Rubrica a cura di ColinMckenzie

Giacomo Cimini è autore del corto La Città nel Cielo, ed è attualmente impegnato a portare avanti il progetto di lungometraggio Bleak Sea, di cui vi abbiamo parlato qualche mese fa.

L'anno scorso Giacomo è stato il nostro "inviato" al Festival di Venezia, dove presentava appunto La Città nel Cielo, e vista la sua esperienza gli abbiamo chiesto di parlarci delle differenze tra i tre principali Festival europei – ovvero Venezia, Cannes e Berlino. Ecco cosa ci ha detto:

La prima cosa da dire, forse banale, è che i Festival di Venezia, Berlino e Cannes sono molto diversi tra loro. Se volessimo sintetizzare, potremmo dire che al Lido si punta molto sui film, alla Croisette sul mercato, mentre nella città tedesca si è riusciti a trovare una via di mezzo. O, per utilizzare un'altra formula, a Venezia c'è il cinema con la C maiuscola, a Berlino i nuovi emergenti, mentre a Cannes si respira un'aria più elitaria.

Iniziamo dal Lido. A mio avviso è il Festival più divertente, in grado di farti passare l'anno scorso da prodotti di genere come Valhalla Rising a pellicole autoriali del calibro di Lebanon e Lourdes. E qualsiasi pregiudizio potessi avere sull'organizzazione, me lo sono dovuto rimangiare. A Venezia, se vuoi vedere un film hai tante opportunità di recuperarlo, anche dopo la prima proiezione. In questo senso, è nettamente il primo Festival al mondo.

Il difetto? Beh, ovviamente mancano gli spazi e i posti di ritrovo sono pochi. Semplicemente, anche per questioni logistiche, non c'è un mercato e chi volesse venire per fare incontri commerciali importanti, rischierebbe di perdere il suo tempo, considerando che buona parte degli addetti ai lavori che viene a presentare il proprio film rimane giusto il tempo necessario e poi riparte immediatamente.

Cannes è completamente diverso. Anche per gli accreditati, l'accesso alle proiezioni non è semplicissimo, così come recuperare le pellicole perse. Ma qui la parola mercato è sacra. Intanto, il Palais ha le sue quattro sale, mentre sottoterra troviamo tanti schermi utilizzati per le proiezioni non ufficiali, senza contare i cinema della città, che vengono sfruttati in maniera notevole. E poi, girando per i luoghi del Festival, puoi veramente incontrare chiunque, mentre passando una serata al Grand Hotel hai modo di vedere buona parte del business, fatto di produttori e artisti. Per assurdo poi, la tanto temuta Croisette non costa neanche eccessivamente, visto che c'è una città intera a cui appoggiarsi, senza i prezzi assurdi fatti nel 'piccolo' Lido.

Berlino rappresenta un caso a parte. Per chi, come me, è stato invitato al talent campus, c'è modo di fare corsi speciali di montaggio e incontri con addetti ai lavori. In generale, c'è un occhio attento alle realtà emergenti e ai giovani talenti, oltre al fatto che anche i corti lì ricevono una grande attenzione (a Venezia invece non erano aperti al pubblico). Va anche detto che realtà come Berlino e Cannes sono supportate molto di più di Venezia.

Ma il futuro potrebbe cambiare. Ha ancora senso far spostare migliaia di persone con voli intercontinentali, quando con una password magari si può accedere al film online e vederselo comodamente dall'ufficio di Los Angeles o di Londra? O magari fornire dvd a chi decide se acquistare un film o meno. Insomma, il destino dei Festival potrebbe dipendere anche dai costi e non solo dalla qualità dei film…

 

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