E' abbastanza impossibile stabilire con matematica certezza quanto sia la fiction a influenzare la ricerca e lo sviluppo dei nuovi ritrovati tecnologico/scientifici e viceversa.

Certo, a guardare i vecchi episodi di Star Trek e a considerare quello che possiamo fare oggi con gli smartphone e i tablet, qualche domanda su quanto il mondo della fantascienza sia stato profetico nasce in modo abbastanza naturale.

Fra i film sci-fi relativamente recenti arrivati nelle sale, Minority Report ha sempre occupato un posto di primo piano nelle ipotesi circa gli scenari futuri del rapporto fra uomo, nuove tecnologie e interfacce utente (User Interface).

Una relazione fatta di eleganti "motion control" e schermi ultra-avanazati condita con una presenza abbastanza forte della componente high-tech nella vita quotidiana. L'edizione americana di Wired online sostiene, probabilmente a ragione, che, in realtà, la pellicola in grado di influenzare maggiormente gli sviluppi futuri delle UI e del rapporto Uomo/Macchina sarà Her, il nuovo film diretto da Spike Jonze.

La trama dell'opera può essere riassunta in modo abbastanza semplice:

In una Los Angeles del futuro un uomo che sta divorziando sviluppa una inconsueta relazione con… un sistema operativo.

Il "futuro" descritto dal film non è tanto diverso dall oggi che noi tutti stiamo vivendo. Niente metropoli avvolte dalla notte e dalla pioggia perenne, nessun grattacielo trasformato in mega-billboard pubblicitario. Niente Blade Runner.

Il protagonista del film Theo Twombly (Joaquin Phoenix) siede ancora davanti al monitor di un pc quando si trova al lavoro, il suo appartamento è un'abitazione con dei bei mobili e la metropoli… è ancora una "normalissima" metropoli.

Tanto voice control, ma, nel complesso, un panorama quasi "low tech".

KK Barrett, lo scenografo e designer di Her già al lavoro con Jonze per Nel Paese delle Creature Selvagge e collaboratore di Sofia Coppola (ex-moglie del filmmaker in questione) per Lost in Translation e Marie Antoinette, ha dovuto dunque affrontare un problema non da poco.

Problema risolto seguendo dei concetti di "intelligenza e usabilità".

La casa di Theo è un perfetto esempio di questo. Possiamo definirla come una "smart house" ma ci sono poche prove evidenti a sostegno di ciò. A renderla intelligente non è tanto il complesso delle fantasmagorie tecnologiche che impiega. E' la sua semplice, appena accennata, utilità pratica. Le luci, ad esempio, si accendono e spengono quando Theo entra o esce da una stanza. Non c'è una app per controllarle dal divano o uno schermo di gestione. E' tutto automatico. Perché? "E' semplicemente un modo semplice ed efficiente di vivere una casa" dice Barrett.

Gli smartphone attuali sono stati un altro oggetto d'analisi minuziosa da parte di Barrett. "Sono avanzati, ma in un certo qual modo, non lo sono poi così tanto. Richiedono troppa attenzione. Non ti va davvero di essere così dipendente, così 'incollato' ad essi per usarli. Vogliamo una certa libertà. Per quel che riguarda il futuro, tutti dicono che ci ritroveremo con dei pezzi di vetro flessibile. Perché dovremmo avere bisogno di qualcosa come questo? Facciamo qualcosa di più 'sostanzioso' che sia piacevole da tenere in mano".

Eppure, il tocco più geniale di Her è quasi un atto di negazione del design: l'annullamento dell'elemento fisico nell'impiego delle UI.

Dice Barrett:

Abbiamo deciso di eliminare il contatto fisico, da cui l'eliminazione delle tastiere come le conosciamo oggi. 

Una scelta, quella del voice control, che ha avuto anche delle ripercussioni positive sullo storytelling. Vedere Theo che conversa con Sam, il sistema operativo doppiato da Scarlett Johansson in originale, risulta estremamente facile da seguire rispetto a scene che propongono tastiere, schermi "swap" e altri espedienti del genere. 

"E' tutto più invisibile. Elusivo. Immaginate di avere un auricolare nel vostro orecchio. Ricevereste in ogni caso feed costanti". La nostra attenzione sarebbe comunque divisa, ma non in maniera così drastica come con uno schermo.

Circa la relazione fra Theo e Sam, scritta quasi interamente dallo stesso Jonze, Barrett aggiunge:

"Ogni volta che hai a che fare con i tentativi d'interazione con un essere umano, devi pensare agli uomini come a dei sistemi operativi. Estremamente avanzati. Il tuo scopo è emularli". Riconoscimento dei pattern vocali, della sensibilità data a una discussione dal contesto e dalla relativa situazione emotiva. Cosa che ha dato origine ad ulteriori domande nel momento in cui si è trattato di dare "vita" a Sam. E' una buona ascoltatrice? Ha capacità intuitive? Si adatta al tuo gusto e al tuo modo di porre domande? Concede tempo per pensare? "Non vuoi una macchina che risolva tutto, vuoi una macchina che ti dica "risolviamo questa cosa insieme". E' molto importante che i Sistemi Operativi futuri possano avere la capacità di trattare adeguatamente il fruitore. Come hanno imparato anche i politici, non devi sempre parlare. Devi anche saper ascoltare".