Fonte: Badtaste.it

Questo articolo su Avatar è assolutamente emblematico del perché i quotidiani stiano perdendo terreno rispetto a Internet. Lo è nonostante (anzi, forse proprio per questo) sia sostanzialmente accurato e preciso (a parte quel 'Dark Angeles' che prendiamo come semplice refuso). Insomma, a differenza di tanti articoli che ho criticato in questi anni, non ha problemi di sbagli grossolani.

Eppure, tutto dà l'impressione di essere vecchiotto e già visto. Soria parla del giornalista di Time Joshua Quittner, che aveva visto quindici minuti del film e ne era rimasto sconvolto. Anche se è lo stesso giornalista della Stampa ad affermare senza problemi che tutto è avvenuto diverse settimane fa (e quindi onestamente non spaccia la cosa come una novità), queste informazioni giravano veramente da un bel po' di tempo (noi quella notizia l'abbiamo data il 27 aprile, assieme alle stesse dichiarazioni di Spielberg citate da Soria). La trama che viene fornita, inoltre, è decisamente 'storica', mentre recentemente sono arrivate diverse e ulteriori indiscrezioni.

Beninteso, non è tanto questione di vedere chi è più bravo o rapido (non è l'argomento di questo articolo), ma di modelli di informazione e di vendita proposti. Chiaramente l'articolo de La Stampa (che presumo sia uscito anche nell'edizione cartacea) è fatto per un pubblico generalista, che magari vuole avere delle informazioni generali su un film. Il punto è che, se è sostenibile tranquillamente che questa platea 'generalista' di persone esiste ancora, è anche evidente che continua a diminuire. Chi è interessato al cinema, sa come trovare informazioni recenti riguardanti pellicole a cui è attento su Internet; chi non lo è, magari non ha bisogno neanche di pezzi generalisti. E di sicuro, è difficile far pagare contenuti del genere come auspica qualcuno.

Ma dove proprio non ci siamo è nel capitolo 'costi'. A noi questi articoli (più numerosi e rapidi) costano semplicemente una connessione Internet. A La Stampa costano decisamente di più, dato che un corrispondente estero come Lorenzo Soria non deve essere proprio uno scherzo economico (anche se, a onor del vero, non so se il fatto che Soria sia anche membro dell'Associazione della stampa estera, che assegna i Golden Globes, lo porta a pagarsi o meno le spese di soggiorno da solo). Di sicuro, quello che sicuramente ci si aspetterebbe da un inviato all'estero è di avere notizie esclusive e di prima mano, non soltanto di fare un lavoro di cucitura da fonti rimediabili in tutto il mondo.

C'è chi, questa opinione, l'aveva espressa molto bene nell'ultimo numero di Prima comunicazione, dicendo:

Io credo che i corrispondenti esteri servano tantissimo. Però bisogna mettersi d'accordo su cosa fanno. Per tanto tempo i giornali hanno pagato per avere la 'location' all'inizio del pezzo: Parigi, 15 aprile. Questione di status. Ma se fai un lavoro d'ufficio, di montaggio di agenzie e di ripresa di fonti locali, a New York o Parigi cosa cambia, davvero, rispetto allo stesso lavoro fatto a Roma o a Torino? Cambia pochissimo, visto la disponibilità delle fonti che si ha oggi. Solo per questo non vale la pena, soprattutto tenendo conto di quanto costano le sedi estere.

Parole di un uomo contro i quotidiani, magari responsabile di qualche realtà legata esclusivamente a Internet? Non proprio. Le frasi riportate sopra sono infatti di Mario Calabresi, da poche settimane direttore proprio de La Stampa…

Trovate tutte le informazioni sul cast, la trama, i poster e i video sul film nella nostra scheda.

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