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Il rapporto fra tennis e videogiochi si perde in tempi ancestrali, non a caso Pong, indimenticato progenitore dell’intera industry, veniva spacciato, all’epoca, come un sofisticatissimo simulatore tennistico. Grazie a regole intuitive, meccaniche non troppo complesse e alla facilità con cui è possibile imbastire una modalità multigiocatore soddisfacente, lo sport di Nadal e Federer ha visto nel corso degli anni molteplici incarnazioni tra cui, in ordine di tempo, l’ultima proposta di EA Sports con il primo Grand Slam Tennis, una pregevolissima via di mezzo fra simulazione ed arcade uscita l’anno scorso in esclusiva su Wii.
Con questo seguito, i ragazzi di Vancouver hanno deciso di spingersi più in la, abbandonando il look and feel caricaturale del gioco precedente, proponendo agli appassionati una simulazione tennistica con tutti i crismi, rivolta prima di tutto al pubblico che non si fa troppi problemi a seguire otto ore di match in diretta su ESPN.
Come da tradizione di EA, la prima cosa che balza all’occhio di questo Grand Slam Tennis 2 è l’ossessivo lavoro fatto sulle licenze; come suggerisce il titolo potremo infatti battere la terra rossa (o l’erba, o il manto sintetico) di tutti gli stadi resi celebri dai tornei del Grande Slam (ovvero Australian Open, Roland Garros, U. S. Open e Wimbledon) e vestire i panni sia di alcuni fra i tennisti più celebri di oggi sia delle mai dimenticate leggende che hanno animato i match più celebri del trentennio ‘70 – ‘90, come John mcEnroe o Pete Sampras. Nonstante la possibilità di impersonare alcune delle stelle più brillanti del firmamento sportivo, Grand Slam Tennis 2 ci da comunque la possibilità (comune ormai a tutti gli altri titoli marchiati EA Sports) di creare il nostro alter ego personale, definendone, oltre ai tratti somatici, anche le caratteristiche di base, come la velocità, la resistenza, la potenza in battuta, l’essere destro o mancino e quant’altro. L’editor è piuttosto completo e, seppur molto semplice da utilizzare, permette di ottenere buoni risultati con uno sforzo minimo, dando vita in pochi minuti a una futura stella della racchetta.
 
Per quanto riguarda il sistema di controllo, EA ha deciso di proporre due modelli completamente antietici, il primo si rifa agli schemi più classici ed è basato sull’uso dei due grilletti posteriori per effettuare voleé e pallonetti, mentre con i tasti frontali potremo decidere se colpire la pallina di rovescio, di diritto, di taglio o schiacciare. Il tutto, una volta rodato con un paio di partite di assestamento funziona piuttosto bene e, di certo, non rappresenta una novità per gli amanti delle simulazioni tennistiche. La vera scommessa di EA Sports, però, risiede nel secondo sistema di controllo, ribattezzato “Total Racquet Control” che permette di gestire sia i movimenti del giocatore, sia l’uso della racchetta solo tramite i due analogici, senza più la necessità degli altri tasti. Inutile dire che all’inizio il tutto appare abbastanza straniante e non mancano momenti di vera e propria frustrazione, con colpi sbagliati, lisci clamorosi e difficoltà varie; tuttavia, dopo essersi impratichiti con il nuovo sistema (magari seguendo gli utili tutorial commentati dal mitico John mcEnroe), la sensazione è vicinissima a quella che si avrebbe usando un controller motion, senza tuttavia la necessità di stare in piedi e prodursi in movimenti troppo inconsulti. Inclinando leggermente l’analogico destro potremo colpire a tagliare, costringendo l’avversario a correre sottorete, per poi – spingendo la levetta con decisione in avanti – sorprenderlo con un diritto mortale al lato opposto del campo. Il feeling generale è molto buono, tuttavia, almeno agli inizi, i giocatori che opteranno per il control system classico (basato sui tasti) avranno un deciso vantaggio rispetto a chi desidera sperimentare il controllo “analogico”, dato che, a parità di condizioni, la pressione digitale dei tasti è comunque più veloce di qualsiasi movimento rilevato della levetta. Questo input lag, seppur piccolissimo e quasi trascurabile, pesa soprattutto nelle partite in multiplayer, dove il livello di sfida, necessariamente, è molto più alto di quello offerto dall’IA.
 
Passando alle modalità di gioco, oltre ai classici allenamento e partita veloce, il cuore di Grand Slam Tennis 2 è nella carriera in cui potremo prendere per mano un(a) giovane tennista e portarlo(a) ai vertici delle classifiche ATP/WTA. Oltre agli ovvi tornei che compongono lo Slam, EA Sports ha deciso di inserire altri tornei ufficiosi, ambientati in Svizzera, Emirati Arabi e Cina, con lo scopo di aumentare la varietà e la longevità dell’offerta ludica. Queste digressioni, seppur apprezzabili, però non riescono a nascondere la maggior incertezza della produzione, ovvero l’IA altalentante degli avversari, che alterna una facilità estrema, ad altri momenti in cui viene voglia di lanciare il pad contro il televisore. La curva di difficoltà avrebbe avuto bisogno di un beta testing maggiore, così come di un’attenzione più grande per gli stili di gioco delle varie star del tennis con cui ci confronteremo ogni volta. Nadal e Federer, in Grand Slam Tennis 2 non appaiono poi così diversi e tendono entrambi a mischiare forza bruta e velocità, laddove il gioco di Roger è decisamente più tecnico, mentre quello dello spagnolo punta più sull’approccio aggressivo tipico del tennis moderno.
Queste incongruenze sono il vero, unico, difetto dell’intera produzione che, per il resto, non tradisce la passione di EA Sports per gli sportivi di alta qualità: il comparto tecnico, che mischia un’ottima modellazione poligonale degli atleti, a una fisica della palla piuttosto credibile è di altissimo livello, mentre la regia dinamica non ha nulla da rivaleggiare alle riprese televisive di ESPN o SkySport. Molto ben fatto e coinvolgente anche il commento (in inglese) di Pat Cash e John mcEnroe che, nonostante una leggera ripetitività, non fa rimpiangere la mancanza della telecronaca in italiano.
 
In chiusura, Grand Slam Tennis 2, molto intelligentemente si posiziona a metà fra Top Spin e Virtua Tennis, strizzando l’occhio al gaming arcade ma non rinunciando a una componente più densamente simulativa. Il Total Racquet Control, poi, rappresenta una gradita innovazione e pone le basi per un’interessante evoluzione del brand nei prossimi anni. Conoscendo EA e la sua caparbietà nel tirar fuori il meglio dai suoi titoli sportivi non ci stupiremmo se dopo questa “prova generale” l’anno prossimo il terzo episodio della serie diventasse l’equivalente di FIFA 12 per le simulazioni tennistiche.
 
[Voto: 8]
 

Video Credits: EA Italia – 2012 ea.com/IT