La scelta è tra Scrooge Douglas (Mai così vicini), giovani italiani nichilisti (L'estate sta finendo), l'argentina fieramente d'autore (La ricostruzione), una provocazione intellettuale clamorosamente fuori dal tempo (La madre) e qualche brivido estivo firmato da un'Italia che vuole uscire dai propri confini già a partire dal titolo (Paranormal Stories).

 Partiamo dalla diciassettesima regia di un regista cui è impossibile non volere bene: Rob Reiner.

Sia perché ci ha regalato capolavori come This Is Spinal Tap (1982), La storia fantastica (1987; curiosità: è il ruolo più amato secondo Hollywood insieme a quello di Forrest Gump per la vera-ma-finta Robin Wright in The Congress di Ari Folman), Harry ti presento Sally… (1989) e Misery non deve morire (1990). E potremmo citare come gran film anche Codice d'onore (1992).

Reiner non solo grande regista figlio d'arte (suo papà Carl oltre a essere il vecchio truffatore pelato in Ocean's Eleven lanciò al cinema Steve Martin fine '70 inizio '80 con notevoli pellicole come Lo straccione, Il mistero del cadavere scomparso e Ho perso la testa per un cervello) ma recentemente riapprezzato da esplosivo caratterista grazie a “Mad Max”, il papà di DiCaprio in The Wolf of Wall Street cui è meglio non telefonare a casa il martedì sera durante lo show tv anni '80 Il giustiziere di New York.

E dopo la recensione entusiasta del regista, ecco quella meno entusiasta del film.

Aspettatevi un Qualcosa è cambiato più annacquato e senile con Michael Douglas al posto di Jack Nicholson e Diane Keaton in sostituzione di Helen Hunt. Se siete nel mood giusto e volete gustarvi una Hollywood old school con un pizzico di indulgenza spruzzata nei vostri occhi… ok.

Altrimenti… meglio di no.

 Le due star settantenni sono comunque gradevoli in una questa rom-com tra pensionati, lutti e figli con problemi di droga che sembrano usciti da un film di Ingmar Bergman (interessante con il suo look “svedese” il figlio di Douglas interpretato da Scott Sheperd).

Reiner in cammeo buffo (è un pianista da night club con toupè che ci prova un po' con la Keaton), la buona Diane sempre brillante (e canta dal vivo come ai tempi di Io & Annie di Allen) e Douglas con gli occhi da pazzo e scorbutico al punto giusto tanto da farci pensare allo Scrooge di Canto di Natale.

Se Zemeckis avesse fatto il motion capture con lui al poto di Jim Carrey… forse sarebbe andata anche meglio di come andò per A Christmas Carol.

E' più scarno, meno soleggiato, musicato e morbido l'argentino La ricostruzione ma occhio al Diego Peretti protagonista che oltre a ricordare il campione di basket Manuel Ginobili è anche un superscorbutico come Douglas in Mai così vicini di Reiner. Nessuno lo può avvicinare a questo burbero signore che lavora nei pozzi petroliferi del Sud America. Ci ha ricordato il camionista silente di Las Acacias, altro bel film argentino con uomo antipatico al comando che via via che la pellicola procede fa capire il dolore lancinante che si porta dentro al punto da giustificare, o almeno comprendere, il suo carattere così chiuso e diffidente.

S embrano aperti e simpatici gli amici italiani che vanno verso il Circeo sul finire della bella stagione in L'estate sta finendo di Stefano Tummolini. Sembrano… e invece non lo sono troppo. In quel gruppo di studenti fighetti della Luiss, presuntuosi sinistrorsi, borgatare che si vergognano delle loro origini (Ilaria Giachi è una bomba; questa attrice proveniente dalla serie web Freaks! ci auguriamo diventi presto una star del nostro cinema), cugini siciliani che avresti voluto che rimanessero a Palermo e concorrenti di basso profilo di un talent show drammaticamente alla ricerca del successo… si annida il Male.

Ci è piaciuto con tutti i suoi difetti questo film velenoso sul nostro paese e sulla vacanza al mare che si trasforma in un inferno di doppi giochi e torture psicologiche molto classiste. Tummolini viene dalla critica e dall'esordio Un altro pianeta (2008), film interessante che ci raccontò il tempo libero al mare con una certa cattiveria “polanskiana” improvvisa, inaspettata e originale per il cinema italiano.

Qual è il film più bello visto recentemente su mare, erotismo & pericolo? Lo sconosciuto del lago di Alain Guiraudie. Tummolini vuole un po' giocare la stessa partita e con un cast giovane e sexy, il suo secondo film da regista ha il suo perché.

Un perché che sinceramente non esiste per il brutto La madre di Angelo Maresca, film di provocazione paraerotica e parareligiosa che trasforma il Colosseo quadrato dell'Eur in una brutta chiesa e l'ex icona del cinema di Pedro Almodóvar Carmen Maura in una madre tremebonda sempre con il rosario in mano. Suo figlio è un prete incline alle tentazioni carnali. Sembra il brutto cinema di Paolo Franchi post-La spettatrice: serioso, ridicolo, vecchio, noiosissimo. Mamma mia! E' proprio il caso di dirlo visto il titolo.

 Ci piace invece concludere con qualche brivido italiano dalla confezione internazionale. Gabriele Albanesi torna come produttore per la seconda settimana di seguito dopo l'interessantissimo home invasion al contrario Surrounded con il collettivo a episodi Paranormal Stories, raccolta di raccontini su fantasmi e con fantasmi dalla piacevole scorrevolezza.

Bello il prologo girato da Albanesi (indimenticato regista de Il bosco fuori, l'ultimo grande splatter italiano datato 2006 e amato dal Sam Raimi distributore con la sua Ghost House) con bimbo lasciato solo e preso in giro per le sue passioni pop/horror da mamma e sorellina che vanno a vedere Shakespeare a teatro lasciandolo solo a casa tra spettri ed eccitanti dvd.

E poi episodi realizzati con cura da giovani registi supervisionati in produzione con generosità da Albanesi stesso, l'unico a tenere alta dal punto di vista qualitativo la sempre forte tradizione del cinema thriller italiano rispetto a una realtà, tranne lui, incredibilmente evanescente.