Fonte: Techdirt

Come spesso accade, la notizia ci arriva da Techdirt. Da una nuova indagine condotta in Inghilterra, è risultato che i ragazzini scaricano a ritmi quasi maniacali. Le cifre di questa indagine sarebbero impressionanti. Oltre il 60% dei ragazzini nel Regno Unito ammettono di essere impegnati nel file sharing e, di questi, l'83% la considera un'attività svolta in maniera continua e regolare, tanto da aver scaricato una media di 8.100 brani.

Stiamo parlando, insomma, di oltre 800 album (volendo considerare una media di 10 pezzi a disco). Una cifra ovviamente spaventosa e che potrebbe portare l'industria ai soliti piagnistei. Mi aspetto infatti che qualcuno dica che il problema è ancora più grave di quanto si fosse detto e le perdite enormi, ben oltre le peggiori stime. In realtà, è facile controbattere, ricordando che quel numero di brani richiederebbero almeno 10-15.000 euro di spesa per averli in maniera legale.

Spero che i soloni dell'industria non pensino veramente che un adolescente medio abbia quelle cifre a disposizione per comprarsi i dischi. Attenzione, non stiamo parlando delle cifre totali dedicate al tempo libero da un adolescente, ma solo di quelle rivolte all'acquisto di album. A meno che non siate figli di ricchissimi industriali (buon per voi, nel caso), mi sembra difficile che questo sia possibile.

Ma, allora, cosa possiamo dire dei continui paragoni 'scarico un album=lo rubo nei negozi'? Che ovviamente non hanno senso. Conoscete qualcuno che si è rubato 800 cd? Io no. Ed è ovvio che, molto semplicemente, questi adolescenti hanno fatto una cosa resa possibile dalla tecnologia moderna, ma che certo non avrebbero commesso in forme più tradizionali. D'altronde, ci si chiede se certi ragazzi hanno anche il tempo di sentirsela per bene tutta questa roba e la risposta é: probabilmente no. D'altronde, trovarla gratis e scaricarla non costa nulla, ben altra riflessione sarebbe stata fatta se per avere quel cd il ragazzo avrebbe dovuto pagare. Insomma, l'idea che un adolescente rubi in media 15.000 euro di dischi (e quindi ce ne siano anche diversi che 'rubano' 20 o 30.000 euro) fa ridere i polli

Ma il vero punto interessante è un altro, ossia il fatto che queste indagini vengano spesso utilizzate come una 'Bibbia' per costruirci intorno delle notizie. Techdirt segnalava un'altra ricerca che indicava invece come il download peer-to-peer fosse in netto calo, cosa che contrasta con i risultati di quest'ultima. Ma anche i dati forniti qualche mese fa dall'associazione antipirateria italiana sono ben diversi, quantomeno perché sottovaluterebbero enormemente il volume di file scambiati e il relativo (presunto) danno all'industria. Dando per scontato che gli adolescenti italiani non siano molto diversi da quelli inglesi nelle loro abitudini, ne risulta che l'unica cosa affidabile di queste indagini è la loro totale inaffidabilità. Sarà il caso di rifletterci quando leggerete le ultime notizie sulle 'pesantissime' perdite subite dal mondo del cinema e della musica…

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