Il nostro inviato Francesco Castelnuovo ha assistito giovedì sera a una proiezione esclusiva di 20 minuti di Super 8 al Festival di Cannes.

Le scene erano le stesse mostrate alla stampa di New York qualche settimana fa: di seguito vi proponiamo le impressioni e il commento di Francesco.

DENTRO AL TRENO DI SUPER 8

Dopo aver visto i 20 minuti di Super 8 mostrati in anteprima a Cannes, tendo sempre più a credere a quello che ha detto JJ Abrams a proposito della sua nuova creatura: “Non è completamente un film d'azione: lo è solo parzialmente, perché vorrei che il film sia rappresentativo di quell'epoca.” E ci credo malgrado di quei 20 minuti almeno 15 siano pura azione.

Due sono le cose che mi sono rimaste negli occhi all’uscita della sala. La prima è il volto di Joe, il protagonista. Di lui ci vengono rivelate quattro cose molto importanti in quei 20 minuti: che è l’ultimo arrivato, che il padre non voleva che facesse parte della banda, che ama pitturare e che parla a voce bassa. Come dire… che non ha proprio i numeri da classico leading man. Eppure sarà lui la nostra guida. E lo capiamo per due motivi: perché è il solo ad accorgersi prima degli altri del finimondo che cambierà le vite di tutti e perché nella sua mano vediamo un oggetto, una cosa molto semplice che però ha tutta l’aria di essere speciale.

La seconda cosa che mi è rimasta negli occhi sono i rimandi a Steven Spielberg. Non voglio parlare dei rimandi diretti, delle citazioni. Non perché non siano importanti, ma perché non vorrei togliere il piacere di scoprirli in sala (qui dico solo che hanno a che fare con dei pupazzetti, delle torce e dei rullini). Voglio parlare di un rimando che Abrams ha fatto alla vita del regista venuto dall’Ohio (lo stesso stato in cui è ambientato Super 8). Quel rimando, come forse saprete, è l’incidente del treno.

Quando Steven Spielberg ha 5 anni il padre lo porta a vedere Il più grande spettacolo del mondo, il kolossal di Cecil B. De Mille ambientato nel mondo del circo. A un certo punto, verso la fine del film, c’è una scena di un gigantesco incidente tra due treni. Lo sguardo del piccolo Steven rimane impressionato da quella scena, tanto che qualche anno dopo, il primo soggetto dei suoi primi filmetti in 8mm sarà l’incidente tra due trenini elettrici Lionel.

Forse questa storia già la conoscete. Sicuramente la conosce Abrams, che quando aveva 15 anni fu incaricato da Spielberg di curare l’archivio dei suoi film in 8mm. Il fatto di aver puntato l’obiettivo sul cuore del giovane Joe e sul cuore del giovane Spielberg (e sui loro padri), mi fa credere che in Super 8 JJ Abrams (il regista dei padri mancati di Star Trek) ci farà sì eccitare mostrandoci il mostro che sentiamo agitarsi nel vagone deragliato, ma soprattutto ci racconterà qualcosa che a che fare con il diventare grandi. Più grandi persino di qualsiasi cosa possa esserci dentro quel treno.