Fonte: Variety

Per le giovani generazioni (ma anche per diversi trentenni-quarantenni) il nome di Karl Malden potrebbe anche non dire nulla. E' una conseguenza dell'idea di cinema come fast food, in cui bisogna vedere solo e soltanto le ultime novità. A questo riguardo, purtroppo, la carriera di Karl Malden negli ultimi trent'anni non gli ha offerto ruoli all'altezza del suo straordinario talento (si segnala solo il protagonista tragico di The Hijacking of the Achille Lauro, sul dirottamento della celebre nave per mano di un gruppo di terroristi).

D'altronde, la carriera di Malden non è certo stata banale e ordinaria. Dopo aver lavorato per tre anni in una fabbrica, decide di puntare sulla recitazione e poco dopo si trasferisce a New York, dove entra in contatto con le realtà emergenti più interessanti del mondo del teatro. Tra questi, un regista che stava compiendo i primi passi: Elia Kazan. Con lui, dopo qualche ruolo più o meno importante al cinema negli anni quaranta (penso soprattutto la partecipazione a Il bacio della morte), arriva il grande successo.

Che ha un titolo ben preciso: Un tram che si chiama desiderio. Infatti, è l'adattamento per il grande schermo del testo di Tennessee Williams a renderlo un volto noto al pubblico, anche grazie all'Oscar vinto come miglior attore non protagonista. D'altronde, se si riesce a tener testa a un Marlon Brando all'apice della sua arte, vuol dire che le doti sono enormi. E questi due artisti (Kazan e Brando) continueranno a essere importanti nella sua vita. Li ritroverà entrambi per il magnifico Fronte del porto, che gli procura un'altra candidatura agli Academy Awards grazie al ruolo di Padre Barry. Solo due anni più tardi, per lo stesso regista sarà protagonista del controverso Baby Doll – La bambola viva. E quando, nel 1961, Brando lavorerà per la prima e unica volta dietro la macchina da presa ne I due volti della vendetta, sarà lui a incarnare lo spregevole antagonista.

Ma Malden partecipa a tanti altri film importanti. Nel 1953, è un ispettore in Io confesso di Alfred Hitchcock, che vedeva protagonista Montgomery Clift. Due anni più tardi, lavorerà con un altro grandissimo realizzatore, Richard Brooks, a Femmina contesa, così come avverrà nel 1957 con Robert Mulligan per Prigioniero della paura (regista che ritroverà anche per Il grande impostore) e nel 1959 con Delmer Daves per il suo L'albero degli impiccati. Da non dimenticare anche l'unica prova da regista di Malden, avvenuta con l'apprezzato Il fronte del silenzio.

E negli anni sessanta certo non smise di lavorare a pellicole importanti, a cominciare dal magnifico L'uomo di Alcatraz con Burt Lancaster per terminare con Patton. In mezzo, film notevoli, tra cui E il vento disperse la nebbia, La conquista del west, La donna che inventò lo strip-tease, Il grande sentiero, Cincinnati Kid e Il cervello da un miliardo di dollari.

Come detto, dagli anni settanta la sua attività diventerà meno intensa. Ma, per noi italiani, arrivano due dei ruoli più noti. Il gatto a nove code è uno dei primi titoli di Dario Argento, in un'epoca in cui il cinema italiano attirava ancora grandi attori dagli Stati Uniti. Nel 1972 c'è il passaggio alla televisione, con lo storico telefilm Le strade di San Francisco, in cui affianca un giovane Michael Douglas, per una serie proseguita con grande successo fino al 1977.

Insomma, se per caso la maggior parte di questi titoli vi dicono poco o nulla, è il caso di farvi un favore e iniziare a recuperarli già da oggi. Non certo come omaggio a Karl Malden. E' lui, infatti, che ci ha fatto un regalo con la sua carriera…

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