Uscirà nelle nostre sale il prossimo 21 maggio.

Stiamo parlando di Survivor, regia numero quattro dello storico collaboratore dei Wachowski Bros. James McTeigue dopo il prestigioso esordio V per Vendetta (2005), Ninja Assassin (2009) e The Raven (2012). In questo caso il regista australiano affronta lo spy action thriller sulla paranoia post-11 settembre con donna in fuga, spietato killer e un attentato che potrebbe cambiare il corso della Storia a Times Square nella notte di capodanno. Abbiamo chiacchierato al telefono con McTeigue di equilibrio tra politica & intrattenimento, del bizzaro e variopinto cast e di un ritorno al ruolo di villain di un certo Pierce Brosnan.

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Partiamo dalla sceneggiatura di Philip Shelby. Quanto è stato complicato adattarla cinematograficamente?

Dunque… quando la sceneggiatura è arrivata sulla mia scrivania per la prima volta… la storia era ambientata a Parigi, se devo dire la verità. Abbiamo pensato che sarebbe stato più interessante Londra come setting per via della politica del Regno Unito di quel momento, i loro controlli sempre più rigidi per gli ingressi e la tangibile paranoia post 11 settembre che ancora si respirava in tutto il paese da quella terribile estate del 2005. Quindi ero combattuto. C’era qualcosa che volevo cambiare quando lessi il copione di Shelby ma c’era anche qualcosa che mi piaceva molto.


Cosa nello specifico?

La donna protagonista scaraventata addosso al pubblico poco dopo l’inizio del film. Mi piaceva l’idea di Milla Jovovich contro tutti facendo sentire la fatica del suo personaggio. Quindi riassumendo mi piaceva la politica, ma la volevo applicare al Regno Unito, e mi piaceva la donna protagonista. Queste sono state le mie riflessioni sul copione di Shelby.
Mi chiedo sempre in relazione al copione di Shelby… era più esplicito dal punto di vista politico?

Se intendi se era più concreto e realistico… no, non troppo. Quello che ci ha portato via più tempo e ci ha fatto faticare non poco nel rapporto con la sceneggiatura era capire: qual è la ragione dietro l’attacco terroristico che si sta preparando a New York? Dopo l’11 settembre il mercato subì un tracollo. La gente pensava che sarebbe stata una catastrofe per l’intera economia globale e così effettivamente fu. Quello che mi interessava era l’idea di camuffare un semplice atto di ladrocinio con l’idea che potesse essere in realtà un atto legato al terrorismo internazionale o fanatismo religioso.

 

Un po’ l’idea vincente che c’era dietro Trappola di cristallo (1988)?

Esattamente. Interessi economici mascherati da interessi politici. Penso che sia un tema molto attuale anche oggi. Noi non volevamo fare un action stolidamente interessato a mostrare il pericolo dietro il fanatismo religioso.

Parliamo del casting. E’ interessante perché mi sembra mantenere un equilibrio tra il lato popcorn e una certa eleganza. Ci sono tanti attori originali come James D’Arcy, Frances de la Tour, McDermott. Penso però soprattutto alla scelta di puntare in quel modo su Roger Rees. Come nasce un casting così particolare?

La cosa più interessante era avere Brosnan come cattivo. Lui ormai ha questa giusta percezione nella mente del pubblico di essere un eroe positivo dentro uno spy movie. Ci siamo divertiti tanto con lui nel costruire questo personaggio così opposto alla sua più recente filmografia.

 

Volevo arrivare a Brosnan dopo ma visto che mi ha anticipato… cominciamo a parlare dei punti di riferimento per il suo spietato killer. Quali sono?

SurvivorMax Von Sidow ne I Tre Giorni del Condor (1975) e Edward Fox da Il Giorno dello Sciacallo. Sono quei personaggi che non dicono quasi niente ma poi quando parlano, ti ricordi sempre le loro battute. Sarà per quello che fanno con gli occhi e per quello che non fanno con il resto del corpo. C’è sempre un mistero legato a loro che è interessante per il pubblico. Ma torniamo a Roger Rees… hai ragione.


Perché proprio Rees in un ruolo così importante nell’equilibrio del film?

Perché Roger è uno degli attori più sottovalutati di sempre. Lo pensavo e lo penso e per questo motivo ho scelto di dargli questo spazio nel film. Lui ha grande presenza. Si porta qualcosa dentro che poi lo spettatore riconosce e apprezza. Non è mai esagerato, non va mai troppo su di giri nel modo di muoversi o porgere le battute. Questo mi è piaciuto molto.

 

E Milla Jovovich?

Milla la volevo completamente diversa da Resident Evil. O meglio… la volevo dolce, passiva, paziente, riflessiva. Però poi doveva venire fuori un pizzico di Resident Evil. Ma solo un pizzico.

 

Mi piace il fatto che non si esasperi il tema del “sola contro tutti” o dell’hitchcockiano “giovane e innocente”. La Jovovich è ingiustamente al centro del mirino ma preferisce pensare più agli altri che non a se stessa. Era un obiettivo conscio?

Certo. Lei capisce che c’è una minaccia logica che riguarda un bel po’ di persone. E’ una vera civil servant. La vita di una collettività è più importante della sua. E’ il suo mestiere.

 

Tornando a Brosnan. La sua prova mi ha riportato alla mente un film che mi fece impazzire quando lo vidi da molto giovane e mi riferisco a Quarto Protocollo (1987) di John Mackenzie. Brosnan era una spia supersexy e superefficiente del Kgb che costruiva con Joanna Cassidy una bomba devastante in Inghilterra mentre Michael Caine soffriva come un cane all’interno dell’M15. Ricorda un po’ Survivor…

Adoro anche io quel film! Sì è vero… abbiamo cercato questo parallelismo e ci siamo divertiti un mondo con Pierce a costruire il background del suo personaggio.

 

Voglio sapere tutto!

Lui è un uomo che sembra avere una giusta e precisa collocazione nel mondo ma poi in fondo lo troveremo in preda a mille piccole e grandi scocciature. Lo chiamano L’orologiaio perché è vero. Di mestiere fa l’orologiaio. Puoi trovare il suo numero sull’elenco del telefono. Ma è anche un vecchio accidioso e, diciamolo, spregevole. So che può sembrare ironico e stupido in relazione a un villain ma una delle cose che ci faceva più ridere a me e Pierce era inventare ogni giorno qualche cattiveria e piccola azione sgradevole che L’orologiaio aveva commesso in passato. Egli è tronfiamente autocompiaciuto ogni volta che porta a compimento una missione che gli hanno assegnato. Diciamo la verità: abbiamo provato una cosa difficile per il cinema action mainstream e cioè rendere empatico il villain con piccoli tocchi di umanità sulla sua costante perdita di controllo e calma lungo tutto il corso del film. Tu vedi che L’orologiaio attraversa vari stati d’animo attraverso i suoi occhi.

 

Chi è veramente? Qual è il suo passato?

In una versione della sceneggiatura ci siamo divertiti ad inserire tutto il suo background. Chiaramente è stato un supersoldato tipo Special Operations Forces e lì ha imparato tutto sul preparare le bombe. Sempre durante l’educazione militare ha imparato anche ad essere un formidabile cecchino. Anni dopo anni L’orologiaio ha cambiato identità e lavori di copertura ma ogni mestiere doveva avere a che fare con la meccanica. La sua reputazione riguarda la precisione di ogni singola esplosione che organizza. E poi ripeto: ci piaceva giocare sulla letteralità della faccenda: “E’ come se uno psicopatico avesse recitato in Psyco” ci ripetevamo sempre con Pierce. L’orologiaio è un orologiaio.

 

Quello che amo è il crescente stato di frustrazione che la Jovovich stimola dentro di lui. All’inizio quasi la stima perché porta un po’ di brio nella sua vita ma poi dopo non la sopporta più. Entriamo anche in una guerra dei sessi divertente…

Lui è irritato da quella ragazza che non vuole morire. Lei lo costringe anche a lanciarsi con una corda dalle scale. Cosa che L’orologiaio non vorrebbe più fare alla sua età.

 

Inoltre L’orologiaio dice le bugie come un bambino cattivo…

E’ un bugiardo quel ragazzo. E questo non va bene. Poi è sempre più scocciato che i suoi strumenti perfetti abbiano anche qualche malfunzionamento.Survivor

 

Aggiungiamo anche il fatto che L’orologiaio tira fuori dei fucili e delle pistole dalle canne smisurate. C’è una certa ironia freudiana o sbaglio? Vogliamo parlare di quanto sono lunghi i fucili in questo film Mr. McTeigue?

Lo so, lo so (ride, N.d.R.). Nella ricerca delle armi dell’Orologiaio mi ero fissato sul fatto che lui dovesse sparare a quasi due chilometri di distanza per l’attentato finale a Times Square. Ho cercato allora un fucile adatto a uno sparo del genere e mi sono imbattuto in questi pazzeschi strumenti. Sono lunghissimi veramente! Poi è chiaro… la metafora è evidente…

 

Più lui non riesce a prenderla, più le canne si allungano…

E più lui è impotente con lei… più è potente con le armi. Diciamo che ci siamo un po’ divertiti con il sottotesto freudiano. Lo ammetto.

Ma allora lo spettatore deve ridere di questo aspetto? E’ anche un po’ una commedia?

Sì. Va benissimo. Non c’è alcun problema! Se ride, va bene.

Stiamo per concludere. Politico & Popcorn. Va bene se definisco così il cinema di James McTeigue dai tempi di V per Vendetta?

A me va benissimo come definizione. E’ il mio sogno ogni volta che faccio un film.

Ma è vero che è costato 20 milioni di dollari?

Sì. Anche meno in realtà…

Complimenti. Non sembra proprio così economico…

Grazie. Volevo dare un look da studio a una produzione indy. Devo ringraziare la troupe. Il regista da solo non può ottenere questo risultato. Con i collaboratori eccelsi che ho avuto è stato pobbile ottenere tutto ciò. Sto parlando di Danny Ruhlmann alla fotografia e di Will CoubroughHannah Moseley alle scenografie. E’ sempre meglio per me spendere tutti i soldi del budget per, come si dice in gergo, “mettere delle cose sullo schermo” e non perdersi in spese più frivole.

 

Ultima domanda: il film che l’ha fortemente ispirata da giovane e che in un certo senso l’ha portata a diventare un regista?

Penso… Il Padrino – Parte II (1974). E’ il film che ho visto di più nella mia vita da giovane ed è il film che quando mi trovo in albergo o in aereo o anche a casa… se passa in televisione rimango a vederlo fino alla fine. Mi piace l’identità di quel film. E’ una sorte di Re Liar. C’è la politica, la famiglia, l’intrattenimento. Mi spingerei a dire che tutta la decade dei ’70 per Francis Ford Coppola è una decade per cui ringraziarlo ogni giorno e collocarlo tra i più grandi registi della Storia del Cinema. Stiamo parlando di un signore che ha realizzato in dieci anni: Non Torno a Casa Stasera (1969), il dittico de Il Padrino (1972-1974), La Conversazione (1974) e Apocalypse Now (1979). Pazzesco.

Qua sotto potete trovare anche l’ultima featurette sottotitolata di Survivor diffusa dalla M2 Pictures:

 

 

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Questa la sinossi di Survivor:

Un’impiegata del Dipartimento di Stato americano viene trasferita all’ambasciata di Londra con l’incarico di assicurarsi che nessun sospetto terrorista ottenga il visto per entrare negli Stati Uniti. Assumendo l’incarico, però, la donna si ritrova presto sotto tiro. In pericolo di vita, accusata di crimini che non ha commesso, screditata e in fuga, dovrà lottare per riabilitare il suo nome e sventare un catastrofico attacco terroristico pianificato a New York per la notte di Capodanno.