La questione assomiglia ai dubbi sull’autore dei quadri. Si cercano i segni stilistici, i temi ricorrenti, la visione. Se si guarda Poltergeist sotto questa lente non ci sono dubbi: è un film di Steven Spielberg. Tobe Hooper, che ha firmato la pellicola, non sarebbe altro che un prestanome per il regista. Sotto contratto con la Universal per E.T l’extraterrestre non avrebbe potuto dirigere contemporaneamente il film MGM. È pensiero piuttosto comune che Spielberg si sia quindi appoggiato a Hooper, regista con una sensibilità molto diversa da quella che si trova nel film, per eseguire pedissequamente i suoi storyboard ed evitare problemi burocratici.

Quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario dell’uscita del film. Si è pertanto tornato a parlare della creazione del film cult, facendo luce sui misteri. Grazie all’intervento di Craig T. Nelson e JoBeth Williams, rispettivamente Steve e Diane Freeling, abbiamo ulteriori elementi per sciogliere il mistero di chi abbia diretto di Poltergeist.

Il caso Poltergeist

Dopo l’incredibile successo di Incontri ravvicinati del terzo tipo Spielberg fu spinto dalla Columbia a produrre un seguito. Scrisse una sceneggiatura intitolata Night Skies. Del film non se ne fece niente. Bloccato dal contratto di esclusiva con gli Universal Studios propose la regia del film a Tobe Hooper che arrivava dal seminale Non aprite quella porta e Quel motel vicino alla palude. Costui era però convinto che la storia non fosse nelle sue corde e rifiutò con una controproposta: lavorare insieme a un film di fantasmi. 

Le idee contenute in Night Skies si frantumarono con la cancellazione del film ed entrarono nelle produzioni successive andando ad influenzare sia E.T che Poltergeist. Fu il produttore Frank Marshall ad alimentare i dubbi su chi abbia realmente diretto questa seconda pellicola. Secondo le sue dichiarazioni gran parte degli storyboard di Poltergeist fossero frutto delle idee di Steven Spielberg (non c’è però accordo su quante pagine siano effettivamente sue), che ne aveva anche scritto sia il soggetto che la sceneggiatura insieme a Michael Grais e Mark Victor. Un dettaglio non da poco dal momento che chi mette su carta le inquadrature e i movimenti di macchina prende per forza di cose una parte fondamentale delle decisioni visive. 

Poltergeist

Il cast ha testimoniato poi la presenza sul set di Spielberg nella veste di produttore. Non si limitava però solo a osservare i lavori ma dava consigli e partecipava attivamente. Questo emerse anche nelle varie interviste e nei reportage dei giornali che iniziarono ad alimentare il sospetto.

Coloro che hanno lavorato sul film non concordano però nel quantificare l’impatto che questa presenza ha avuto sul prodotto finale. Sicuramente quella tra i due registi era una dinamica insolita che non si vede spesso sui set. Visto il risultato finale funzionò. 

La questione fede gioco alla MGM che fece di tutto per coniare il termine “Spielberg summer” facendo intendere un’estate segnata non da uno (E.T) ma ben due film del regista. Un’ambiguità in cabina di regia che arrivò alle orecchie della Directors Guild of America che aprì un’indagine. Per motivi contrattuali solo la persona incaricata di dirigere il film poteva risultare come autore dell’opera. 

Seguì un dietrofront immediato, una lettera chiarificatrice all’Hollywood Reporter in cui si spiegava la particolare relazione creativa tra i due, una collaborazione aperta e coinvolgente. Dentro c’erano anche le scuse e una chiara e inequivocabile attribuzione del film a Hooper. 

Cosa hanno detto Nelson e Williams

Craig T. Nelson e JoBeth Williams hanno confermato di fatto la lettera descrivendo la natura del rapporto tra i due come una collaborazione creativa tra pari. Williams ha detto infatti: 

Era così stimolante lavorare in un film in cui era coinvolto Spielberg, e lui era veramente coinvolto attivamente. La storia è una sua idea e ha aiutato a scriverla. 

Continua Nelson: 

Spielberg stava adottando qualcosa di più di un semplice approccio attivo. È sempre stata però una collaborazione molto creativa. Non c’era tensione sul set a riguardo. Stava decidendo come girare cose che non erano mai state riprese prima. 

Faceva valere quindi l’esperienza in materia di effetti visivi e di racconto fantastico mettendo le sue conoscenze a disposizione. JoBeth Williams ritiene infatti che in cuor suo Spielberg volesse dirigere il film. 

Era sempre presente. E Tobe non aveva l’esperienza di Steven. Ascoltava le sue idee, perché era veramente il suo film. Sono sicura che ci sono stati dei momenti in cui avere Steve così vicino ha mandato ai matti Tobe ma non si è mai lasciato andare. Erano entrambi lì, Tobe dava indicazioni, a volte Steven aggiungeva cose o dava altre indicazioni. Penso sia giusto dire che si trattasse di una combinazione di entrambi.

Sebbene quindi la vicenda sembra tutt’altro che chiusa ci stiamo dirigendo sempre di più a una logica conclusione. Poltergeist ha avuto due registi che l’hanno influenzato in parti quasi uguali. In fondo, se ci fosse stata una rivalità tra i due, potrebbe essere uscito così il film?

Fonte: VanityFair

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