapevamo nulla, non conoscevamo questa storia, sarebbe stata ottima per lanciare il film. Semplicemente, abbiamo passato molti giorni in quell'albergo e ci ha ispirati.

C'è una scena favolosa in cui Carey Mulligan canta "New York, New York" con un arrangiamento particolare. Ce ne può parlare?
McQueen: secondo me quella canzone è un blues, una canzone triste. E' bellissima, mi è sempre piaciuta, e anche se è allegra ha un tempo in levare e ha un testo da canzone blues, secondo me, così l'abbiamo reinventata. Carey ha fatto un lavoro straordinario, e la reazione di Michael è stata spontanea, quel giorno abbiamo girato delle scene splendide.

(IMPROVVISAMENTE SUONA L'ANTINCENDIO – MCQUEEN SI METTE A CANTARE NEW YORK, NEW YORK)

Il suo primo film, Hunger, era molto politico: rappresentava una società sia mondiale che locale, negli anni ottanta, in cui l'individuo era molto interessato alla politica e c'era violenza dallo stato verso gli individui. In Shame, invece, abbiamo un film più sulle affettività violente, come se gli individui comunicassero con una violenza sessuale sia diretta che indiretta. E' un unico discorso sulla violenza?
McQueen: Casomai sulla politica: anche Shame, secondo me, è un film politico. Hunger riguardava la politica dell'irlanda del nosd, mentre questo film riguarda la politica attuale, perché internet e il sesso sono legati alla politica, a come interagiamo con le regole che ci condizionano. Un "contesto politico emotivo" che è presente nel film e che corrisponde allo stress sociale attuale.

Come mai ha voluto fare questo film? Come ha ideato questo personaggio, basandosi su persone che conosce, facendo riferimenti personali o leggendo libri?
McQueen: penso sia ovvio che con quello che succede oggi, le dipendenze da droga, alcool, gioco d'azzardo, il mio discorso va a parare sui comportamenti compulsivi. Sono quelli che mi hanno fatto ideare il personaggio di Brandon.
Morgan: la storia non è basata su un personaggio in particolare, ma sulle persone che abbiamo incontrato durante le nostre lunghe ricerche. Tutte loro sono accomunate dalla vergogna, una emozione unificante che le collega tutte. Non è nato quindi da una sola persona, ma dalle emozioni che abbiamo provato quando abbiamo incontrato queste persone.

Lei ha detto che una delle scene di Hunger era nata da una notizia che aveva sentito da bambino sullo sciopero della fame. C'è una esperienza simile che l'ha ispirata per questo film?
McQueen: no, io rifletto sulla libertà. In Hunger si trattava di una persona chiusa, imprigionata, mentre in Shame c'è una persona libera di avere accesso a qualsiasi cosa. Il discorso, qui, è come tanta libertà possa alla fine diventare una prigione. Spesso accade, quando si ha accesso a qualsiasi possibilità, che ci si senta intrappolati. Nel caso di Hunger, il protagonista era in una prigione fisica ma governava la propria libertà, in Shame il protagonista è così libero che si sente in prigione.

In una scena Brandon si fa di cocaina. Perché è stata inserita questa scena?
Fassbender: abbiamo discusso a lungo sull'includere o meno questa scena. Steve voleva far capire che quando si tratta di dipendenze, gli eccessi si stimolano l'un l'altro. Il bere, la cocaina, eccetera, ti spingono a tirar su il telefono e chiamare una prostituta. Sono dipendenze collegate tra loro, vanno di pari passo. Sono dipendenze intrecciate e ci sono servite tutte per descrivere il personaggio di Brandon.
McQueen: la cocaina si trova facilmente, purtroppo, ed è una delle cose che danno più dipendenza.
 

Qui sotto le highlight della conferenza stampa e, alla fine, una toccante scena del film: