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Tre giorni prima dell’inizio del mini-festival di 3 giorni dedicato quasi solo a cortometraggi e alla premiazione della Cinefondation (il laboratorio che sviluppa film e corti legato al festival), in Francia è stato ordinato il coprifuoco alle 9 di sera.
Il che ha voluto dire annullare tutte le cene e gli eventi di gala e fare in modo che tutti gli ospiti venissero sfamati singolarmente nelle loro camere (!). Ma non solo. Prima della serata finale di premiazione (in cui è stato proiettato il lungometraggio Les Deux Alfred di Bruno Podalydès) c’è stato l’attentato di Nizza (che si trova ad un passo da Cannes per giunta).
L’evento in teoria era un atto di solidarietà verso la cittadina di Cannes che dopo 60 anni di festival conta parecchio su quei 10 giorni di folle introito ma è stato un flop anch’esso. Il black carpet dell’ultima serata (sì, l’hanno chiamato così per richiamare il fatto che non c’era nulla da festeggiare visto l’attentato) ha preceduto di un giorno il lockdown totale della Francia. Paradossalmente al mini-festival poteva anche andare peggio se si fosse tenuto solo una settimana prima.
È stata assegnata una sola Palma al miglior corto e ha vinto I’m Afraid To Forget Your Face di Sameh Alaa, tra gli 11 partecipanti valutati dalla giuria formata da Charles Gillibert (produttore), Damien Bonnard (attore), Céline Sallette (attrice), Claire Burger (regista), Rachid Bouchareb (regista) e Dea Kulumbegashvili (regista). E poi i premi della Cinefondation.
Gli altri tre lungometraggi mostrati nella tre giorni erano tutti parte della “selezione teorica” di Cannes: Un triomphe di Emmanuel Courcol; Two Mothers di Naomi Kawase; Beginning di Dea Kulumbegashvili.
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