Il Centro Sperimentale di Cinematografia, ovvero la scuola nazionale di cinema italiana, ha acquistato per 3.160.000 di euro il cinema Fiamma di Roma progettandone la riapertura. Quasi altri 3 milioni circa saranno spesi per la sua ristrutturazione, secondo un piano che prevede che la struttura sia inaugurata a fine 2023. Il totale di 6 milioni di euro viene dal PNRR (dei cui fondi il centro è parzialmente assegnatario). Lo ha annunciato oggi la direttrice del CSC Marta Donzelli all’interno di una conferenza stampa tenuta proprio dentro il cinema Fiamma, in questo momento svuotato di tutti i sedili, e alla presenza del ministro della cultura Dario Franceschini.

Il progetto per come è stato annunciato sembra ricalcare le molte esperienze virtuose in termini di riqualificazione di sale chiuse da molti anni (come era per l’appunto il Fiamma), cioè un cinema con due schermi (da che erano 3) attrezzati anche per 35 e 70mm (formato che al momento nessuno può proiettare a Roma) e un bar/sala studio, che punti su film di scarsa circolazione, cinema italiano, opere prima e cinema internazionale di qualità. L’esempio più noto e prossimo (cioè romano) su questa stregua è quello del cinema Troisi, tuttavia da quanto affermato alla conferenza sembra che il Fiamma non programmerà anche cinema di grande incasso ma si concentrerà su quello più bisognoso di valorizzazione.

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Render del progetto della cafeteria/sala studio del secondo piano con affaccio oscurabile sulla sala grande

Il modello di business alla riapertura

Il cinema Fiamma è stata una sala storica romana in cui negli anni ‘60 si facevano le grandi prime dei film più importanti (tra cui 8 e mezzo), è localizzata ad un passo da via Veneto e quindi al centro di Roma, incastrata tra altri tre multisala grandi (il Moderno di piazza della Repubblica, il Quattro Fontane di via Quattro Fontane e il Barberini di piazza Barberini), dunque quattro cinema in un’area di 1,6 Kmq, ognuno a circa 400 m dall’altro. La disposizione, si capisce, non facilita gli affari in un momento complicato, ragione per la quale il Fiamma, che dei 4 era quello con l’identità più incerta e la programmazione più debole, anni fa ha chiuso. Ora però il Centro Sperimentale lo riapre con diversi vantaggi, incluso quello di non dover per forza arrivare ad un profitto in tempi brevi, ha spiegato Marta Donzelli:

Siamo una fondazione, abbiamo una missione istituzionale, il nostro business model sarà compatibile con il nostro budget e il nostro bilancio ma bisogna considerare che, in una prima fase, non lavoreremo sugli obiettivi di un cinema commerciale. Sbiglietteremo e quindi le persone pagheranno ma la nostra missione istituzionale è di valorizzare e diffondere la cultura. In questo senso il vantaggio di possedere le mura è un grosso asset, inoltre io sono fiduciosa che avremo delle belle sorprese, perché tutte le esperienze che vedo intorno a me in cui viene fatto un lavoro diverso, nelle quali si mostrano cose che non si trovano, incontrano la risposta del pubblico. Un piccolo esempio di questo interesse lo abbiamo visto con la rassegna XX secolo che abbiamo fatto al Quattro Fontane e la risposta eccellente che ha avuto. Perché si mostravano film che è difficile vedere, che poi è un discorso non diverso da quello sulle finestre distributive dei film in prima visione.

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Render del progetto di ristrutturazione della sala grande. Marta Donzelli nel presentarlo ci ha tenuto a precisare che queste non saranno le poltrone definitive

Il progetto di ristrutturazione del cinema Fiamma

Marta Donzelli ha poi precisato che il cinema sarà realizzato per essere una sala premium. Non ha mai usato quel termine ma la descrizione che ha fatto sembrava raccontare quello che il termine “premium” abbinato alle sale cinematografiche ha iniziato a significare negli ultimi anni, cioè dei luoghi estremamente confortevoli in cui non solo la proiezione è curata ma anche l’accoglienza a tutti i livelli:

Vorremmo un’esperienza eccellente dal punto di vista della qualità della visione, unica da quello della comodità della sedute e dal punto di vista della programmazione […] Nella sala in cui ci troviamo ora metteremo un tipo di arredo molto caldo e simile a quello delle nostre case […] sopra invece abbiamo immaginato che la vecchia galleria dialogherà con la sala, sarà in certi casi possibile dalle finestre interne della cafeteria vedere quello che accade nella sala grande, il che rappresenta un’opportunità in più di lavorare sulle immagini e mostrare film muti o videoinstallazioni

Un discorso simile l’ha fatto anche il ministro Franceschini:

Molte sale italiane sono invecchiate e andrebbero rinnovate e rese accoglienti. In un momento di crisi come questo bisogna potenziare il finanziamento pubblico e servono anche i privati, senza contare che ci sono le misure di sostegno indiretto alle sale. Oggi pomeriggio al senato alcune mozioni affrontano il tema delle finestre, dobbiamo trovare un equilibrio tra interessi diversi ma sappiamo qual è la strada che dobbiamo imboccare.

Oltre a ribadire come lui veda la situazione delle sale oggi:

È un momento in cui il mercato dell’audiovisivo cresce ovunque e l’italia, come paese, cresce con velocità, aiutata da norme e risorse pubbliche, un momento di crescita che durerà anni grazie all’attrattività italiana, il tax credit e il PNRR, è paradossale quindi che viviamo una crisi delle sale. È una crisi che va affrontata testardamente perché le sale sono luoghi d’aggregazione sociale, punti d’intrattenimento importanti (là dove sono aperte), tengono vive quartieri città e paesi. Non bisogna rassegnarsi al declino ma innovare con coraggio. La differenza oggi non è più tra piccolo e grande schermo ma la divisione da far percepire è quella tra esperienza individuale e collettiva. Questo deve essere chiaro anche con la maniera di stare seduti o di vivere esperienze con cafeterie, sale studio e via dicendo. Chi va in questa direzione non subisce il calo di spettatori che subiscono gli altri.

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