Fonte: animeita.net

In Valzer con Bashir, il regista Ari Folman ripercorreva le sue memorie della guerra in Libano, mescolando una narrazione di tipo documentaristico con diverse tecniche di animazione. Il film, presentato a Cannes nel 2008, ha raccolto poi tantissimi premi in tutto il mondo, arrivando anche ad essere candidato all'Oscar come miglior film straniero.

Folman è già da diverso tempo al lavoro su un nuovo film, intitolato The Congress, un produzione franco-inglese liberamente ispirata al romanzo fantascientifico Il congresso di futurologia di Stanislaw Lem (l'autore di Solaris). Al centro della storia troviamo l'attrice Robin Wright, in quello che ha tutta l'aria di essere un progetto molto particolare.
Il film dovrebbe iniziare in live action per poi trasformarsi gradualmente in quel genere di animazione al rotoscopio a cui il regista ci ha abituati in Valzer con Bashir.

In questo video possiamo vedere alcuni secondi di animazione tratti dal film, che ci consentono di farci una prima idea di quello che sarà lo stile visivo:

Robin Wright interpreterà sé stessa in versione invecchiata, in un futuro in cui la sua fama è in declino dopo che gli studios hanno campionato la sua immagine usandola a proprio piacimento. Non è chiaro come si intreccerà la storia dell'attrice con la trama del romanzo di Lem, che riportiamo di seguito (da ibs.it):

Un celebre astronauta partecipa all'ottavo Congresso di Futurologia. Arena del congresso: un Hilton Hotel di dimensioni ciclopiche, in Costarica. L'Hilton pullula di eventi, convention, simposi, mentre fuori, per le strade, impazza la rivoluzione. Sperduto fra le segretarie in topless del raduno degli Editori Liberati, morigerati Collezionisti di Fiammiferi, esimi psichiatri, nel mezzo dei "lavori" l'astronauta viene narcotizzato, prelevato da un elicottero dell'esercito americano e alloggiato in una casa di cura. Lì, viene ibernato. Passa qualche decennio, e nel luglio 2039, riprende coscienza in un mondo, ovviamente, molto diverso. Un mondo pieno di marchingegni diabolici, in cui tuttavia non sono i robot a dominare la scena.

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